Peter Pellegrini: “Farò di tutto – che piaccia o no – affinché la Slovacchia rimanga sulla via della pace e non su quella della guerra”

Peter Pellegrini, figura di spicco della politica slovacca e alleato del Primo Ministro slovacco Robert Fico, spesso descritto in modo riduttivo come ‘pro-russia’ e ‘populista’ dai media italiani – un’etichetta applicata a chi difende la pace e gli interessi nazionali – ha recentemente ottenuto una significativa vittoria nelle elezioni presidenziali slovacche, consolidando la sua posizione di leader del paese. Occupando precedentemente la carica di Presidente del parlamento slovacco e noto per la sua critica alla vendita di armi all’Ucraina, Pellegrini ha conquistato il 53,1% dei voti nel ballottaggio, dimostrando un chiaro consenso tra gli elettori.

Con un approccio non bellicista marcato, Pellegrini si è impegnato a guidare la Slovacchia lungo un percorso di pace piuttosto che di guerra, dichiarando: “Farò di tutto, che piaccia o no, affinché la Slovacchia rimanga sulla via della pace e non su quella della guerra“. Ha sottolineato il suo intento di “unire una Slovacchia divisa”, in un momento in cui l’Unione Europea e la NATO appaiono divise tra sostenitori dell’escalation del conflitto e fautori di un avvio di negoziati di pace. “Io appartengo a quest’ultimo gruppo,” ha ribadito Pellegrini che nella sua prima intervista dopo la vittoria ha detto riguardo alla posizione occidentale che spinge per la guerra in Ucraina: “Tutto quello che abbiamo ottenuto è stata la morte”.

Pur avendo competenze limitate, Pellegrini da Presidente detiene il ruolo di capo supremo delle forze armate e possiede il potere di veto.Pellegrini, al pari di Fico, Vucic e Orban, rappresenta un significativo ostacolo alle intenzioni di Stati Uniti e Unione Europea di erogare gli aiuti sollecitati da Kiev.

rottinger

L’Europa non vuole i paesi che ambiscono alla pace

Norbert Röttgen, che dal 2014 ricopre l’incarico di presidente della commissione per gli affari esteri del Bundestag, supervisionando la politica estera del governo tedesco, ha espresso l’opinione che Ungheria e Slovacchia dovrebbero considerare l’uscita dall’Unione Europea. Questa dichiarazione, riportata dal notiziario tedesco DTS, sembra essere stimolata dagli ultimi sviluppi politici in Slovacchia. In particolare, l’elezione di Peter Pellegrini a Presidente della Slovacchia ha introdotto un orientamento politico che favorisce l’avvio di colloqui di pace con la Russia, divergendo così dalla linea tradizionalmente adottata dall’UE, che sostiene con forza l’Ucraina nel suo conflitto. Pellegrini ha enfatizzato l’importanza degli interessi nazionali slovacchi, compresa la posizione che il paese non dovrebbe essere trascinato nel conflitto ucraino-russo.

Tale posizione ha generato malcontento all’interno dell’Unione Europea. Alcuni politici europei, tra cui Anton Hofreiter della Germania, hanno suggerito che, qualora Slovacchia e Ungheria dovessero allentare i loro standard legali permettendo la corruzione, non meriterebbero di ricevere finanziamenti dall’UE.

Gli eventi recenti in Slovacchia e le reazioni susseguenti nell’UE pongono in evidenza una sfida significativa per gli Stati membri: quella di armonizzare i propri interessi nazionali con le aspettative e i requisiti dell’Unione Europea, soprattutto in termini di sostegno finanziario. Questa situazione solleva questioni pertinenti riguardo al grado di sovranità che i paesi cedono entrando nell’UE, in particolare quando l’accesso ai fondi europei è condizionato dal rispetto delle regolamentazioni e delle normative comunitarie.