Il piano Yinon di Israele, wabbismo e guerre USA: i cristiani arabi spinti all’esodo di massa.

Ripropongo questo articolo di Mintpress e ripreso da Ora Pro Siria, tornato di scottante attualità:

 “Il pericolo reale sta nel fatto che il mondo cristiano perde gli ultimi di coloro che furono i primi cristiani… le ultime anime antiche della terra”. Tale è la previsione di uno scrittore per quanto riguarda l’esodo continuo dei cristiani arabi dal Medio Oriente – un esodo innescato dal neocolonialismo occidentale e dall’espansione sionista che si adatta al sistema militare-industriale.

Il piano Yinon di Israele, wabbismo e guerre USA: i cristiani arabi spinti all’esodo di massa.

di Whitney Webb 26 luglio 2017

Negli Stati Uniti, la religione è una parte importante della vita pubblica – tanto che spesso trova la sua strada anche in politica. A livello della politica nazionale, è stato storicamente difficile vincere un’elezione, soprattutto a livello nazionale o statale, se si segue una fede non condivisa dalla grande maggioranza degli americani religiosi: il cristianesimo.

Questo fenomeno è ancora più pronunciato dopo l’ascesa della “maggioranza morale” negli anni ’80. Ma nonostante l’importanza del cristianesimo nella vita pubblica e privata dei cittadini e dei politici americani, i cristiani americani hanno suscitato pochissima preoccupazione per il destino del cristianesimo laddove esso è nato: il Medio Oriente.

Il paesaggio religioso del Medio Oriente si è spostato significativamente negli ultimi anni, poiché i gruppi religiosi chiave, inclusi i cristiani, stanno allontanandosi da questi luoghi con esodi di massa. Secondo Todd Johnson, direttore del Centro per lo Studio del Cristianesimo globale presso il Seminario teologico di Gordon-Conwell, i cristiani saranno circa il 3,6 per cento della popolazione della regione entro il 2025. Un secolo prima invece, i cristiani rappresentavano il 13,6 per cento della popolazione del Medio Oriente..

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In this photo taken on Sunday, April 20, 2014, and released on the official Facebook page of the Syrian Presidency, Syrian President Bashar Assad, right, checks a damaged church during his visit to the Christian village of Maaloula, near Damascus, Syria. Assad visited on Sunday a historic Christian village his forces recently captured from rebels, state media said, as the country’s Greek Orthodox Patriarch vowed that Christians in the war-ravaged country “will not submit and yield” to extremists. The rebels, including fighters from the al-Qaida-affiliated Nusra Front, took Maaloula several times late last year. (AP Photo/Syrian Presidency via Facebook)

La maggior parte degli studi sull’argomento hanno citato l’emigrazione come causa principale del forte crollo della presenza cristiana nel Medio Oriente, mentre alcune notizie citano altri fattori che hanno spinto molti cristiani mediorientali a cercare nuove vite all’estero. Molte delle più importanti indagini del fenomeno hanno accusato i conflitti sciiti_sunniti e il terrorismo a spingere i cristiani e le altre minoranze religiose a partire. Ma hanno anche trascurato di menzionare il ruolo degli interventi stranieri e degli sforzi per cambi di regime condotti dagli Stati Uniti per creare queste crisi. Mentre la maggior parte dei politici “cristiani” negli Stati Uniti sono attenti a non evidenziare questo fatto, i cristiani del Medio Oriente sono molto consapevoli che gli interventi stranieri da parte dei governi occidentali hanno reso quasi impossibile per loro continuare a vivere in Medio Oriente.

Marwa Osman, docente presso l’Università Internazionale del Libano e commentatore politico, lo ha sostenuto con forza in un’intervista con MintPress News: “Le lotte “morali “dei cristiani in Occidente riguardano principalmente l’aborto, il controllo delle nascite, il gender e il matrimonio omosessuale, dove queste convinzioni raramente sono causa della persecuzione politica e fisica. Quando i gruppi etnici o religiosi sono sottoposti a violenze organizzate e persecuzioni a motivo di quello che sono e della loro fede, la loro situazione dovrebbe essere affrontata con urgenza, perché è così che avviene il genocidio, ma proprio questo è ciò che l’Occidente non sta facendo. Anzi, l’Occidente continua a investire in più guerre che portano inevitabilmente ad un esodo cristiano dal Medio Oriente”.

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A nun looks at a heavily damaged Church of Multiplication after a fire broke out overnight near the Sea of Galilee in Tabgha, Israel, Thursday, June 18, 2015. Israel police spokesman Micky Rosenfeld said police are investigating whether the fire was deliberate and are searching for suspects. A passage from a Jewish prayer, calling for the wiping out of idol worship, was found scrawled in red spray paint on a wall outside the Catholic church. (AP Photo/Ariel Schalit)

L’inizio del cristianesimo è avvenuto in Medio Oriente

Il Medio Oriente è molto più che semplicemente la patria del cristianesimo. E’ anche la regione in cui la religione ha attecchito per prima e dove nacque la prima comunità che trasformò gli insegnamenti di Gesù Cristo in una delle fedi principali del mondo. Tutta la regione è costellata di comunità cristiane antiche di mille, o in qualche caso, di duemila anni, alcune delle quali fondate dai primi Padri della chiesa e, in alcuni casi, da discepoli di Gesù Cristo stesso.

Per esempio, la tradizione afferma che il cristianesimo è stato portato in Iraq da San Tommaso e da suo cugino Addai nel primo secolo d.C., diventando poi una roccaforte per un mosaico di gruppi cristiani, compresi gli gnostici. Si crede inoltre che San Pietro e San Paolo portarono il cristianesimo in Siria, dove – ad Antiochia – il termine “cristiani” fu usato per la prima volta per indicare i seguaci di Gesù.

Nei primi secoli dell’ultimo millennio, era nel Medio Oriente che dominava la leadership cristiana e la comunità dei seguaci di Gesù. Quando la chiesa cattolica fu ufficialmente costituita al Concilio di Nicea, in Medio Oriente c’erano più vescovi che in Europa occidentale.

Mentre l’ascesa dell’Islam avrebbe presto modificato drasticamente il paesaggio religioso della regione, il cristianesimo vi ha mantenuto un ruolo importante da allora e nei secoli successivi, specialmente nei paesi in cui ha mantenuto un notevole rilievo, come in Egitto e nel Libano. Anche nelle nazioni con maggioranze musulmane, i cristiani si sono rivelati una minoranza economicamente importante, con conseguenti implicazioni politiche.

Ma i cristiani arabi del Medio Oriente non hanno mai avuto vita facile. Per molti degli ultimi 2000 anni i cristiani della regione sono stati perseguitati da più parti, tra cui l’impero ottomano del XIX° e il XX° secolo, la cui campagna brutale contro i cristiani arabi è costata la vita di oltre 2milioni di persone. Avendo sofferto così tanto, la resilienza e la resistenza dei cristiani del Medio Oriente è diventata leggendaria. Ma furono i musulmani in Siria, in Iran, nel Libano e in Palestina che fornirono rifugio ai cristiani perseguitati dagli ottomani mentre questi stabilivano e ampliavano il loro impero. A causa di questa storia travagliata, la presenza di cristiani arabi in tutta la regione è stata un fattore della proliferazione della laicità araba nei paesi selezionati, vale a dire la Siria, Iraq pre-invasione, Iran e Libano. Dopo tanti secoli in cui sono stati nel mirino e perseguitati, i cristiani del Medio Oriente sono ancora tra i più appassionati sostenitori della laicità del potere, nella regione.

Abdo Haddad, uno scrittore cristiano siriano che ora vive in Europa, ha dato questa spiegazione in un’intervista con MintPress News: “siccome i cristiani dell’Oriente hanno sviluppato un senso politico di sopravvivenza nel corso degli anni, la loro prima scelta è stata quella di assicurare e sostenere uno Stato forte gestito dalle leggi e, preferibilmente, con un’amministrazione laica “.

Ma se i cristiani continuano ad abbandonare il Medio Oriente in gran numero, la laicità stessa potrebbe diventare una reliquia della ricca storia della regione. Come Todd Johnson ha detto al Wall Street Journal, “La scomparsa di tali minoranze lascia campo libero ai gruppi più radicali che dominano nella società. Le minoranze religiose, almeno, hanno un effetto moderatore “. Haddad ha aggiunto che la più grande minaccia è ancora più grave. “Il pericolo reale sta nel fatto che il mondo cristiano perde gli ultimi dei primi cristiani, le ultime guardie, le ultime anime antiche della terra. Se uccidere una comunità così unica e profonda e la civilizzazione che ne è seguita, avviene così facilmente come sembra, immaginate cosa sarebbe accaduto nelle vostre nazioni una volta che voi osaste annunciare la vostra fede o la vostra origine … ..

Cristianesimo e cambiamento di regime in Iraq, Siria e Iran

È interessante notare che i paesi che hanno protetto le minoranze religiose in nome di una laicità araba sono quelli che si sono trovati a essere gli obiettivi di progetto di cambio di regime condotti dagli Stati Uniti nel corso degli anni. La Siria è il primo esempio, essendo un obiettivo degli Stati Uniti già dagli anni ’80. La più recente aggressione si è manifestata in una guerra massiccia in cui i ribelli “estremisti” stranieri hanno cercato di deporre il presidente siriano Bashar al-Assad dal 2011. I cristiani della Siria, protetti dall’impegno verso la laicità del governo siriano, hanno sostanzialmente sostenuto Assad durante tutta la vicenda.

Come ha osservato Haddad, quelli che hanno familiarità con la crisi siriana sono ben consapevoli del fatto che i cristiani siriani sostengono con convinzione il governo siriano nella lotta contro le milizie estremiste. “Alla gente siriana, inclusi i cristiani, piace il presidente e vedono in lui speranza per il futuro. Questo non significa che i cristiani non vogliono riforme e cambiamenti, ma le vogliono in modo civile, graduale e progressivo (a differenza di quanto accaduto in Libia)”.

Osman ha affermato che i cristiani siriani sostengono il governo anche perché le regioni controllate dal governo sono le uniche regioni della Siria in cui i suoi 2,5 milioni di cristiani sono sicuri e trattati come uguali a fianco dei musulmani della nazione. “La caduta del regime sarebbe stata seguita immediatamente da massacri, da nuove ondate di profughi che si sarebbero diretti verso ovest e dall’imposizione di una dittatura islamica. Se questi territori fossero caduti in mano ai jihadisti di al-Nusra affiliato di al-Qaeda piuttosto che all’ormai quasi scomparso ISIS, per i cristiani la differenza sarebbe stata irrilevante perché sarebbero stati assassinati, esiliati o schiavizzati “.

L’alternativa ad Assad offre ben poco ai cristiani della Siria, poiché le forze armate dell’opposizione sono fortemente legate al wahhabismo e all’estremismo islamico, avendo spesso sollecitato l’istituzione di uno stato Islamico che aderisca all’ideologia colonialista finanziata da nazioni occidentali come il Regno Unito e gli Stati Uniti . Ciò finirebbe per metter fine all’impegno storico della Nazione a favore della laicità e metterebbe in pericolo i numerosi gruppi di minoranze religiose che da tempo convivono Siria. Ad esempio, il Fronte al-Nusra, gruppo jihadista con legami con al-Qaeda, ha ripetutamente preso di mira i cristiani in Siria. Al-Nusra è stato recentemente tolto dalla lista nera dei terroristi sia negli Stati Uniti che in Canada dopo aver semplicemente cambiato il proprio nome.

Anche i “ribelli” direttamente armati dagli Stati Uniti, come l’esercito siriano libero (ESL o FSA), hanno massacrato i villaggi di cristiani per tutto il corso della guerra. Nel 2013, l’esercito siriano libero ha bombardato il villaggio di al-Duvair, a maggioranza cristiana, vicino al confine libanese, massacrando tutti i suoi residenti civili, tra cui donne e bambini. Come ha detto Osman a MintPress: “In Siria il governo degli Stati Uniti rimane impegnato a sostenere i “ribelli “, anche se tra queste milizie i “moderati” non esistono: tutte le forze significative sul campo sono fondamentalisti Wahhabiti che perseguitano i cristiani”.

L’Iraq è un altro esempio di come il cambiamento di regime operato da USA e Inghilterra abbia influenzato l’esodo dei cristiani provenienti dal Medio Oriente. L’invasione ha fatto sfollare milioni di iracheni, molti dei quali non sono ancora ritornati a casa ed ha cancellato molte delle capacità irachene di procurarsi di che vivere, annientando l’industria agricola, un tempo considerevole risorsa della nazione. Durante e dopo l’invasione, i cristiani sono stati considerati vicini al regime di Saddam Hussein, dato che il suo ultimo ministro degli Esteri, Tariq Aziz, era un cristiano caldeo. La comunità cristiana caldea, che era di circa 1,4 milioni di fedeli, prima dell’invasione del 2003 era molto ben considerata sotto Saddam Hussein. Dopo la sua eliminazione e il caos di quel periodo, la popolazione cristiana irachena è diminuita a meno di 300.000 unità.

Dahlia Wasfi, un’attivista iracheno-americana, ha detto a MintPress News che il regime iracheno, sostenuto dagli USA dopo l’invasione, ha svolto un ruolo fondamentale anche nell’avvio dell’esodo cristiano. Wasfi afferma che “la più grande minaccia, specialmente per le famiglie cristiane (così come per le sunnite) era il governo conservatore sciita portato al potere in Iraq dal governo USA nel 2005 (le elezioni erano gestite dagli occupanti). Negli anni successivi, squadroni della morte sostenuti dal governo, terrorizzavano la popolazione, costringendo molte famiglie cristiane e sunnite ad andarsene”. Gli assalti recenti contro le città irachene di Fallujah, Ramadi e la cosiddetta “liberazione”di Mosul in corso, – ha affermato Wasfi – sono una continuazione degli sforzi del governo Sciita conservatore per cambiare la demografia sul terreno e consolidare il proprio dominio”. È interessante notare che molte delle squadre della morte, riferisce Wasfi, sono state addestrate direttamente dagli Stati Uniti, suggerendo che l’esercito statunitense ha avuto un ruolo fondamentale nel prendere di mira i cristiani all’interno dell’Iraq.

Oltre agli esempi chiari della Siria e dell’Iraq, l’Iran – dove le comunità cristiane sono fiorenti – è l’ultimo paese obiettivo dei neoconservatori occidentali, come dimostra la retorica del presidente Donald Trump durante il suo primo viaggio estero.

Mentre l’Iran è stato da tempo dipinto dai media USA, come discriminatorio nei confronti dei cristiani, le sue comunità cristiane caldee e armene sono protette dalla costituzione iraniana e dalla rappresentanza politica garantita loro in parlamento. Anche gli ebrei e gli zoroastriani sono protetti allo stesso modo. Tuttavia, i cristiani evangelici in Iran sono stati perseguitati, in particolare per l’accusa di proselitismo nei confronti dei musulmani e verso membri di altre religioni non cristiane. La popolazione cristiana totale in Iran è difficile da valutare accuratamente, con alcuni gruppi che affermano esservene 450.000, mentre altri sostengono che ce ne sono ben 1 milione.

Mentre la laicità non è al momento il fattore guida per il ‘cambiamento di regime’ condotto dagli Usa in Medio Oriente, l’obiettivo dell’Occidente contro le nazioni laiche mediorientali che proteggono i cristiani è un fattore innegabile per far comprendere l’esodo dei cristiani dalla regione.

La persecuzione dei cristiani dilaga in Arabia Saudita e Israele

In ogni caso, altre nazioni del Medio Oriente – soprattutto quelle sostenute dall’Occidente – sono ben note per la loro persecuzione delle minoranze religiose. In nessun posto è più vero che nel Regno dell’Arabia Saudita e nello stato di apartheid in Israele.

In Arabia Saudita, il governo condanna apertamente chiunque non sia conforme alla setta Wahhabita dell’Islam abbracciata dalla Casa Saud ed è il prodotto del colonialismo britannico volto a rovesciare l’impero ottomano. Il Wahhabismo è un concetto religioso e politico puritano che si rivolge non solo a fedi diverse dall’Islam ma anche ad altri musulmani. Come Human Rights Watch ha osservato nella sua relazione mondiale per il 2013: “L’Arabia Saudita non tollera il culto pubblico da parte di religioni diverse dall’Islam e discrimina sistematicamente le sue minoranze religiose musulmane, in particolare Sciiti e Ismaeliti. Il capo mufti in marzo ha imposto la distruzione di tutte le chiese della penisola araba “.

Nel 2014, il governo saudita ha imprigionato 28 cristiani a motivo di una celebrazione religiosa in una casa privata nella città di Khafji. Il luogo della loro detenzione rimane ancora sconosciuto. All’epoca, Nina Shea, direttrice del Centro per la libertà religiosa dell’Hudson Institute di Washington, ha detto a Fox News: “L’Arabia Saudita continua la pulizia religiosa che è sempre stata la sua politica ufficiale”.

Ma peggio del trattamento saudita delle minoranze religiose all’interno delle proprie frontiere è la loro esportazione all’estero della loro intollerante ideologia wahhabita. Molti gruppi terroristici estremisti – tra cui Daesh (ISIS) e al-Qaeda – sono seguaci del wahhabismo ed entrambi sono i beneficiari principali dei finanziamenti sauditi, ai quali (alla data in cui scriviamo ndt) né il governo saudita né quelli dei suoi alleati in Occidente hanno cercato di porre fine. L’Arabia Saudita è il più grande esportatore e finanziatore al mondo del terrorismo radicale Wahhabita. Questi gruppi, come è stato dimostrato dalle loro azioni in Iraq, in Siria e altrove, tendono a puntare contro le minoranze religiose, in particolare i cristiani.

Un altro alleato principale dell’Occidente in Medio Oriente, noto per la discriminazione dei Cristiani, è Israele, meglio conosciuto per la sua persecuzione dei palestinesi, sia musulmani che cristiani, che mira ai non ebrei a causa di un sistema di apartheid di tipo etnico-religioso. Come Wasfi ha spiegato a MintPress, “l’occupazione militare tramite un sistema di colonizzazione adottato dallo Stato Israele, sostenuta dai governi occidentali” è stato un fattore importante dell’esodo dei cristiani dal Medio Oriente.

Il governo di Israele ha una lunga storia di dissacrazione delle chiese e persecuzione dei Cristiani Palestinesi storici. Ad esempio, dopo la cattura di Jaffa da parte delle forze ebraiche sioniste-europee nel maggio 1948, il sacerdote cattolico palestinese padre Deleque, ha riferito: “I soldati ebrei hanno rotto le porte della mia chiesa e hanno rubato molti oggetti preziosi e sacri. Poi hanno gettato le statue di Cristo in un giardino vicino “.

Ha aggiunto che, mentre i leader ebrei avevano rassicurato che gli edifici religiosi sarebbero stati rispettati, “le loro azioni non hanno corrisposto alle loro parole “. Nello stesso anno, l’Unione Cristiana della Palestina si lamentava pubblicamente che le forze ebraiche sioniste-britanniche avevano usato diverse chiese cristiane e istituzioni umanitarie a Gerusalemme come basi militari e le hanno dissacrate. Aggiunse poi che tre sacerdoti e più di 100 donne e bambini furono uccisi dai bombardamenti indiscriminati sui loro luoghi di culto dalle forze sioniste-ebraiche europee.

La discriminazione di Israele contro i cristiani palestinesi è proseguita fino ad ora. Per esempio, nel 1982, la Chiesa Battista di Gerusalemme fu incendiata e distrutta. Nessuno è mai stato incolpato. Quando i Battisti cercarono di ricostruire la chiesa, gruppi di ebrei dimostrarono contro il progetto e la commissione di pianificazione distrettuale rifiutò di concedere il permesso di ricostruzione. Tre anni dopo, la Corte Suprema israeliana comunicò ai Battisti di lasciare “tutta l’area ebraica”.

Tali atti continuano tutt’oggi. Il pastore Steven Khoury, cristiano arabo-israeliano, ha dichiarato: “Non c’è persecuzione in Terra Santa … a meno che non condividi la loro fede”, in un’intervista alla Voce dei Martiri, un’associazione cristiana non-profit che mette in evidenza la persecuzione dei cristiani in tutto il mondo. Khoury ha detto di aver assistito in molte occasioni ad attacchi verso membri della chiesa a causa della loro fede.

Guarda ’60 minuti di indagine sulla persecuzione in Israele dei cristiani in Palestina’: I cristiani palestinesi, a causa della loro etnia, sono stati i più colpiti da parte dello Stato israeliano, fuggendo dalla loro patria insieme a migliaia di connazionali non cristiani. Quando le milizie sioniste invasero la Palestina per creare lo stato di Israele nel 1948, i cristiani palestinesi erano circa 200.000. Nel 1995, i cristiani palestinesi che vivevano nella regione erano solo 50.000. Ora, dei circa 400.000 palestinesi cristiani, la maggior parte vive all’estero, soprattutto nelle Americhe.

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Il piano Sionista per la superiorità israeliana esclude i Cristiani

Allora, perché l’Occidente ha colpito soprattutto nazioni laiche, sostenendo per contro simultaneamente i Paesi e gruppi estremisti che perseguitano le minoranze religiose, in particolare i cristiani? Mentre l’attacco al laicismo nel mondo arabo potrebbe essere una conseguenza del neocolonialismo occidentale nella regione, i piani a lungo termine per il dominio regionale di Israele – un obiettivo fortemente sostenuto dall’Occidente, in particolare dagli Stati Uniti – mette in luce le potenziali ragioni della riluttanza dell’Occidente a rispettare la diversità religiosa in Medio Oriente.

Il piano Yinon, come è noto, è una strategia intesa a garantire la superiorità regionale di Israele in Medio Oriente, e questo implica soprattutto la riconfigurazione dell’intero mondo arabo in stati settari più piccoli e deboli.

Come ha rilevato Mahdi Darius Nazemroaya in un articolo del 2011 per Global Research: “Gli strateghi israeliani hanno visto l’Iraq come la loro più grande sfida strategica da uno Stato arabo. Ecco perché l’Iraq è stato definito come il punto centrale della balcanizzazione del Medio Oriente e del mondo arabo. In Iraq, sulla base delle visioni del piano Yinon, gli strateghi israeliani hanno chiesto la suddivisione dell’Iraq in uno stato kurdo e due stati arabi, uno per i musulmani sciiti e l’altro per i musulmani sunniti “.

Questo piano è stato ampiamente sostenuto da numerosi politici americani – in particolare dall’ex vicepresidente Joe Biden, che ha spinto per una risoluzione non vincolante attraverso il Senato che ha richiesto di dividere l’Iraq negli stessi stati previsti dal piano Yinon.

Tuttavia, il piano di divisione dell’Iraq non comprendeva alcun territorio per i cristiani iracheni o per le altre minoranze religiose.

Il piano Yinon* prevede non solo la divisione dell’Iraq. Siria, Giordania, Libano, Arabia Saudita e Egitto che dovrebbero essere tutte partizionate, secondo il piano, con parti di alcuni di questi Paesi successivamente assorbite nel “Grande Israele”. Ciò può già essere visto nel gioco del conflitto siriano, dove il coinvolgimento di Israele nella guerra in gran parte ruota intorno al suo desiderio di rivendicare le alture occupate del Golan come proprie.

Pertanto, potrebbe benissimo essere l’impegno dell’Occidente verso il Piano Yinon che ha contribuito a modellare la sua politica di finta ignoranza riguardante la situazione dei cristiani della regione. L’impegno dei cristiani mediorientali e la loro forte preferenza per la laicità dello Stato non ha spazio in un Medio Oriente neocoloniale che si costruisce in stati settari destinati a essere tenuti in guerra costante tra loro. Il desiderio di Israele di dominare la regione – un obiettivo sostenuto dai suoi alleati occidentali – può detenere gran parte della responsabilità per il continuo esodo dei cristiani del Medio Oriente.

Ma in definitiva, il continuo esodo dei cristiani è indicativo di una crisi più grande che la regione deve affrontare, come anni di conflitto e guerre odierne che hanno pesato sulle popolazioni e sulla zona.

Wasfi ha indicato l’aggressione militare degli USA come il principale colpevole di questa crisi crescente. “.

    traduzione Gb.P. per Ops

Source Ora Pro Siria

NOTA: Il Piano Yinon è una strategia geopolitica sviluppata da Oded Yinon nel 1982, un noto analista strategico israeliano. Questo piano aveva l’obiettivo di creare un grande stato ebraico che comprendesse diversi paesi importanti del Medio Oriente. Ecco cosa dice il Piano Yinon:

Obiettivo dichiarato: Il Piano Yinon mirava a creare uno stato ebraico che includesse il Libano, la Giordania, la striscia di Gaza, Israele, nonché alcune parti dell’Iraq, dell’Egitto e della Siria.

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