Fonte: il Sismografo
“Lo sforzo comune dell’umanità intera verso una pacifica conquista dell’universo deve contribuire ad imprimere maggiormente, nella coscienza degli uomini, il senso della comunità e della solidarietà, affinché tutti abbiano maggiormente l’impressione di costituire la grande famiglia di Dio, di essere figli di uno stesso Padre”
Papa Pio XII, un anno prima di questo grande e storico evento, il 20 settembre 1956, fu il primo Pontefice a parlare sullo spazio cosmico e sull’avventura spaziale dell’uomo. Lo fece in occasione del VII Congresso della Federazione Astronautica Internazionale» i cui membri erano riuniti a Roma.
Al Congresso, organizzato da Gaetano Crocco, Presidente della Società Italiana Razzi, allora accademico pontificio, presero parte vari esperti del volo missilistico provenienti dall’Europa e dall’America.
Ecco il discorso di Papa Pio XII:
Signori,
In occasione del VII° Congresso della Federazione Astronautica Internazionale, che vi vede riuniti quest’anno a Roma, avete espresso il desiderio di associarCi in qualche modo allo svolgimento dei vostri lavori. Ne siamo molto contenti ed esprimiamo la Nostra ammirazione per la serietà, la tenacia e l’audacia di tutti coloro che da mezzo secolo conquistano, passo dopo passo, questo immenso dominio.
A dire il vero, il profano che, per la prima volta, si informa delle vostre attività e del fine della vostra società, non può che provare un sentimento di sorpresa; la parola stessa «astronautica» suggerisce l’idea di viaggi fantastici attraverso vertiginosi spazi ed in condizioni particolarmente temibili per l’organismo umano, proiettato in questo modo al di fuori del suo ambiente naturale. A molti sembra ancora che il progetto di una tale spedizione non possa germogliare che in un’immaginazione sfrenata, poco preoccupata di fondarsi su dati certi e libera a tutti i capricci della propria fantasia.
Tuttavia fin dall’inizio di questo secolo, i principi fondamentali, sui quali l’astronautica deve fondarsi, avevano già trovato una formulazione chiara e logica. Andava affermandosi la possibilità di sfuggire all’attrazione terrestre applicando a un mobile un’accelerazione sufficiente, precisando che tale accelerazione poteva essere ottenuta utilizzando un missile; presto si considerò anche l’eventualità del trasporto di esseri umani. Significava già molto avere enunciato con convinzione tali idee. Restavano, però, da determinare le modalità concrete della loro applicazione. Poiché il razzo costituiva il solo mezzo di propulsione utilizzabile per il volo interplanetario, c’era bisogno di superare uno ad uno tutti gli ostacoli tecnici e di costruire macchine capaci di raggiungere altezze sempre più elevate, accelerazioni sempre maggiori.
Tale fase sperimentale ebbe inizio a partire dal secondo quarto di questo secolo: nel 1926 fu lanciato in America il primo missile a carburante liquido. In Europa gli appassionati dell’astronautica, desiderosi di congiungere i propri sforzi, si riunirono nel «Verein für Raumschiffahrt», in quanto diventava chiaro che la complessità dell’impresa esigeva la più ampia collaborazione possibile. Mentre tale associazione tedesca si sviluppava rapidamente se ne crearono presto altre nei vari paesi. Nel 1930 fu fondata in America l’«American Interplanetary Society», successivamente denominata «American Rocket Society» con la finalità di diffondere l’idea del volo interplanetario e dare impulso alla sperimentazione; in Inghilterra anche la «British Interplanetary Society, nata nel 1933, acquisì rapidamente una grande influenza nelle questioni astronautiche.
Ma altre forze più potenti e più imperiose impressero un andamento febbrile a questo genere di lavori. L’arrivo della guerra mondiale attirò l’attenzione delle autorità pubbliche sul valore strategico delle nuove macchine e lo scoppio delle ostilità stimolò di più la ricerca; la celebre V2, lanciata per la prima volta nel 1944, rappresentò un sensazionale successo nella costruzione di missili a carburante liquido. Il ritorno della pace permise di sfruttare in maniera felice tale scoperta a fini scientifici. Oggi si moltiplicano, per mezzo di apparecchiature simili, le esplorazioni dell’alta atmosfera; si sono potute, in tal modo, ottenere misurazioni dirette della sua pressione, della sua densità, della sua ionizzazione; e si è dato impulso allo studio delle radiazioni solari e dei raggi cosmici.
Se la ricerca scientifica costituisce adesso il fine immediato che giustifica l’impiego pacifico dei missili, tale utilizzazione rappresenta per voi soltanto una tappa verso una meta più importante, il volo interplanetario.
Nel 1949, la «Gesellschaft für Weltraumforschung» e la «British interplanetary Society» proposero l’organizzazione di un Congresso internazionale di Astronautica il quale, riunitosi a Parigi nel 1950, formulò la risoluzione di fondare una società internazionale per lo studio e lo sviluppo del volo interplanetario. Il secondo Congresso, tenutosi a Londra nel 1951, vide la nascita della «Federazione Astronautica Internazionale» e contribuì a stabilire in dettaglio la propria organizzazione; rappresentò anche un primo tentativo sistematico per intensificare la cooperazione mondiale tra gli specialisti di astronautica. Tale caratteristica si affermò ancora di più nei successivi Congressi e con l’aumentare dell’autorevolezza della Federazione. Il vostro secondo Congresso affrontò anche – e questo fu il suo apporto scientifico principale – la questione del satellite artificiale terrestre. Negli anni seguenti tale idea andò approfondendosi, a mano a mano che si valutavano in maniera più esatta i molteplici vantaggi che essa avrebbe comportato per l’astronomia, per l’elettronica, per le ricerche nucleari, per la biologia, per la cartografia; e si affermò con più forza quando il Comitato speciale per l’anno geofisico internazionale raccomandò, nel 1954, la costruzione di un piccolo satellite scientifico. Infine, il 29 luglio 1955, gli Stati Uniti annunciarono ufficialmente che avrebbero lanciato, in occasione dell’Anno geofisico, un satellite artificiale terrestre.
Signori, voi avete messo in luce che il presente Congresso riceve da questo fatto un’importanza tutta particolare. Oltre al satellite artificiale, il prossimo Anno geofisico vedrà il lancio di numerosi missili destinati all’esplorazione dell’alta atmosfera. Questo grande sforzo di collaborazione internazionale ed il sentimento di adempiere ad un’opera enormemente vantaggiosa per l’umanità vi spingono ad andare avanti con accresciuto ottimismo; restano da superare innumerevoli difficoltà di carattere pratico e voi dovrete affrontarle una per una, aiutandovi con tutte le risorse della scienza e della tecnica moderne, tra cui gli ammirevoli calcolatori elettronici, che riducono straordinariamente la durata dei lavori matematici.
Non esitate, comunque, a prendere in considerazione fin da ora i problemi di carattere più generale posti dalla conquista dello spazio interplanetario; e, come traspare anche dai documenti che Ci avete comunicato, alcuni di voi si sono spinti fino ad esaminare la possibilità astratta di voli intersiderali, che il nome stesso di Astronautica indica come il fine ultimo dei vostri lavori.
Senza entrare nei dettagli, non vi sfugga, Signori, che un progetto di tale portata comporta aspetti intellettuali e morali impossibili da ignorare; esso postula una certa concezione del mondo, del suo senso, della sua finalità. Il Signore Dio, che ha deposto nel cuore dell’uomo il desiderio insaziabile di sapere, non aveva l’intenzione di porre un limite ai suoi sforzi di conquista, quando dice: «Sottomettete la terra» (Gen 2,28). È l’intera creazione che gli ha affidato e che Egli offre allo spirito umano affinché vi si immerga, potendo così comprendere sempre più in profondità la grandezza infinita del suo Creatore. Se fino ad oggi l’uomo si sentiva, per così dire, chiuso sulla terra e doveva accontentarsi delle informazioni frammentarie che gli provenivano dall’universo, sembra ora offrirglisi la possibilità di rompere tale barriera ed accedere a nuove verità ed a nuove conoscenze che Dio ha posto a profusione nel mondo. Il solo movente della curiosità o dell’avventura non riuscirebbero mai ad orientare correttamente sforzi di una tale ampiezza. Di fronte alle situazioni nuove che lo sviluppo intellettuale dell’umanità comporta, la coscienza deve prendere posizione; l’uomo dovrebbe approfondire la propria conoscenza di sé stesso e di Dio, per situarsi con maggiore precisione nella totalità del mondo, per meglio misurare la portata dei suoi gesti. Questo sforzo comune dell’umanità intera verso una pacifica conquista dell’universo deve contribuire ad imprimere maggiormente, nella coscienza degli uomini, il senso della comunità e della solidarietà, affinché tutti abbiano maggiormente l’impressione di costituire la grande famiglia di Dio, di essere figli di uno stesso Padre. Ma per penetrare tale verità, c’è bisogno tanto del rispetto del vero, della sottomissione al reale e di coraggio che di ricerca scientifica. Le più audaci esplorazioni dello spazio serviranno soltanto ad introdurre tra gli uomini un nuovo fermento di divisione se non procederanno di pari passo con una riflessione morale più approfondita ed un’attitudine più cosciente di dedizione agli interessi superiori dell’umanità.
Noi auspichiamo vivamente, Signori, che il presente Congresso vi faccia progredire su un cammino ancora lungo e difficile e Noi vorremmo, soprattutto, che l’ampiezza delle scoperte spirituali, di cui esso sarà il principio, non la ceda in nulla all’ esperienza scientifica.
Implorando su di voi la protezione ed i favori di Dio, che ha creato l’universo per l’uomo e attraverso di esso vuole farsi conoscere ed amare da lui, Noi vi impartiamo come testimonianza per voi stessi, per le vostre famiglie ed i vostri collaboratori, la Nostra Benedizione Apostolica.
Fonte: Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. XVIII (1957), Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano, pp. 459-462. Traduzione dall’originale francese di Carlo Marino.