“Il popolo siriano vuole disperatamente la pace”: di Tulsi Gabbard

“Il modo migliore per aiutare il popolo siriano è quello di affrontare la causa principale della crisi che spinge le persone a scappare dal loro Paese, cioè la fine della guerra. Coloro che fuggono non vogliono perdere le loro radici, vivere in un campo profughi o spostarsi in un Paese lontano. Essi preferirebbero restare in casa propria, nel proprio Paese. Questo è il motivo per cui dobbiamo porre fine alla guerra, finalizzata a un cambio di regime, che ha causato enormi sofferenze e morti.’’

Non sono le parole di uno dei giornalisti indipendenti che da sei anni ribadiscono, fino allo scoramento, la necessità di porre fine alla guerra terrificante contro la Siria, denunciando le false ragioni con cui la coalizione a guida USA e i media mainstream asserviti la giustificano. Mi piace citare, fra tutti, la bravissima e profondamente umana Silvia Cattori, che si prodiga sin dall’inizio nella denuncia di questo conflitto con articoli di grande spessore, tra cui le significative interviste ad un testimone d’eccezione, il dottor Nabil Antaki di Aleppo.

Non è il grido di uno dei tanti milioni di cittadini siriani che questa guerra infame ha ferito, mutilato, lasciato senza affetti, amicizie, cure mediche, scuola o lavoro, privato di una casa o anche dell’amata terra natale ridotta in macerie.

Non è la dichiarazione di uno dei testimoni che, incessantemente, cercano di penetrare l’opaca cortina di indifferenza che avvolge la maggior parte del mondo, comprovando l’abominio della guerra.

Questa volta, a raccontare la barbarie del conflitto siriano, a denunciarne i responsabili e a inorridire per tanta efferatezza, è una cittadina statunitense di sicuro molto al corrente delle dinamiche della politica e dei conflitti mediorientali: Tulsi Gabbard, veterana della guerra contro l’Iraq e attuale membro del Congresso USA. Con coraggio ed onestà (valori sempre più rari in questi tempi confusi), andando contro i poteri guerrafondai e smentendo la narrazione ipocrita dei media corporativi, accusa il suo Paese, gli Stati Uniti, di finanziare e armare i gruppi terroristici di al-Qaeda e ISIS.

Maria Antonietta Carta

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”26″ align=”left”]Il popolo siriano vuole disperatamente la pace[/su_heading]

24 gennaio 2017  Medium.com

Mentre Washington era pronta per l’inaugurazione del Presidente Donald Trump, io ho trascorso la scorsa settimana in Siria e Libano con una missione di inchiesta per vedere e ascoltare direttamente i Siriani. Le loro vite sono state divorate da una guerra terribile che ha ucciso centinaia di migliaia di persone e ne ha costretto milioni ad abbandonare la terra natale in cerca di pace. Ora è chiaro più che mai: questa guerra per un cambiamento di regime non serve agli interessi degli Stati Uniti e certamente non è nell’interesse del popolo siriano.

Abbiamo incontrato questi bambini in un rifugio ad Aleppo. Le loro famiglie erano scappate dalla parte orientale della città. L’unica cosa che essi vogliono, l’unica cosa che vogliono tutti coloro che ho incontrato, è la pace. Molti di questi bambini hanno conosciuto soltanto la guerra. Le loro famiglie non desiderano altro che tornare a casa e alla situazione in cui le cose erano prima della guerra iniziata per rovesciare il governo. Questo è tutto ciò che vogliono.

1413820834 tulsi gabbard 4Ho viaggiato e visitato le città di Damasco e Aleppo, e ascoltato Siriani provenienti da diverse parti del Paese. Ho incontrato famiglie sfollate dalla parte orientale di Aleppo, da Raqqah, da Zabadani, in Latakia e alla periferia di Damasco. Ho incontrato i leader siriani di opposizione che hanno guidato le proteste nel 2011, vedove e figli di uomini che hanno combattuto o combattono per il governo e vedove di coloro che combattevano contro il governo.

Ho incontrato Il Presidente libanese neo-eletto Aoun e il Primo Ministro libanese Hariri, l’Ambasciatore americano in Libano Elizabeth Richard, il Presidente siriano Assad, il Gran Muftì Hassoun, l’Arcivescovo Denys Antoine Chahda della Chiesa siro-cattolica di Aleppo, musulmani e leader religiosi cristiani, operatori umanitari, accademici, studenti universitari, proprietari di piccole imprese, e altri ancora.

Il loro messaggio al popolo americano è stato potente e omogeneo: ‘’Non vi è alcuna differenza tra i ribelli ‘moderati’ e al-Qaida (al-Nusra) o ISIS. Sono tutti uguali. Questa è una guerra tra terroristi sotto il comando di gruppi come ISIS e al-Qaida da una parte e il governo siriano dall’altra. Tutti gridano agli Stati Uniti e ad altri Paesi di smettere di sostenere coloro che stanno distruggendo la Siria e il suo popolo.’’

Ho sentito questo messaggio più e più volte da coloro che hanno sofferto e sono sopravvissuti ad orrori indicibili. Mi hanno chiesto di condividere le loro voci con il mondo: voci demoralizzate per non essere state ascoltate a causa delle falsità e delle relazioni di parte che accreditano una narrazione in supporto a questa guerra per un cambiamento di regime, a scapito delle vite dei Siriani.

Ho sentito le testimonianze sulle proteste pacifiche del 2011 contro il governo, rapidamente scavalcate da gruppi jihadisti wahhabiti come al-Qaida (al-Nusra), finanziati e sostenuti da Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Stati Uniti e altri. Hanno utilizzato i manifestanti pacifici, hanno occupato le loro comunità, ucciso e torturato i Siriani che non volevano collaborare con loro nella lotta per rovesciare il governo.

Ho incontrato una ragazza musulmana di Zabadani, che nel 2012, appena quattordicenne, fu rapita, picchiata ripetutamente e violentata da “gruppi ribelli” arrabbiati perché suo padre, un pastore di pecore, non avrebbe dato loro il suo denaro. Dovette assistere con orrore all’uccisione del genitore.

Uomini mascherati scaricarono contro di lui nel soggiorno di casa i proiettili delle loro armi. Ho incontrato un ragazzo che è stato rapito per strada mentre andava a comprare il pane per la sua famiglia. Fu torturato con un annegamento simulato e con la corrente elettrica, poi posto su una croce e frustato perché aveva rifiutato di aiutare i “ribelli” – Gli aveva detto che voleva solo andare a scuola. Questo è il modo in cui i “ribelli” trattano i Siriani che non collaborano o la cui religione non è per loro accettabile.

Anche gli oppositori politici al governo di Assad, hanno espresso con forza il rifiuto categorico della violenza per realizzare le riforme. Essi sostengono che, se i jihadisti wahabiti alimentati da governi stranieri fossero riusciti a rovesciare lo Stato siriano, si sarebbe distrutta la Siria, con la sua lunga tradizione di una società laica e pluralistica, dove gente di tutte le religioni ha vissuto pacificamente fianco a fianco.

Questa opposizione politica continua a chiedere le riforme, ma è decisa a sostenere fermamente lo Stato nella realizzazione pacifica di una Siria più forte per tutti i Siriani fino a quando i governi stranieri sosterranno una guerra per il cambio di regime finanziando i gruppi terroristici jihadisti.

In principio, non avevo alcuna intenzione di incontrare Assad, ma quando mi si è offerta l’occasione, ho sentito che era importante coglierla. Credo che dovremmo essere pronti a incontrarci con chiunque per porre fine a questa guerra che sta causando enormi sofferenze al popolo siriano.

Ho incontrato queste donne incredibili di Barzi. Molte di loro hanno mariti o familiari che combattono o con al-Nusra / al-Qaida o con l’Esercito siriano. Quando arrivano a questo centro sociale, tutto ciò rimane indietro. Esse trascorrono il tempo con le nuove amiche, apprendono competenze diverse, a cucire o a fare progetti per il loro futuro. Prima di arrivare a questo centro riabilitativo erano estranee, ora sono “sorelle” che condividono risate e lacrime.

Torno a Washington DC ancora più convinta che la nostra guerra illegale per rovesciare il governo siriano si debba concludere. Dall’Iraq alla Libia e ora in Siria, gli Stati Uniti hanno intrapreso guerre per il cambiamento di regime, ciascuna causa di sofferenze inimmaginabili, di devastanti perdite di vite umane e del rafforzamento di gruppi come al-Qaida e ISIS.

Esorto il Congresso e la nuova Amministrazione a rispondere immediatamente alle suppliche del popolo siriano e ad appoggiare l’arresto dell’azione terroristica. Dobbiamo smettere di sostenere direttamente e indirettamente i terroristi – direttamente, fornendo armi, addestramento e supporto logistico a gruppi ribelli affiliati ad al-Qaida e ISIS; e indirettamente, attraverso l’Arabia Saudita, gli Stati del Golfo e la Turchia, che, a loro volta, sostengono questi gruppi terroristici.

Dobbiamo porre fine alla nostra guerra per rovesciare il governo siriano e focalizzare la nostra attenzione sulla lotta per sconfiggere al-Qaida e ISIS. Gli Stati Uniti devono smettere di sostenere i terroristi che stanno distruggendo la Siria e il suo popolo. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi smettano immediatamente di alimentare questa guerra. Dobbiamo permettere al popolo siriano di riprendersi da questa guerra terribile.

Grazie,
Tulsi

(Traduzione: Maria Antonietta Carta)

https://medium.com/@TulsiGabbard/the-syrian-people-desperately-want-peace-e308f1777a34#.9gueu0vbt

fonte Ora Pro Siria