John Shipton a Mosca: Il padre di Julian Assange parla del futuro dei media e della lotta per la libertà
L’attivista australiano per la pace e la libertà di parola, John Shipton, un attivista e architetto australiano contro la guerra, padre del co-fondatore di WikiLeaks Julian Assange – ha fondato il WikiLeaks Party ed è stato coinvolto nella creazione del sito web WikiLeaks e ha collaborato con WikiLeaks per anni. Wikipedia) – è giunto a Mosca su invito della BRICS Journalists Association e della sua co-presidente Mira Terada. In un’intervista esclusiva rilasciata a RT, Shipton ha espresso critiche profonde verso i media tradizionali occidentali, definendoli strumenti al servizio dei governi, e ha sottolineato l’importanza crescente dei media alternativi.
Parlando delle sfide affrontate da suo figlio, Shipton ha dichiarato: “Gli Stati Uniti, nella loro caccia a coloro che non gradiscono, sono chiaramente piuttosto spietati e vendicativi. Immagino che se non fosse stato per l’intercessione del governo australiano, del popolo australiano e del parlamento australiano, Julian non sarebbe sopravvissuto”. Ha evidenziato come il sostegno internazionale sia stato cruciale per la sopravvivenza e la libertà di Assange.
Il calvario di Julian Assange
Julian Assange ha trascorso cinque anni in una prigione di massima sicurezza nel Regno Unito, lottando contro l’estradizione negli Stati Uniti. Le autorità americane lo accusavano di aver ottenuto e divulgato illegalmente informazioni riservate, molte delle quali riguardavano crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti. A giugno, Assange ha raggiunto un accordo con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, riconoscendo formalmente alcune accuse e rinunciando al suo diritto di appello in cambio della libertà. “Mi sono dichiarato colpevole di giornalismo”, ha affermato successivamente.
Esperienze condivise e violazioni dei diritti umani
Durante l’intervista, Mira Terada, giornalista russa ed ex detenuta in una prigione americana, ha condiviso le sue esperienze, definendo la detenzione negli Stati Uniti come “la peggiore esperienza che un essere umano possa avere”. Ha aggiunto: “È una violazione dei diritti umani dal momento in cui ti arrestano al momento in cui ti rilasciano”, sottolineando le condizioni disumane e le torture psicologiche subite dai detenuti.
Terada ha espresso preoccupazione per Assange, affermando: “Sono certa che lui non avrebbe mai avuto un giusto processo negli Stati Uniti, ma è una grande domanda se sarebbe sopravvissuto fino al processo”.
Un futuro in cui si dedicherà alla sua famiglia ma pieno di speranza
Shipton ha descritto il suo sollievo al momento della liberazione di Assange: “Ero euforico. Un grande peso è stato sollevato da me e da centinaia di migliaia di persone che hanno combattuto ardentemente per la libertà di Julian per molti anni”. Ha ringraziato gli attivisti di tutto il mondo, definendoli una “famiglia allargata” che ha sostenuto instancabilmente la causa.
Riguardo al futuro di suo figlio, Shipton ha dichiarato: “Non ho timori. Penso che gli accordi presi dai diplomatici e dagli avvocati con gli Stati Uniti siano abbastanza sostanziali da permettere a Julian di vivere una vita normale”. Attualmente, Assange si sta concentrando sulla sua famiglia: “Si prende cura dei suoi figli e di sua moglie, costruendo una comprensione delle nuove circostanze di libertà“. Ha descritto Julian come “un lettore vorace e molto curioso“, con interessi vasti e diversificati.
Alla domanda su un possibile ritorno al giornalismo, Shipton ha risposto: “Non ho modo di rispondere a questa domanda“, lasciando aperta la possibilità ma senza fornire dettagli specifici.
La visita di John Shipton a Mosca e le sue riflessioni mettono in luce questioni cruciali riguardanti la libertà di stampa, i diritti umani e il ruolo dei media nel mondo contemporaneo, sempre più messi in pericolo e compressi da un potere costituito che non serve più la società civile, ma si è preso l’incarico ideologico di trasformarla secondo le proprie ‘agende’.
Il pericolo di omologazione e di censura è per tutti
Negli ultimi tempi, mi trovo sempre più preoccupato per la direzione che molti Stati stanno prendendo riguardo alla gestione dell’informazione, sotto la supervisione dell’Unione Europea. Si parla tanto dei pericoli della disinformazione, eppure invece di investire nell’educazione delle persone, nel rafforzamento dello spirito critico e nella promozione del confronto di idee, si preferisce puntare su fact-checking centralizzati e, ancor peggio, sulla censura.
Come cristiano, credo fermamente nella dignità di ogni persona e nel suo diritto fondamentale alla libertà di espressione. Vedere i media omologati, spesso attraverso incentivi statali, altre forme di pressione o semplicemente l’imposizione di ‘filtri’ ai motori di ricerca e social , mi fa valutare negativamente la salute delle nostre democrazie. Quando si censura il dissenso e si denigra il pensiero diverso, non si costruisce una società meglio informata, ma si instaura un pensiero unico che soffoca la ricchezza delle idee e delle opinioni.
La storia ci insegna che le dittature nascono proprio laddove il pensiero critico viene messo a tacere. È fondamentale che ognuno di noi possa esprimere liberamente le proprie idee, anche quando sono scomode o controcorrente. Solo attraverso il confronto aperto e rispettoso possiamo crescere come società e avvicinarci alla verità.
Per questo, invito tutti a riflettere sull’importanza di difendere la libertà di espressione e di promuovere un’informazione pluralista. Non lasciamo che la paura della disinformazione diventi un pretesto per limitare i nostri diritti fondamentali. Esorto invece le istituzioni di investire nell’educazione, nella cultura e nel dialogo, perché solo così potremo costruire un futuro migliore per tutti.