La Germania ha sequestrato tutti gli impianti del gruppo russo Rosneft ma non perché l’azienda ha commesso qualche reato, benché perché Berlino non è capace di applicare una politica coerente al bene del paese e dell’Ucraina.
Ormai il sequestro di beni privati di cittadini e aziende russe è invalso in tutti gli stati europei. Sono sicuro che presto si estenderà anche ai cittadini degli stessi stati europei, rei di qualsiasi cosa il nuovo autoritarismo riterrà opportuno.
dal canale telegram di Stefano Orsi:
La Germania ha preso il controllo di tutti gli impianti del gruppo russo Rosneft presenti nel paese, tra cui tre raffinerie. La mossa viene motivata dalla cancelleria spiegando che gli impianti avrebbero potuto rappresentare un altro strumento di ricatto da parte russa. I tre impianti garantiscono il 12% della capacità di raffinazione del paese. Il provvedimento si inquadra nel più ampio sforzo di Berlino per mettere in sicurezza il sistema energetico nazionale.
▪️Con questa mossa Berlino intende «dare un importante contributo per garantire il futuro della raffineria di Schwedt» nell’Est del Paese, al confine con la Polonia. Questo impianto fornisce energia alla regione di Berlino-Brandeburgo ed il controllo statale ne impedirebbe la chiusura con i conseguenti licenziamenti e tensioni sociali [ma anche la la raffineria di Schwedt usa petrolio russo].
▪️Il sequestro degli impianti Rosneft rappresenta un salto di qualità nel braccio di ferro tra Berlino e Mosca. Difficile che il Cremlino non decida di bloccare le forniture in seguito all’azione del governo tedesco [lo ha fatto ora].
▪️Il provvedimento di sequestro trova base giuridica nel German Energy Safety Act che autorizza il governo a disporre provvedimenti di questo tipo in determinate circostanze.
▪️Ma per Mosca si tratta di un’azione illegale. Rosneft ha protestato contro il sequestro, sostenendo che equivale all’esproprio di un investimento su cui il colosso energetico russo aveva investito 4,6 miliardi di euro.
▪️In una dichiarazione ha reso noto che “considererà tutte le misure possibili per proteggere i suoi azionisti, comprese le azioni legali”.
▪️I problemi di Berlino, però, non sono finiti qui. Dove lo prenderà il petrolio non russo? Il petrolio che alimenta queste raffinerie passa per l’oleodotto Druzhba, che arriva in Germania attraverso l’Ucraina. Non è sottoposto all’embargo, ma dal 5 dicembre la Germania intende farne ugualmente a meno. Potenzialmente potrebbe prendere petrolio dagli USA o dal Kazakistan attraverso oleodotti che passano da Polonia o Paesi Baltici, ma questo non è possibile se non senza costose modifiche, la raffineria di Schwedt non può funzionare con nessun altro petrolio che non sia quello russo. Per fare questo, il cancelliere tedesco ha annunciato un investimento di quasi 1.000 milioni di euro.
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Considerazioni
È bene ricordare che i giganti russi delle materie prime Rosneft, Polyus e Rusal hanno recentemente emesso obbligazioni in yuan cinesi. Il commercio tra i due paesi è cresciuto, con le importazioni russe in Cina in aumento del 59% su base annua (già ad agosto).
Il progressivo abbandono del dollaro come moneta di scambio internazionale è esattamente il motivo del contendere: gli USA sono preoccupati per il progressivo sgretolamento dell’impero del dollaro. Pertanto, stanno assumendo un atteggiamento sempre più ostile a Mosca, non più assimilabile ad un mero aiuto a Kiev.
In secondo luogo Washington vuole far spostare il mercato energetico dalla Russia agli Stati Uniti e ci è riuscito sostituendo il petrolio russo con barili non russi più costosi e trasportati via mare.
Gli USA hanno già raggiunto uno dei loro obiettivi con questa crisi: ridurre la dipendenza dell’Europa, ma in particolare della Germania, dalla Russia e sostituire almeno parte delle forniture russe con forniture americane. Un progetto che gli USA portano avanti da ben prima dell’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio scorso e che ha trovato nel ministro degli affari esteri tedesco, la verde Annalena Baerbock, una figura chiave per la sua realizzazione.
Da parte sua, Bruxelles – identificando la sua politica con la NATO – agisce secondo le direttive USA, incurante che l’Europa diventi sempre più il campo di battaglia di un conflitto che ha la regia oltreoceano.
È chiaro che il sequestro delle raffinerie, non solo non risolve il problema, ma rende ancora più tesi i rapporti con Mosca. Invece, la cessazione delle sanzioni almeno sull’energia – come richiede da tempo l”Ungheria – solleverebbe i paesi UE da tutte le problematiche energetiche e favorirebbe una soluzione condivisa per il conflitto.
C’è anche un’altra posizione della UE che è ugualmente “da mal di testa”. Come fa la Commissione UE a continuare a manifestare preoccupazione per la riduzione del CO2, a spendere le scarse risorse per l’introduzione del digitale e i vaccini e , nello stesso tempo, continuare a escludere la mediazione in una guerra che rischia di inghiottirci tutti?
In definitiva, l’Unione Europea sembra essere guidata da animosità che chiama ‘valori’ ma che palesano un pensiero molto intricato ed indecifrabile, addirittura satanico. Come chiamare altrimenti il cinismo e la irresponsabilità senza limite, che espone i popoli europei al rischio sempre più reale di un Armageddon nucleare?
VP News