Se io trovo un segnale positivo vuol dire che ho un po’ di acido nucleico del virus ma non è detto che quell’acido nucleico rappresenti una particella virale infettante (può essere un residuo, un virus morto o non è detto che quell’acido nucleico sia rappresentante di una concentrazione di virus sufficiente ad infettare).
Studi hanno dimostrato che l’infezione è possibile quando troviamo in un campione clinico almeno un milione di genomi equivalenti.
Se lei è positivo, non vuol dire che sia malato e non vuol dire che sia contagioso
Se lei è asintomatico può essere rintracciato solo sulla ricerca che si fa durante lo screening o durante il tracciamento dei contatti.
Molti dei ricoverati hanno sintomi lievi o sono ricoverati per ragioni sociali (perché non hanno nessuno a casa che possa accudirli o sono anziani o hanno paura o non vogliono stare coi familiari).
È importante seguire la catena dei contagi ma con l’attuale situazione epidemica in Italia, a 95% di asintomatici, ha senso inseguire e tracciare gli asintomatici? Con che tentativo, di azzerare il contagio?
Dal punto di vista razionale è un non senso, dal punto di vista scientifico non è perseguibile e non è giustificabile . Aveva senso all’inizio tracciare subito ed estinguere sul nascere, come fatto in Corea del Sud; ha senso farlo come lo fanno i cinesi, che in 100 giorni hanno visto il contagio a 0.
Gli studi ci dicono che la letalità oscilla tra lo 0,3% e lo 0,6%. Si tratta di una letalità relativamente bassa, più bassa di altre malattie infettive, degli incidenti stradali, dei suicidi, delle patologie respiratorie per cause nanopolveri. Non moriremo tutti come qualcuno evocava, non è la spagnola che ha fatto milioni di morti quando non avevamo né pennicellina né cortisone né antibiotici né eparina né TI.
Consideri che la letalità della Sars era del 10% e della Mers 2 coronavirus -che si sono estinti in un anno circa- era del 37%.
Questo ci dovrebbe rasserenare e invece l’infodemia, l’informazione che è diventata pandemica con la paura del contagio e della morte, questa si che è diventata virulenta.
Si è perso il buon senso e la ragionevolezza, la capacità critica di valutare i danni per quel che sono.
La paura è virale: il raziocinio e il buon senso non sono virali. Siamo stati martellati coi dati due volte al giorno.
Ora avviano in rianimazione lo 0.5% di tutti i casi positivi, poche persone, che è 30 volte meno di quello che era all’esordio. E il 90% dei casi letali era negli ottantenni e su, in persone con altre gravi patologie.
Questa frenesia mediatica, questa perdita della ragione… Siamo nell’autunno della ragione. Questa non è la peste.
A me ha colpito l’auto acclamazione si seducenti e pseudo virologi e il fatto che i giornalisti li abbiano etichettato come tali. Tutti comunicano ovunque. E i talk show sono la cosa più antiscientifica che ci sia. Esiste una specifica preparazione per fare la comunicazione scientifica! In Germania a parlare è sempre il medico che ha isolato il virus della Sars, che è l’esperto. Lo stesso avviene in Gb o negli States, dove parla Fauci.
Qui da noi parlano tutti: ex virologi, pseudo virologi.
Il virologo spiega come si comporta il virus (…).
Si sono intervistati infettivologi (che meglio avrebbero spiegato come si tratta il paziente), igienisti (che avrebbero meglio descritto una curva epidemica), entomologi esperti di zanzare o malaria che non avevano mai pubblicato un lavoro scientifico su un virus.》
Giorgio Palù, curriculum
https://giorgiopalu.wordpress.com/curriculum-vitae/…
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