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Putin cerca di evitare un allargamento del conflitto con gli USA

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DI MIKE WHITNEY

counterpunch.org

L’abbattimento di un SU-22 Siriano è ennesima dimostrazione del

fatto che gli USA siano pronti a ricorrere ai mezzi più sconsiderati

per mantenere la loro presenza in Siria e per porre le basi per il

più ampio conflitto che stanno preparando”

Peter Symonds, World Socialist Web Site

L’abbattimento di un aereo Siriano da parte di un F-18 Super Hornet USA domenica scorsa dimostra come il vero obiettivo degli Stati Uniti in Siria non sia sconfiggere l’ISIS, ma far cadere il governo, spaccare in pezzi il Paese, installare un governo fantoccio che segua ogni direttiva di Washington.

 

L’ISIS non possiede una aviazione, non c’è possibilità che il vecchio SU-22 sovietico sia stato scambiato per qualche obiettivo diverso dal pilota Americano prima di essere abbattuto.

L’aereo è stato certamente identificato per ciò che era, in un giorno di cielo terso sopra il territorio Siriano.

Gli USA hanno ignorato ogni normale protocollo, non hanno comunicato le loro attività attraverso la linea di comunicazione aperta per prevenire escalation nel conflitto (Come da accordo con Mosca) e così l’aereo Siriano è finito abbattuto con due missili presso Ja’Din, nella parte Occidentale della provincia di Raqqah.

L’attacco altro non è che una chiara provocazione.

L’incidente segue a una serie di tre incidenti simili nei quali truppe Siriane hanno subito attacchi da parte delle forze della coalizione USA nell’area attorno ad Al-Tanf, presso la frontiera Giordana. Tutte le quattro provocazione citate sono avvenute nell’ultimo mese, lasciando intuire come Washington intenda impedire all’armata Siriana la liberazione delle sue città e territori a est, dove si trovano milizie armate che agiscono su procura degli USA.

Alla fine di Maggio, l’esercito Arabo Siriano (SAA), ha lanciato l’operazione “Grande Alba”, che ha visto agire in combinazione l’800esimo battaglione delle Guardie Repubblicane, Hezbollah, combattenti Iraniani, forze speciali Russe (in funzione di appoggio e consiglio strategico). Grande Alba, che è la maggiore operazione dall’inizio del conflitto, si propone di ripulire completamente il confine a est, liberando città e territori nella mani dell’ISIS a est dell’Eufrate e riaprendo il corridoio tra Damasco e Baghdad. La campagna rappresenta il tentativo da parte del governo centrale di ristabilire il controllo su terra, risorse e centri abitati nell’est del paese.

Sistema S-400 missili antiaerei nella base russa

Fino a questo momento l’operazione ha ottenuto notevoli avanzamenti, con due colonne maggiori dell’esercito Siriano che hanno guadagnato terreno su linee parallele, uccidendo o mandando in fuga i guerriglieri jihadisti lungo il loro percorso. L’attacco di domenica (contro l’aereo da guerra Siriano) potrebbe rappresentare un tentativo disperato di frenare i progressi delle truppe lealiste che stanno rapidamente avanzando verso Raqqa, Deir Ezzor e Abu Kamal, tutte città collocate sulle sponde dell’Eufrate.

La spinta dell’esercito Siriano mette chiaramente a repentaglio la strategia operativa di Washington, definita “piano B”, che si propone di: (A) frazionare la nazione in unità più piccole, enclaves controllate dagli Stati Uniti; (B) Bloccare il ponte terrestre critico tra Beirut, Damasco, Baghdad e Teheran; (C) Stabilire una base sicura per addestrare i militanti Sunniti per poi disseminarli in Siria e ingaggiare nelle future operazioni di destabilizzazione. Visto in questa luce, l’abbattimento dell’ SU-22 Siriano potrebbe essere stato un tentativo, da parte dei leaders della coalizione, di scongiurare l’assalto Siriano che sta mandando a monte l’intera strategia di Washington.

La risposta Russa all’attacco è stata rapida e feroce.Il Viceministro degli Esteri Russo Sergey Ryabkov ha condannato l’azione come: “enorme violazione del diritto internazionale e atto di aggressione militare”.

Ha dichiarato che: “L’attacco va interpretato come coerente con l’attuale attitudine Americana di violazione delle norme del diritto internazionale. E’ un atto di aggressione, studiato per aiutare quegli stessi terroristi che a parole gli USA sostengono di combattere”.

Non sorprende se il Ministro della Difesa Russo ha annunciato la cessazione di ogni cooperazione militare con l’esercito USA per come era stata prevista dal Memorandum per la prevenzione degli incidenti aerei e per la garanzia della sicurezza aerea in Siria. In termini pratici ciò vale a dire che Mosca non farà più uso della linea di comunicazione intesa per prevenire incidenti aerei sui cieli Siriani. Quindi mentre i grandi media come il Wall Street Journal applaudono il folle attacco come “segno di una maggiore volontà da parte dell’amministrazione Trump di sfidare direttamente il Presidente Bashar al Assad e i suoi alleati, analisti un pò più sobri anticipano che la mossa non otterrà altro che inasprire tensioni e aumentare le probabilità di scontro diretto tra le due superpotenze nucleari.

La dichiarazione del Ministero della Difesa Russo aggiunge che “Ogni oggetto volante, inclusi aerei e velivoli senza pilota, della coalizione internazionale (USA), trovati a ovest del fiume Eufrate, saranno tracciati dalle forze di difesa terrestra e aerea Russe e considerati come bersagli”.

Se l’attacco si proponeva di provocare una risposta, si direbbe abbia avuto successo. Se un altro aereo Siriano verrà abbattuto, a Mosca non resterà che la rappresaglia. E’ questa l’intenzione?

La Russia non intende intensificare il suo impegno in Siria. I suoi obiettivi primari sono la sconfitta dell’ISIS, il mantenimento del governo eletto, l’evitare che questo stato precipiti nella disintegrazione e nell’anarchia. Il Presidente Russo Vladimir Putin ha di recente affrontato la questione in una intervista, in risposta alla domanda: “Potreste spiegare il motivo per l’invio di truppe in Siria e qual’era l’obiettivo iniziale?”

Putin ha risposto: “E’molto semplice spiegare. Abbiamo visto cosa stava accandendo ad altri paesi nella regione, Iraq e Libia su tutti, a causa della rimozione forzata dei loro governi. I governi sono stati distrutti, non soltanto rimossi dal potere, e i loro capi uccisi. Non vogliamo che la stessa cosa accada in Siria, altrimenti l’intera regione finirebbe per precipitare nel caos”

Questa è la spiegazione, chiara e tonda. La Russia non ha  ambizioni territoriali in Siria, nè ambizione di impadronirsi delle sue risorse, industrie, gasdotti.

Non si tratta di soldi, petrolio o terra. Si tratta della sicurezza nazionale Russa, messa a repentaglio dall’escalation di terrorismo.

Inoltre si tratta di difendere la “sovranità”, che è la pietra su cui poggia la sicurezza internazionale.

Per queste ragioni la Russia è impegnata in Siria.

Alla luce di ciò, non è nell’interesse Russo abbattere aerei  Americani, intensificare le azioni contro i combattenti su procura della coalizione, o qualsiasi altra azione che possa risultare in una escalation militare.

Putin non intende prolungare o espandere il conflitto, intende farlo cessare.

Sfortunatamente molte potenze condividono lo stesso affollato campo di battaglia, in modo tale che anche un semplice errore di calcolo può condurre a una seria conflagrazione.

Servirà molto  autocontrollo per destreggiarsi nel campo minato Siriano senza accendere la miccia della Terza Guerra Mondiale.

Vedremo se Putin ce la farà.

Mike Whitney

Fonte: counterpunch.org

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Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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