Qatar – una vittima degli Stati Uniti e dei loro alleati

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La crisi qatariota, causata dalle richieste di alcuni paesi arabi, impossibili da soddisfare e che sono solo una copertura per rivendicazioni completamente diverse, continuerà fino a quando queste richieste non verranno soddisfatte.

Dopo il previsto fallimento dell’ultimatum al Qatar, il Quartetto Arabo ha espresso il suo rammarico e ha promesso di aumentare la pressione sull’emirato ricco di gas e petrolio, che un mese fa è diventato improvvisamente l’incarnazione di tutta la sporcizia della politica mediorientale.

In una dichiarazione dei ministri degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrein, dell’Egitto e dell’Arabia Saudita, il Qatar è accusato di aver trascurato le critiche e di avere “un approccio frivolo nei confronti del problema”. A questo proposito, secondo i rapporti dei media arabi, è previsto un forte rafforzamento delle sanzioni già imposte al Qatar, in particolare il sequestro delle proprietà dell’emirato in questi quattro stati. Inoltre, il Quartetto Arabo cercherà di far interrompere la cooperazione con Doha a tutte le società dei paesi arabi che non lo hanno ancora fatto.

Lo sfondo

Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto hanno interrotto i rapporti diplomatici con Doha il 5 giugno, e hanno bloccato le vie di comunicazione verso il Qatar, accusandolo di sostenere il terrorismo, interferire nei loro affari interni, essere ostile alla politica e incoraggiare l’ideologia estremista.

Anche Giordania e Gibuti hanno mostrato “solidarietà”, riducendo la loro rappresentanza diplomatica in Qatar. Allo stesso tempo, il Kuwait ha agito come intermediario nella risoluzione del conflitto. Ora, secondo i rapporti, il “Quartetto” Arabo vuole che il Kuwait smetta di avere questo ruolo, e aderisca alle sanzioni. Solo un paese della regione ha difeso pubblicamente il Qatar – la Turchia.

I paesi arabi il 22 giugno hanno presentato al Qatar un ultimatum in 13 punti. Tra questi, l’abbassamento del livello delle relazioni diplomatiche e militari con l’Iran, la chiusura della base militare turca, la cessazione del finanziamento alle organizzazioni terroristiche, le interruzioni delle interferenze negli affari interni dei paesi arabi, lo stop al sostegno a figure dell’opposizione, e la chiusura della famosa rete televisiva satellitare Al Jazeera.

Risposta

Il Qatar, dopo aver studiato le accuse e le richieste dei vicini arabi, le ha trovate ingiuste, impraticabili e ciniche.

In particolare, le autorità del Qatar hanno escluso la possibilità di chiudere la base militare turca, offrendo ai loro critici l’abbassamento del livello delle relazioni diplomatiche con l’Iran e la chiusura dei canali televisivi Al Arabiya e Al-Hadath.

Nella risposta di Doha, viene ricordato che il Qatar non è l’unico paese arabo che mantiene relazioni con Teheran, e quindi la richiesta di interrompere le relazioni con l’Iran, il paese più grande della regione, è ingiusta. Il rifiuto di chiudere la base turca a Doha è motivato dal fatto che la carta del Consiglio di Cooperazione degli Stati arabi del Golfo Persico, di cui il Qatar è membro, non vieta una cooperazione simile con altri paesi.

Cosa sta succedendo davvero?

Guardando gli eventi da una prospettiva più ampia nel contesto internazionale, tutto è chiaro, soprattutto se si aggiunge un collegamento mancante, ma molto importante, a questa tavolozza regionale di accuse e controaccuse reciproche – gli Stati Uniti, e ci si rende anche conto che il vero motivo della collera contro il Qatar non è affatto il sostegno al terrorismo, ma… il gas.

Questo paese è il terzo al mondo per riserve esplorate di gas naturale e il sesto per esportazione di gas liquefatto. Periodicamente, ci sono voci secondo le quali i maggiori paesi produttori di gas – Russia, Iran e Qatar – stiano pensando alla creazione di un “OPEC del gas”…

Questa è la vera causa dei problemi.

Il fatto è che un attore potente – gli Stati Uniti – sta ora entrando nei mercati del gas asiatici ed europei. Gli Stati Uniti hanno accumulato riserve di gas che superano le loro necessità, e gli Americani intendono esportarle ampiamente. Beh, il fatto che questo mercato sia già occupato non li spaventa, gli Stati Uniti hanno abbastanza mezzi politici e militari, nonché altri mezzi di manipolazione, per assicurarsi i propri interessi economici.

Per cominciare, il Qatar dovrebbe essere rimosso dal mercato del gas. Come primo passo questo sarà abbastanza, e allora si potrà procedere col piano globale. In Europa, per esempio, come vittima di questa politica è stata eletta… la Russia, poiché gli Americani, con l’aiuto di alcuni alleati europei, si aspettano di limitare notevolmente le forniture dei vettori energetici russi verso l’Europa, e di far passare rapidamente gli Europei al gas liquefatto americano.

Il Qatar adesso si rammarica molto di non aver consentito a suo tempo alla Turchia di creare una vera e propria base militare nel paese. Probabilmente le autorità si rammaricano ancor più che le relazioni con la Russia non siano tanto buone quanto quelle di Damasco, ma le autorità del Qatar stanno cercando di risolvere questa mancanza il più presto possibile. Il 1° luglio, l’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin.

Secondo il servizio stampa del Capo di Stato russo, le parti si sono scambiate opinioni su “temi importanti della cooperazione Russo-Qatariota con l’accento sulla realizzazione di una serie di progetti promettenti, tra cui investimenti ed energia” e, naturalmente, si è discusso della “crisi nelle relazioni tra il Qatar e alcuni altri Stati”. Putin ha sottolineato “l’importanza degli sforzi politici e diplomatici volti a superare i disaccordi esistenti e normalizzare la difficile situazione che è sorta”.

Pertanto, non ci sarà probabilmente una guerra. Sarebbe uno scandalo terribile e una mazzata per tutte le monarchie del Golfo Persico. Lo scenario più prevedibile è un inasprimento delle sanzioni e il blocco fino a quando il Qatar non sarà costretto a fare concessioni. Al Qatar non rimane che cercare di ridurre al minimo le perdite e di non perdere la sovranità. E per questo, ricordiamo, è spesso necessario chiamare Mosca e cooperare più attivamente con la Russia in tutti i campi.

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Articolo di Sergey Latyshev pubblicato il 7 luglio 2017 su Katehon.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

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