Quando l’America abbracciò Hitler: il lato oscuro del sogno americano

Un articolo di The Atlantic “When 20,000 American Nazis Descended Upon New York City“, insieme al documentario a cui fa riferimento, mette in luce un capitolo oscuro della storia americana che molti preferirebbero dimenticare: il sostegno finanziario e ideologico che alcune figure americane hanno offerto al regime nazista. Non si tratta solo di qualche simpatizzante isolato, ma di un movimento organizzato che, negli anni ’30, culminò in un raduno di 20.000 nazisti americani al Madison Square Garden di New York.

Questi fatti comprovati, sebbene raramente discussi nei libri di storia, rivela come l’ideologia nazista avesse trovato terreno fertile anche oltreoceano. Il documentarista Marshall Curry, con il suo film “A Night at the Garden“, cerca di riportare alla luce questa storia sepolta, mostrando come l’antisemitismo e il fascismo non fossero solo problemi europei, ma fossero stati abbracciati da una parte della società americana. Le immagini scioccanti del raduno, con la svastica che svetta sul Madison Square Garden, ci ricordano quanto sia pericoloso dimenticare o minimizzare questi fatti.

Ma c’è un altro livello di complicità ancora più inquietante: il sostegno finanziario diretto di alcune grandi imprese americane al regime di Hitler. Parliamo di nomi di peso, come la Ford, la General Motors, la Standard Oil, che non solo investirono pesantemente nell’economia tedesca, ma continuarono a farlo anche dopo che divenne chiaro quali fossero le intenzioni del regime nazista.

Queste aziende non si limitarono a fare affari, ma giocarono un ruolo cruciale nella costruzione della macchina da guerra di Hitler. La General Motors, per esempio, aveva il controllo della Opel, che produceva veicoli militari per la Wehrmacht. La Standard Oil di Rockefeller forniva il petrolio necessario per sostenere la guerra di Hitler. E la Ford non solo finanziò il regime, ma Henry Ford stesso fu un noto simpatizzante nazista, il cui libro “L’ebreo internazionale” fu apprezzato da Hitler al punto da essere citato nel “Mein Kampf”.

Questa collaborazione andò avanti nonostante le atrocità del regime nazista fossero note al mondo intero. Anzi, alcuni di questi imprenditori vedevano nei nazisti un baluardo contro il comunismo e un’opportunità di profitto. La loro complicità non solo rafforzò il regime, ma contribuì direttamente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con milioni di vittime.

L’articolo sottolinea come, ancora oggi, ci sia una tendenza a minimizzare o ignorare il ruolo che queste figure americane hanno giocato nel sostenere Hitler. È una lezione di storia che viene sempre trascurata, ma che è cruciale per comprendere come gli interessi economici possano talvolta prevalere sui valori morali.

Questo non è solo un episodio del passato da relegare nei libri di storia. È un avvertimento su quanto sia pericoloso ignorare le radici del fascismo e su come l’avidità e il cinismo possano portare a compromessi devastanti. La storia ci mostra che anche le democrazie possono essere vulnerabili a queste tentazioni, e che il fascismo può prosperare ovunque, se trova le condizioni giuste.

In definitiva, l’articolo di The Atlantic e il documentario di Marshall Curry ci ricordano che la storia non è solo fatta di eroi e vittime, ma anche di complici e opportunisti. È un capitolo che dovremmo conoscere e ricordare, non solo per onorare le vittime, ma per prevenire che simili orrori si ripetano in futuro.

Le immagini di quel raduno del 1939 al Madison Square Garden sono un potente monito: il fascismo non è una minaccia lontana o esotica, ma può nascere e crescere ovunque, anche nel cuore di una delle più grandi democrazie del mondo. Dobbiamo essere vigili, ricordare questa storia e imparare da essa, per proteggere i valori democratici che troppo spesso diamo per scontati.

Il documentario e l’articolo ci chiedono di riflettere non solo sul passato, ma anche sul presente, su come le forze del fascismo e dell’odio possano rinascere sotto nuove forme e su quanto sia cruciale opporsi a queste tendenze fin dal primo momento. È un compito che spetta a ciascuno di noi, per garantire che la libertà e la giustizia prevalgano.

Quindi direi , coltiviamo la libertà guardando alla realtà nella totalità dei suoi fattori. Come per seconda cosa, cominciamo nel rivedere la storia, scritta dai vincitori. Compresa la narrativa della guerra in Ucraina, che vorrebbe l’America e tutto l’occidente immacolato.

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