Quello russo “Un regime in scadenza”, “un sultanismo”? Ma è proprio vero?

Rozanskij è il corrispondente da Mosca di Asia News, almeno è lui che si occupa di commentare i principali fatti del paese. I temi che sottolinea Rozanskij riecheggiano essenzialmente quella che sarebbe l’anomalia dei eccessivi mandati di Putin “un regime in scadenza” e l’autoritarismo “il governo russo sta scivolando da un sistema “corporativistico” a una specie di “sultanismo”, simile a quello di Erdogan in Turchia” (Asia News 24/o8).

Se si cerca su Google ‘Vladimir Rozanskij e Putin‘ si ha subito  un’idea chiara di quale sia l’idea centrale di Rozanskij quando egli parla di Putin. Le sue critiche si concentrano essenzialmente sullo ‘zarismo’ di Putin e sulla sottolienatura dell’opposizione “di strada” organizzata da Aleksej Naval’nyj, che mobiliterebbe i giovani e rappresenterebbe l’ opposizione del paese.

In particolare nel suo ultimo articolo pubblicato su AsiaNews  “L’amaro regalo dei giovani alla festa di compleanno di Putin” Rozanskij chiama spesso in causa  Navalny che sarebbe

blogger e leader dell’opposizione a Putin

In realtà il leader del partito di opposizione  di’ Coalizione Democratica’ non è il principale leader dell’opposizione russa, egli rappresenta che il 2% dell’elettorato russo mentre gli altri partiti , il Kprf, il Ldpr, il SP, fanno percentuali a doppia cifra.

eppure scorrettamente viene chiamato come il ‘leader dell’opposizione’. Mentre in merito a Putin, Rozanskij dice:

…tutte le previsioni confermano la sua rielezione certa. Non è neanche in discussione la dimensione plebiscitaria della vittoria, che otterrebbe non meno del 70% dei consensi

Quindi ciò esprime  un grande consenso popolare, ciononostante Rozanskij afferma:

Da molte parti si sente l’odore stantio di un regime in scadenza, pur essendo finora privo di alternative, accrescendo il rischio di disordini e sommosse.

Infine c’è la questione del compleanno dei 65 anni di Putin. Un presidente a parere di Rozanskij

…sempre più bolso e paralizzato nella sua politica di isolamento interno ed esterno, a somiglianza dei vecchi segretari sovietici del Partito comunista di fine secolo.

L’articolista immagina che il compleanno del presidente russo sia stato festeggiato in ‘pompa magna’ mentre in realtà è stato celebrato come si conviene per capo di stato, nella  residenza riservata dallo Stato ai presidenti con una ristretta cerchia di persone. Per quando riguarda le 80 manifestazioni che il partito di Navalny ha organizzato in tutto il paese, la maggior partecipazione si è avuta a San Pietroburgo con 4.000 partecipanti. Rozanskij commenta l’assenza di incidenti ed arresti con il fatto che la polizia non ha voluto ‘disturbare il compleanno di Putin’ (che lui chiama ‘giubileo’)..

… ha stupito l’inattesa tolleranza delle forze dell’ordine a Mosca, dove i picchetti sono stati accompagnati da grandi spiegamenti di forze, ma senza pressioni, né arresti.

Rozanskij  descrive Putin come lo Zar mentre Navalny come un liberale. Ma questo non è vero ,  Navalny è un nazionalista.  Fortemente contro l’immigrazione , è a favore dell’unificazione della Crimea, appartiene alla corrente politica che in qualsiasi paese europeo sarebbe chiamata populismo ( ed accusa Putin di populismo) ma si presenta soprattutto come uomo anti-corruzione.
Ha l’indubbio pregio di aver negli anni passati denunciato  numerosi fenomeni di corruzione in vari appalti . In quelle occasioni, nessuno lo ha incolpato e lo ha perseguito, anzi le azioni penali che lui ha innescato contro i corrotti, ha fatto risparmiare allo stato milioni di rubli. E’ evidente che il motivo delle sue peripezie con la giustizia non è per la lotta alla corruzione ma perché incappa continuamente in infrazioni organizzando le sue manifestazioni al di fuori delle aree che sono di volta in volta assegnate dalle autorità di pubblica sicurezza. Se il potere si accanisce contro di lui è anche vero che lui gli fa da sponda in modo così tanto ingenuo e sistematico da far sorgere il sospetto fondato che lui  – dato la scarsa consistenza dei suoi sostenitori – intenda creare soprattutto l’incidente e l’eco mediatico.

Sul tema della corruzione non si può dire in sincerità che Putin non l’abbia combattuta oppure che non la combatta. L’epoca di Eltsin, osannato da tutto l’occidente e fortemente sostenuto da tutto l’occidente, ne è la prova. A quel tempo la corruzione era un fenomeno dilagante che aveva svenduto immense risorse per l’arricchimento di pochi. Tutti ricordiamo  che Putin fece arrestare gli  oligarchi che avvinghiavano come una piovra tutta la Russia.  Infine, non dovremmo dimenticare che l’occidente che ora appoggia Navalny, è lo stesso occidente che appoggiava anche le Pussy Riot e le femen: l’occidente appoggia chiunque attacchi la Russia ma non per il suo autoritarismo (l’occidente fa affari tranquilla mente con l’Arabia Saudita) ma bensì per la diversità che rappresenta.

E’ ingenuo pensare che in questo clima di nuova guerra fredda l’appoggio occidentale a Navalny sia sincero. E dovrebbe essere da monito cosa  è successo recentemente in altri paesi quando si gridato ‘democrazia subito’.  Dovremmo ricordare quali passi di apertura verso l’occidente aveva fatto la Russia prima che l’occidente gli imponesse l’ isolamento, l’accerchiamento militare, le sanzioni e la spingesse di nuovo ad ‘isolarsi’  tra le braccia della Cina… La Russia è ora un paese in guerra e gran parte delle motivazioni della sua rigidità e del controllo statale sono da ricercare nella guerra asimmetrica in corso.

Ma non c’è nulla da scandalizzarsi. Il mondo è diviso e il giustizialismo è pervasivo. Così quando sul suo profilo padre Cervellara risponde alle critiche che alcuni lettori hanno fatto all’articolo  “L’amaro regalo dei giovani alla festa di compleanno di Putin” ne difende i contenuti che conferma rappresentino la posizione editoriale. Asia News – dice padre Cervellera – ha parlato bene della Russia in Siria ed in Medio Oriente. “Ma – dice il fondatore di Asia News – questo non ci esime dal registrare lo scontento che pure è presente in Russia. Le cose nella realtà sono sempre sfumate e le cose umane hanno sempre dei difetti. Così, deve accettarlo: anche Putin è un uomo, con difetti”.

Però il punto è un altro, non sono i difetti dell’uomo, è il giudizio morale di fondo che conta.

Dice infatti la prof. Mariella Carlotti: “Giudicare un’epoca è giudicare il suo ideale, magari mille volte tradito: un uomo, un popolo non è ciò che riesce a realizzare – in questo entrano in scena fattori non determinabili dalla volontà –, ma ciò che desidera, ciò che costituisce il movente di ogni pensiero e di ogni azione.

Quindi i dispostismi non sono semplicemente misurabili con il metro della lunghezza del mandato ma – dice Mariella Carlotti –  “sempre  l’opposizione drammatica è tra la ricerca del bene proprio – origine di ogni violenza – e la tensione al bene comune, che mentre realizza una convivenza armonica, salva l’io, conservandone le dimensioni proprie, non riconducibili a un piccolo possesso, sproporzionato al suo animo”.

In passato le monarchie cristiane hanno fatto il bene di Europa, come quella di Ungheria con S. Stefano. Certamente se Navalny  fosse vissuto a quell’epoca – senza fare paragoni con Putin (è un paradosso ma vi prego di cogliere il senso) – lo avremmo visto protestare per l’autoritarismo.

Quindi, – come ha detto Solženicyn  nel famoso discorso ad Haward’  l’8 giugno 1978 – dovremmo , non essere troppo attaccati al nostro modello di democrazia che non è il miglior modo di governare. Ogni società ha i suoi tempi e la sua evoluzione e non ci possiamo aspettare che  quella russa che ha visto lo zarismo e poi l’epoca sovietica ci superi ‘in volata’ visto anche che nelle nostre società le nostre libertà e tutele si vanno attualmente sempre più restringendo.

Secondo Solženicyn il nostro metodo non è l’unico e non è privo di errori:

Nella società occidentale di oggi è avvertibile uno squilibrio fra la libertà di fare il bene e la libertà di fare il male. Un uomo politico che voglia realizzare, nell’interesse del suo paese, una qualche opera importante, si trova costretto a procedere a passi prudenti e perfino timidi, assillato da migliaia di critiche affrettate (e irresponsabili) e bersagliato com’è dalla stampa e dal Parlamento. Deve giustificare ogni passo che fa e dimostrarne l’assoluta rettitudine. Di fatto è escluso che un uomo fuori dall’ordinario, un grande uomo che si riprometta di prendere delle iniziative insolite e inattese, possa mai dimostrare ciò di cui è capace: riceverebbe tanti di quegli sgambetti da doverci rinunciare fin dall’inizio. Ed è così che col pretesto di controllo democratico si assicura il trionfo della mediocrità.

In realtà la  democrazia si fonda sulla memoria. Allora domandiamoci: che memoria noi abbiamo adesso di noi stessi? Per questo, starei attento ad imporre il nostro modello di democrazia in tutto il mondo ed a giudicare secondo il filtro ingannevole dell’accostamento di realtà fortemente stereotipate che non esistono. Bisogna valorizzare invece i passi fatti. Nel caso della Siria ad esempio , con il multipartitismo approvato nel 2014 , ci si aspetterebbe  che il popolo finalmente libero di scegliere, alle prossime elezioni  scegliesse un altro leader . Non è così:  è quasi sicuro che nelle prossime elezioni vincerà ancora il presidente Assad, avendo egli il sostegno di tutto il paese. E’evidente allora che non esiste solo la forma ma anche la sostanza; e per questo,  la soluzione democratica può rappresentare in certe epoche storiche una soluzione disgregatrice e pericolosa.

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