Il sequestro è avvenuto nella provincia orientale pakistana del Punjab
Un cittadino italiano e uno olandese, entrambi collaboratori della ONG tedesca Welthehungerhilfe, sono stati rapiti ieri negli uffici dell’organizzazione. I due cooperanti lavoravano per la ricostruzione dei danni causati dalle disastrose inondazioni avvenute l’anno scorso in Pakistan. Il sito dell’emittente pachistana Geotv riferisce che, in base alle prime notizie, degli sconosciuti armati hanno fatto irruzione nei locali della Ong e hanno portato via i lavoratori stranieri. Secondo alcuni testimoni, i sequestratori avrebbero minacciato i due con le armi e li avrebbero costretti a indossare lo Shalwar kameez (tipico vestito nazionale pakistano) prima di portarli via. Il rapimento è avvenuto a Qasim Bela, alle ore 20 locale, nel distretto di Multan della provincia centrale del Punjab.
L’italiano è Giovanni Lo Porto di 36 anni, amministratore dalla organizzazione. Nato a Palermo, si è laureato alla London Metropolitan University e alla Thames Valley University. Era arrivato in Pakistan proprio ieri. Prima di collaborare con l’Ong tedesca Welthehungerhilfe ha lavorato con l’incarico di project manager con il Gruppo Volontario Civile Cesvi, un’Ong italiana di cooperazione allo sviluppo con sede a Bergamo. Dall’ottobre scorso partecipava, sempre come project manager, alla costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab. In precedenza era stato ad Haiti. Il secondo uomo è Bernd Johannes, di 45 anni, olandese, Direttore responsabile dell’ufficio della Ong.
Alcuni giornali riportano che fonti della polizia non escludono che gli operatori siano stati prelevati da agenti dell’intelligence per interrogarli. Ma l’ipotesi sembra poco attendibile allo stato dei fatti. Asia News ipotizza invece che il rapimento sia stato effettuato a scopo di estorsione, e questa ipotesi è la più verosimile, visto che i due ricoprono incarichi di primo piano nell’interno della Ong e che la Welthungerhilfe (Membro di Alliance 2015, un network di organizzazioni umanitarie europee) è una grande organizzazione a livello mondiale, presente in più di 70 paesi al mondo, sostenuta dall’Unione Europea e dal ministero tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo. Il rapimento a scopo di estorsione è infatti fonte di finanziamento abituale di gruppi militanti fondamentalisti islamici, ed è aumentato drasticamente negli ultimi anni, fino a diventare quasi endemico.
La regione è scossa sotto il peso di continue tensioni etniche e religiose: membri di movimenti politici a forte connotazione etnica e islamica sottopongono la minoranza cristiana a indicibili violenze e crudeltà, che per dimensioni, frequenza ed efferatezza stanno assumendo le caratteristiche di una vera pulizia etnica.
Il rapimento avvenuto ieri è l’ultimo di una lunga serie: all’inizio di quest’anno è stato rapito un operatore britannico della Croce Rossa Internazionale e due giovani di cittadinanza svizzera sono in mano dei rapitori dal luglio 2011 (per il loro rilascio è stato chiesto un riscatto di 3 milioni di dollari e la scarcerazione di 100 talebani detenuti in Pakistan). La situazione politica nazionale è altrettanto confusa: esercito e magistrati minacciano l’esecutivo, responsabile di aver chiesto sostegno agli Usa contro un possibile colpo di Stato dell’esercito all’indomani del raid che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden.
In questa difficile situazione si sta muovendo il nostro Ministero degli Esteri che ha dichiarato: “L’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri ha immediatamente attivato tutti i canali utili per promuovere la positiva soluzione della vicenda”. Nello stesso tempo la Farnesina ha chiesto ai media di non diffondere notizie che possano compromettere il tentativo di liberare gli ostaggi.
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