Negli ultimi mesi, i rappresentanti ufficiali russi e bielorussi hanno rassicurato regolarmente il pubblico che tutti i problemi del commercio bilaterale (e le relazioni tra Mosca e Minsk da tempo si riducono al commercio, e a nient’altro) saranno risolti a breve. Se ricordate le previsioni dei membri del governo, degli esperti vicini ai governi, e anche le indiscrezioni da “fonti vicine ai negoziati”, l’attuale conflitto sulle tariffe del gas e del petrolio doveva essere risolto già in autunno, e alle condizioni dei bielorussi. Ma ora siamo all’inizio dell’anno nuovo, e le questioni legate alla fornitura di materie prime e alla nuova tranche di crediti russi, di importanza fondamentale per Minsk, non hanno avuto nessuna soluzione.
L’economia bielorussa: la galvanizzazione di un cadavere
E anche se tutto fosse andato diversamente – se la Russia avesse cancellato il debito bielorusso per il gas, se avesse garantito le forniture di petrolio nelle quantità richieste, e avesse continuato i finanziamenti – tutto questo non avrebbe cambiato praticamente nulla. L’attuale modello economico bielorusso non è rianimabile, e questo fatto è stato più volte confermato dalla realtà. Per anni, la Bielorussia otteneva dalla Russia tutto ciò che desiderava – gas a prezzi più bassi, possibilità di esportazioni senza dazi dei prodotti petroliferi derivanti dalle materie prime russe, agevolazioni per le merci sul mercato russo. Tuttavia ogni volta, puntualmente, accadeva che i benefici ottenuti finivano presto, dopo di che Minsk si sentiva di nuovo offesa e dichiarava di essere delusa dalla cooperazione economica con la Russia e dalla partecipazione ai progetti di integrazione sotto la sua guida. Questa delusione, come si può vedere, ha assunto una varietà di forme: dalla sospensione dei pagamenti per il gas acquistato, agli arresti di giornalisti filo-russi, che hanno più volte sottolineato – tra l’altro – che l’attuale politica economica delle autorità bielorusse sta conducendo il paese direttamente nell’abisso.
L’economia bielorussa è da tempo diventata un buco nero, che continua a divorare miliardi di dollari, milioni di tonnellate di petrolio e di metri cubi di gas, nonché innumerevoli altre concessioni, sussidi e dotazioni. E la cosa più paradossale in questa situazione non sembra nemmeno il fatto che Minsk rifiuti categoricamente, in cambio dell’aiuto di Mosca, di andarle incontro nelle varie questioni militari e politiche: un simile rifiuto bielorusso di aiutare la Russia potrebbe avere almeno qualche spiegazione logica. Invece più interessante è che rifiuti di aiutare se stessa – dal 1991, e questo è il principale mistero bielorusso. Con i soldi che Mosca ha investito nell’economia locale in questo periodo di tempo, il piccolo paese nel cuore del continente europeo avrebbe potuto trasformarsi, se non in una Svizzera, certamente almeno in un paese dell’Europa orientale, in grado di garantire un livello di vita decente per tutti i suoi cittadini. E non si può nemmeno dire che tutti gli investimenti venivano banalmente rubati: qui non c’è un livello di corruzione simile a quello ucraino. Forse, semplicemente, in questo caso abbiamo a che fare con una incapacità particolare della leadership bielorussa nella gestione dell’economia. Di conseguenza, invece della prosperità di un qualsiasi paese dell’Europa orientale, si vede un grave degrado economico, una produzione industriale in calo e un peggioramento di tutti gli indicatori relativi alle condizioni di vita della gente. Le pluriennali rassicurazioni delle autorità sulla rapida e inevitabile modernizzazione economica sono rimaste tali. E tutto questo viene accompagnato da una progressiva intensificazione del nazionalismo, e da regolari bruschi cambiamenti di rotta dei governanti, in uno stato di nevrosi costante.
La chimera della virata a ovest
Una delle caratteristiche costanti nella politica estera di Minsk è stata tradizionalmente la minaccia di virare verso ovest. “Il pendolo geopolitico di Lukashenko” è già diventato un’espressione standard – e sembra che ci abbia contribuito proprio la propaganda ufficiale bielorussa. In questo, negli ultimi tempi la Bielorussia è stata fortunata. Dal 2014, il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei ha fatto un gran lavoro in direzione occidentale. Ha anche avuto successo: le sanzioni di fatto sono state revocate, Alexander Lukashenko non è più considerato l’ultimo dittatore, l’Unione Europea ha formalmente proposto a Minsk di cominciare daccapo. Il presidente bielorusso ha cominciato ad ospitare, durante i negoziati sul Donbass, i leader dei principali paesi europei, e i rappresentanti del Dipartimento di Stato americano e del Pentagono sono andati sempre più spesso in visita a Minsk. Ben presto, però, si è manifestato un piccolo dettaglio: il riavvicinamento con l’Occidente era totalmente privo di significato sul piano finanziario. Gli esperti russi hanno più volte avvertito che nessuno, oltre a Mosca, vorrà finanziare il modello bielorusso. La Federazione Russa ci metteva soldi; la UE si limitava a parlare delle prospettive di immaginari investimenti e tecnologie. In particolare, per diversi anni Minsk non è riuscita ad accordarsi sul nuovo programma di prestito del FMI (più che modesto nei suoi volumi), e questo nonostante il disgelo nelle relazioni, di cui le autorità bielorusse sono così orgogliose. E i milioni di euro che Bruxelles, Berlino e Varsavia investono nei progetti di sviluppo del “governo locale” nelle regioni bielorusse, in realtà sono destinati solo a creare una rete di loro sostenitori tra i dirigenti locali.
La Bielorussia può offrire all’Occidente solo una cosa: un costante orientamento anti-russo. Lukashenko potrebbe decidersi a fare un simile passo solo a condizione di una garanzia per il proprio futuro politico, e di sostanziali investimenti finanziari. Tuttavia, al momento né la UE né gli USA sono pronti a definire soluzioni accettabili per Minsk su entrambe le questioni. Ed è chiaro che le implicazioni pratiche di tutte le manovre delle autorità bielorusse verso l’Occidente si sono rivelate estremamente scarse, negli ultimi anni. L’ulteriore riavvicinamento con i nuovi “partner” porterà inevitabilmente ad un’erosione del potere di Lukashenko, seguita dall’ucrainizzazione della situazione politica nella repubblica post-sovietica. A quanto pare, la formula “se non ci mantenete, noi vi lasciamo per l’Occidente” dovrà essere abbandonata dalla leadership bielorussa: in politica, una manipolazione infantile diventa obsoleta e si deteriora molto presto.
Un’alleanza molto particolare
Che la Bielorussia sia un alleato politico e militare della Russia, negli ultimi tempi viene dimenticato sia a est che a ovest, tanto bizzarro è il comportamento di Minsk. E’ stata scritta una quantità enorme di materiali sul totale sabotaggio degli impegni di alleanza delle autorità bielorusse nei confronti di Mosca, quindi ci limitiamo solo ad un breve accenno. Nel 2010, l’assistente del presidente russo Sergei Prikhodko dichiarava la possibilità di pubblicazione di uno stenogramma in cui Alexander Lukashenko pubblicamente prometteva di riconoscere l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Allo stesso tempo, i militari russi riferivano che Mosca aveva stretto un sostanziale accordo con Minsk sul dispiegamento di una base aerea russa in territorio bielorusso, che le autorità bielorusse in seguito hanno rinnegato. La Bielorussia sta sviluppando attivamente la sua cooperazione militare con l’Ucraina, aiutandola a riparare veicoli da combattimento, fornendo vari mezzi per l’operazione “antiterroristica”, e vendendole a condizioni favorevoli il gasolio che viene utilizzato per i carri armati ucraini. L’esperto russo Yevgeny Satanovsky ha anche dichiarato che Minsk vende le armi sovietiche in suo possesso al Qatar e agli Emirati Arabi Uniti, i quali poi riforniscono i terroristi che combattono in Siria. Allo stesso tempo, la Bielorussia e la Russia fanno parte della stessa Comunità di Stati Indipendenti, di cui oggi ci si ricorda sempre meno, ma che nessuno finora ha abolito. Alla luce di quanto detto sin qui, risulta evidente che tutti quei dogmi e postulati sui quali finora si basavano le relazioni russo-bielorusse devono essere radicalmente rivisti, in favore dei principi di una cooperazione più adeguata ed efficace. Questi principi sono molto semplici:
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Articolo di Vladimir Zotov pubblicato su Eadaily il 6 gennaio 2017
Traduzione dal russo a cura di Elena per Saker Italia – fonte Sakeritalia.it
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