Rapporto sulla Siria
Relazione del capo della Missione degli Osservatori della Lega degli Stati Arabi in Siria per il periodo dal 24 Dicembre 2011 al 18 gennaio 2012.
Nel nome di Dio, il Misericordioso, il Compassionevole.
“Abbiamo offerto la nostra fiducia al cielo e alla terra e alle montagne, ma si sono rifiutati di prenderla, e ne hanno avuto paura; e la portò l’uomo. Certo egli è nel peccato, sconsideratamente”
[Corano 33:72]
I. Basi legali
1. Con la delibera 7436 del 2 novembre 2011, il Consiglio della Lega degli Stati Arabi ha adottato il piano d’azione arabo ad essa allegato, ha accolto con favore l’accordo del governo siriano al piano, e ha sottolineato la necessità per il governo siriano di impegnarsi per la piena e immediata applicazione delle sue disposizioni.
2. Il 16 novembre 2011, il Consiglio della Lega degli Stati Arabi ha adottato la risoluzione 7439 che approva il progetto di protocollo del Centro giuridico e il mandato della Missione degli Osservatori degli Stati della Lega Araba in Siria, propriamente per verificare l’attuazione delle disposizioni del piano di azione arabo, per risolvere la crisi siriana e proteggere i civili siriani. La risoluzione ha chiesto al Segretario Generale della Lega degli Stati Arabi di prendere tutte le misure che ritenga opportune a tal fine e dare incarico al capo della Missione degli Osservatori degli Stati della Lega Araba di mettersi in contatto con il governo siriano con l’intento di firmare il protocollo.
3. Con delibera 7441 del 24 novembre 2011, il Consiglio della Lega degli Stati Arabi ha chiesto al Segretario Generale della Lega di mettere in campo una missione di osservatori della Repubblica Araba Siriana al fine di compiere il suo mandato nel quadro del protocollo immediatamente dopo la firma.
4. La Repubblica Araba Siriana e il Segretariato Generale della Lega degli Stati Arabi hanno firmato il protocollo il 19 dicembre 2011. Il protocollo prevede la creazione e la messa in campo nella Repubblica Araba Siriana di una missione composta da esperti civili e militari provenienti da paesi arabi e da organizzazioni arabe non governative
per i diritti umani. Il paragrafo 5 dichiara che la missione dovrebbe trasmettere relazioni periodiche sui risultati del suo lavoro al Segretario Generale degli Stati della Lega Araba e al governo siriano per la presentazione – attraverso il Comitato ministeriale Arabo sulla situazione in Siria – a livello ministeriale del Consiglio della Lega di un esame che permetta le azioni appropriate.
5. Il 20 dicembre 2011, il Consiglio della Lega ha approvato la nomina del generale Muhammad Ahmad Mustafa Al-Dabi della Repubblica del Sudan, come capo della missione degli osservatori.
II. La formazione della Missione
6. Il Segretariato generale ha chiesto agli Stati membri e alle organizzazioni arabe di trasmettere i nomi dei loro candidati per la Missione. Su tale base, finora stati nominati 166 controllori da 13 paesi arabi e da sei Organizzazioni arabe.
III. Visita della pre-delegazione del Segretariato generale in Siria
7. In preparazione alla Missione, una prima delegazione del Segretariato Generale ha visitato la Repubblica Araba Siriana il 22 dicembre 2011 per discutere i preparativi logistici per la Missione.
8. In conformità con il protocollo, il governo siriano ha confermato la sua disponibilità a facilitare la Missione in ogni modo per consentire la libera circolazione e la sicurezza di tutti gli osservatori in tutta la Siria, e per evitare qualsiasi ostacolo al lavoro della missione causato da motivi di sicurezza o amministrativi. La Parte del governo siriano ha anche ribadito il suo impegno a garantire che la missione possa liberamente effettuare le riunioni necessarie; per fornire una protezione completa agli osservatori, pur riconoscendo la piena responsabilità della Missione, se dovesse insistere nella visita di certe aree, nonostante l’avvertimento dei servizi di sicurezza; e per consentire l’ingresso in Siria dei giornalisti e dei media arabi e internazionali in conformità con le norme dei regolamenti in vigore nel paese.
VI. Arrivo e visite preliminari del Capo missione
9. Il capo della missione, il Generale Muhammad Ahmad Mustafa Al-Dabi, è arrivato nella Repubblica Araba Siriana la sera di Sabato 24 dicembre 2011. Ha tenuto una serie di incontri con il Ministro per la Degli Affari Esteri, Walid Al-Moualem, e con i funzionari del governo siriano, che hanno dichiarato di essere pronti a cooperare pienamente con la missione e ad adoperarsi per garantire il suo successo, superando eventuali ostacoli che possano insorgere. Sono state concordate tutte le necessarie disposizioni logistiche e di sicurezza.
10. La parte siriana ha dichiarato che vi erano alcune aree a cui specifiche misure sicurezza non avrebbero permesso l’accesso agli osservatori per paura della reazione dei cittadini. Il capo della missione ha risposto che in tale situazione la Missione si impegnerebbe a prendere contatto diretto con i cittadini e i partiti di opposizione, senza il controllo del governo, rimuovendo così la paura dei cittadini per qualsiasi ripercussione a seguito dei contatti con la Missione.
11. Il capo della missione ha completato i preparativi tecnici sul campo e ha assicurato i necessari dispositivi di trasporto e di comunicazione per l’inizio dei lavori. Ha incontrato, insieme agli osservatori che sono arrivati successivamente in Siria e li ha informati sui loro compiti e sui luoghi di lavoro nel quadro del protocollo. Gli osservatori hanno fatto un giuramento speciale, preparato dal Capo della Missione.
12. Il 27 dicembre 2011, il Capo della Missione e dieci osservatori hanno fatto una visita preliminare alla città di Homs, uno degli epicentri di tensione, che ha visto atti di violenza e scontri armati tra l’esercito e l’opposizione siriana. Alcune barriere di sicurezza che separano i distretti restano sul posto.
13. Subito al suo arrivo a Homs, il capo della missione ha incontrato il governatore della città, che ha spiegato che c’era stata una escalation di violenza perpetrata da gruppi armati in città. C’erano stati casi di rapimenti e di sabotaggio dei servizi pubblici e civili. Le scorte di cibo erano ridotte per il blocco imposto dai gruppi armati, che si riteneva essere composti da circa 3000 individui. Il Governatore aveva inoltre dichiarato che tutti i tentativi da parte di figure religiose e notabili della città per calmare la situazione era fallito. Si era cercata anche la possibilità di affrontare la questione dei soldati e dei veicoli bloccati all’interno Baba Amr.
14. La missione ha visitato i quartieri residenziali di Baba Amr, Karam al-Zaytun, Al-Khalidiyya e Al-Ghuta senza bisogno di protezione. Ha incontrato molti cittadini dell’opposizione che hanno descritto lo stato di paura, dei blocchi e degli atti di violenza a cui erano stati sottoposti dalle forze governative. Allo stesso tempo c’erano stati scambi di colpi di arma da fuoco tra le parti, la Missione ha potuto testimoniare gli effetti della distruzione operata sui distretti periferici e su un intenso scambio di fuoco tra l’esercito e l’opposizione in Baba Amr. Ha visto quattro veicoli militari nelle zone circostanti, e quindi aveva dovuto tornare al quartier generale del Governatorato. Era stato concordato con il Governatore che cinque membri della Missione sarebbero rimasti a Homs fino al giorno seguente per svolgere lavoro sul campo e per incontrare il maggior numero possibile di cittadini.
15. Immediatamente dopo il ritorno da Homs, il Capo della Missione si è incontrato con il governo e ha insistito che fossero ritirati i veicoli militari dalla città e che si ponesse fine agli atti di violenza, per proteggere i civili e togliere il blocco per le forniture di cibo. Egli ha inoltre chiesto che le due parti restituissero i corpi degli uomini uccisi.
16. In quella riunione, la parte siriana ha accettato di ritirare ogni presenza militare dalla città e dalle aree residenziali ad eccezione di tre veicoli dell’esercito che non funzionavano ed erano stati circondati, oltre ad un altro che era stato sottratto all’esercito dai gruppi armati.
La parte siriana ha chiesto l’assistenza della missione per recuperare e rimuovere i veicoli in cambio del rilascio di quattro persone, lo scambio dei corpi di cinque vittime per ogni parte, l’ingresso di prodotti alimentari di base per le famiglie della città, e l’ingresso dei veicoli sanitari per rimuovere la spazzatura. E’ stato concordato al termine della riunione che la missione avrebbe fatto un’altra visita a Homs il giorno seguente in compagnia del generale Hassan Sharif, il coordinatore di sicurezza per parte del governo.
17. Durante quella visita, alla Missione è stata presentata una delle figure di spicco dell’opposizione, che ha agito come rappresentante dei media del Consiglio nazionale. Un ampio dibattito ha avuto luogo per quanto riguarda l’offerta del Governo siriano e il modo migliore per attuare l’accordo. Come risultato, i veicoli militari sono stati restituiti e rimossi, i corpi degli uccisi sono stati scambiati; i camion sono entrati in città con gli alimenti; tre detenuti politici e due donne sono stati liberati e restituiti alle loro famiglie, in presenza della missione, in modo da calmare la situazione all’interno della città.
18. Cinque giorni dopo che gli osservatori si sono insediati nelle cinque zone, il Comitato ministeriale ha chiesto che il Capo della Missione facesse una relazione sul lavoro della Missione. E’ andato al Cairo e fatto una presentazione orale ai membri del comitato durante la riunione dell’8 gennaio 2012. È stato deciso che il lavoro della Missione deve continuare e che il capo della missione dovrà presentare una relazione alla fine del periodo determinato nel protocollo, il 19 gennaio 2012. Dopo il ritorno del Capo a Damasco per riprendere le sue funzioni, la Missione ha affrontato difficoltà sia da parte dei fedelissimi del governo sia dell’opposizione, in particolare a seguito delle dichiarazioni e delle copertura dei media sulla riunione del comitato. Cosa comunque che non ha influenzato il lavoro della missione o il suo pieno monitoraggio su tutto il paese.
19. Dopo il suo arrivo, e in questa data, la Missione ha ricevuto numerose lettere dalla competente commissione siriana per il coordinamento con la Missione. Le lettere si riferiscono al materiale e perdite umane sostenute da uffici e istituzioni governative in conseguenza di quanto viene descritto come sabotaggio. Affermano che tutti i servizi vitali dello Stato sono stati colpiti.
V. Composizione della Missione di osservazione in Siria
20. Gli osservatori sono stati suddivisi in 15 zone per controllare 20 tra città e distretti in tutta la Siria in base alla tempistica riportata di seguito. Qualche cambio di data è dovuto alla fretta nella preparazione per motivi tecnici e amministrativi, come l’arrivo di automobili e del personale. Si è avuto cura di garantire un’equa distribuzione degli osservatori. Ogni unità comprende una decina di osservatori di diverse nazionalità arabe. I gruppi sono stati disposti nei governatorati e nelle città della Siriacome segue:
– Il 29 dicembre 2011, sei gruppi a Damasco, Homs, Rif Homs, Idlib, Deraa e Hama.
– Il 4 gennaio 2012, un gruppo in viaggio per Aleppo.
– Il 9 gennaio 2012, due gruppi a Deir Al-Zor e Latakia. Entramci i gruppi però sono tornati a Damasco il 10 gennaio 2012 a causa di attacchi che hanno portato al ferimento di due dei controllori di Latakia e danni a materiali e auto.
– Il 10 gennaio 2012, un gruppo è andato a Qamishli e Hasaka.
– Il 12 gennaio 2012, un gruppo è andato a Outer Damasco.
– Il 13 gennaio 2012, quattro gruppi sono andati a Suwaida, Bu Kamal, Deir Al-Zor, Palmyra (Tadmur),Sukhna, Banyas e Tartous.
– Il 15 gennaio 2012, due gruppi sono andati a Latakia, Raqqa e Madinat Al-Thawra.
Allegato 1. Elenco degli osservatori, le loro nazionalità e la loro distribuzione.
21. Agli osservatori è stato fornito il seguente materiale:
– Una mappa della regione;
– Un codice di condotta per gli osservatori;
– I doveri dei capigruppo;
– I doveri degli osservatori;
– attrezzature necessarie, quali computer, macchine fotografiche e dispositivi di comunicazione.
22. E’ stata istituita una sala operativa presso gli uffici della Lega degli Stati Arabi a Damasco. L’ufficio è aperto 24 ore al giorno ed è direttamente collegato alla sala operativa della Lega degli Stati Arabi al Cairo e agli altri gruppi presenti in tutta la Siria. La sala riceve rapporti giornalieri dalle squadre in campo e trasmette le istruzioni specifiche per il monitoraggio. A causa del volume di lavoro, una sala operativa aggiuntiva è stata inaugurata nel Quartier Generale della missione a Damasco con il compito di individuare risorse e dare compiti ai comitati per seguire, detenuti politici, media e affari finanziari. Il lavoro si svolge in coordinazione con la sala operativa principale presso gli uffici del Lega degli Stati Arabi.
23. In Latakia e Deir Al-Zor, la Missione ha avuto difficoltà con i fedelissimi del governo. In Latakia, migliaia di persone hanno circondato le auto della Missione, scandendo slogan a favore del presidente e contro la missione. La situazione è sfuggita dal controllo e i controllori sono stati attaccati. Due hanno riportato ferite leggere e una macchina blindata è stata completamente schiacciata. Per affrontare la questione, il capo della missione ha contattato la commissione siriana competente per il coordinamento con la Missione. Tuttavia, il Capo della Missione ha ordinato il ritorno immediato dei due gruppi a Damasco. Ha incontrato il Ministro degli Affari Esteri e ha diffuso una dura protesta formale. La parte siriana ha condannato fermamente l’episodio e ha presentato le scuse formali, spiegando che gli eventi non erano stati in nessun modo deliberati. Per sottolineare il punto, il Vice siriano Ministro degli Affari Esteri ha incontrato i membri del gruppo di Latakia e ha dichiarato che il governo siriano avrebbe immediatamente posto rimedio a queste carenze per garantire la sicurezza degli osservatori in tutto il territorio. Si è inoltre scusato con loro adducendo che gli sfortunati incidenti e non erano stati intenzionali. I controllori, dopo quattro giorni di riposo, sono stati assegnati a nuovi incarichi.
VI. L’attuazione del mandato della Missione nell’ambito del protocollo
24. Il capo della missione sottolinea che la valutazione in termini di disposizioni del protocollo riassume i risultati dei gruppi, come trasmesso dai leader del gruppo in occasione della riunione con il capo della Missione il 17 gennaio 2012.
A. Monitoraggio e osservazione della cessazione di ogni violenza da tutte le parti in città e residenziali aree
25. All’assegnazione delle loro zone di lavoro e come punto di partenza, gli osservatori sono stati testimoni di atti di violenza perpetrati da forze governative e ad uno scambio di fuoco con elementi armati a Homs e Hama. Come risultato delle insistenze della missione per una totale fine della violenza e il ritiro di veicoli e attrezzature dell’esercito, questi sono stati ritirati. I rapporti più recenti della missione indicano una situazione considerevolmente più calma su entrambe le parti in campo.
26. A Dera’a e Homs, la Missione ha visto gruppi armati commettere atti di violenza contro le forze governative, causando morti e feriti nelle loro file. In certe situazioni, le forze governative hanno risposto agli attacchi condotti con forza contro di loro. Gli osservatori hanno notato che alcuni dei gruppi armati stavano usando razzi e proiettili perforanti.
27. A Homs, Hama e Idlib, le missioni degli osservatori hanno assistito ad atti di violenza commessi contro Forze governative e civili, che hanno causato diversi morti e feriti. Esempi di tali atti includono il bombardamento di un autobus di civili, che ha ucciso otto persone e ferito altri, tra cui donne e bambini, e il bombardamento di un treno che trasportava gasolio. In un altro incidente a Homs, un autobus della polizia è stato fatto saltare in aria, uccidendo due ufficiali di polizia. Sono stati bombardati anche una conduttura di carburante e alcuni piccoli ponti.
28. La Missione ha osservato che molti partiti hanno riferito falsamente di esplosioni o di violenze si erano verificate in diverse località. Quando gli osservatori sono andati in quei luoghi, hanno scoperto che quei rapporti erano infondati.
29. La Missione ha inoltre osservato che, secondo le squadre in campo, i media hanno esagerato la natura degli incidenti, il numero di persone uccise in incidenti e le proteste in alcune città.
B. Si sta controllando che i servizi di sicurezza siriani e i così chiamati “shabiha gangs” non ostacolino le manifestazioni pacifiche
30. Secondo gli ultimi rapporti ed incontri della “Head of the Mission” il 17 gennaio 2012 durante la preparazione di questa relazione, i leader del gruppo hanno testimoniato manifestazioni pacifiche sia da parte dei sostenitori del governo, sia dall’opposizione in numerosi luoghi.
Nessuna delle manifestazioni è stata interrotta, a eccezione di alcuni scontri minori con la Mission e tra i conservatori e l’opposizione. Questi non hanno avuto conseguenze fatali dall’ultima presentazione prima dell’incontro dell’8 gennaio 2012 della Commissione Ministeriale Araba sulla situazione in Siria.
31. Le relazioni e gli incontri dei leader del gruppo affermano che i cittadini affini all’opposizione circondano la Mission al suo arrivo e usano l’incontro come barriera contro i servizi della sicurezza. Comunque, tali incidenti sono gradualmente diminuiti.
32. La Missione ha ricevuto alcune richieste dai sostenitori dell’opposizione a Homs e Deraa affinché rimanga sul luogo e non parta, qualcosa che potrebbe essere attribuito alla paura dell’attacco dopo la partenza della Missione.
C. Si sta verificando la liberazione dei trattenuti durante gli eventi attuali
33. La Missione ha ricevuto relazioni dai partiti esterni alla Siria indicando che il numero di trattenuti era di 16.237. Si ricevono anche informazioni dall’opposizione interna al paese secondo cui il numero dei trattenuti era 12.005. Convalidando i numeri, le squadre sul campo hanno scoperto che c’erano alcune discrepanze fra le liste, che le informazioni erano errate e inaccurate, e che i nomi erano ripetuti. La Missione sta comunicando con le agenzie del Governo interessate per confermare tali numeri.
34. La Mission ha inviato al governo siriano tutte le liste ricevute dall’opposizione siriana interna ed esterna alla Siria. Secondo il protocollo, è stato richiesto il rilascio dei trattenuti.
35. Il 15 gennaio 2012, il presidente Bashar Al-Assad ha emesso un decreto legislativo che garantisce un’amnistia generale per i crimini commessi nel contesto degli eventi dal 15 marzo 2011 tramite l’emissione del decreto. Durante l’attuazione dell’amnistia, le autorità governative competenti si stanno periodicamente liberando dei trattenuti nelle varie regioni fintanto che essi non sono ricercati per altri crimini. La Missione sta supervisionando i rilasci e sta monitorando il processo insieme all’ attiva e piena coordinazione del Governo.
36. Il 19 gennaio 2012, il governo siriano ha affermato che 3.569 prigionieri sono stati liberati dai servizi di persecuzione militari e civili. La Missione ha verificato che 1.669 di quei trattenuti finora sono stati liberati. Si continua ad esaminare ulteriormente insieme al Governo e all’opposizione, facendo notare al Governo che i trattenuti dovrebbero essere liberati alla presenza di osservatori così che l’evento possa essere documentato.
37. La Missione ha convalidato i seguenti numeri per un numero totale di trattenuti che il governo Siriano ha finora affermato di aver liberato:
– Prima dell’amnistia: 4.035
– Dopo l’amnistia: 3.569
Il Governo ha perciò sostenuto che 7,604 prigionieri sono stati liberati.
38. La Missione ha verificato il corretto numero di prigionieri liberati, e si è arrivati ai seguenti numeri:
– Prima dell’amnistia: 3.483
– Dopo l’amnistia: 1.669
Il numero totale dei rilasciati confermati è perciò 5.152. La Missione sta continuando a monitorare il processo e a comunicare con il Governo Siriano per il rilascio dei prigionieri rimasti.
D. Si conferma il ritiro della presenza militare dai quartieri residenziali in cui ci sono e ci sono state manifestazioni e proteste
39. Sulla base delle relazioni dei leader del team sul campo e dall’incontro tenutosi il 17 gennaio 2012 con tutti i team-leader, la Missione ha confermato che i veicoli militari, i carri armati e armi pesanti sono stati ritirati dalle città e dai centri residenziali. Sebbene ci siano ancora alcune esistenti misure di sicurezza sotto forma di argini e barriere di fronte ai palazzi più importanti e nelle piazze, tutto ciò non ha effetto sui cittadini. Si deve notare che il Ministero della Difesa Siriano, in un incontro con “The Head of the Mission” che si è svolto il 5 gennaio 2012, ha affermato la sua prontezza nell’accompagnare “The Head of the Mission” in tutti i luoghi e città designate da questi ultimi e nei luoghi in cui secondo la Missione si sospetta che la presenza militare non sia ancora sparita, in vista dell’invio degli ordini sul campo e rettificando ogni violazione immediatamente.
40. Veicoli blindati (truppe militari) sono presenti in alcune barriere. Una di queste barriere si trova a Homs e anche a Madaya, Zabadani e Rif Damascus. La presenza di questi veicoli è stata riferita e di conseguenza sono stati ritirati da Homs. E’ stato confermato che i residenti di Zabadani e Madaya hanno raggiunto un accordo bilaterale con il governo in modo che direzioni la rimozione di tali barriere e veicoli.
E. Si conferma il riconoscimento da parte del governo siriano delle organizzazioni internazionali e arabe dei media e che a tali organizzazioni è permesso di muoversi liberamente ovunque in Siria
41. Parlando a nome del Governo, il Ministero Siriano dell’Informazione ha confermato che, dall’inizio di dicembre 2011 al 15 gennaio 2012, il Governo ha autorizzato 147 organizzazioni mediatiche arabe e straniere. Alcune di queste 112 organizzazioni sono entrate in territorio siriano, unendosi alle altre 90 accreditate organizzazioni che operano in Siria tramite i corrispondenti a tempo pieno.
42. La Missione ha esaminato questo problema. Sono stati identificati 36 organizzazioni mediatiche arabe e straniere e diversi giornalisti dislocati in un gran numero di città siriane. Sono state ricevute anche lamentele secondo cui il Governo siriano ha concesso ad alcune organizzazioni mediatiche l’autorizzazione ad operare per 4 giorni soltanto, tempo non sufficiente, soprattutto secondo le organizzazioni. Inoltre, per impedire che essi entrino nel paese fintanto che le loro destinazioni non vengono accertate, ai giornalisti è stato richiesto di ottenere ulteriori autorizzazioni una volta entrati nel paese e gli è stato impedito di raggiungere determinate zone. Il Governo Siriano ha confermato che garantirà alle organizzazioni mediatiche sul campo dei permessi validi per 10 giorni, con la possibilità di rinnovo.
43. Relazioni ed informazioni da alcuni settori (gruppi) indicano che il Governo ha imposto restrizioni sul movimento dei media nelle zone dell’opposizione. In molti casi, tali restrizioni hanno causato ai giornalisti ritardi nello svolgimento del proprio lavoro.
44. A Homs, un giornalista francese che lavorava per il canale 2 francese è stato ucciso e un giornalista belga è stato ferito. Il Governo e l’opposizione si accusano a vicenda della responsabilità per gli incidenti, e da entrambi i lati vengono pubblicate dichiarazioni di condanna. Il Governo ha istituito una commissione investigativa in modo da determinare la causa dell’incidente. Si può notare nelle relazioni della Missione da Homs, che il giornalista francese è stato ucciso da una bomba da mortaio dell’esercito dell’opposizione.
Annesso 2. Una lista di organizzazioni mediatiche identificate e una lista di quelle arrivate in Siria, secondo fonti ufficiali.
VII. Ostacoli incontrati dalla Missione
A. Osservatori
45. Alcuni degli esperti nominati non erano in grado si assumersi tali responsabilità e non avevano esperienze precedenti in questo campo.
46. Alcuni osservatori non hanno percepito il livello di responsabilità proprio del loro compito e l’importanza di dare priorità agli interessi degli Arabi piuttosto che ai propri.
47. Nel corso delle loro funzioni, alcuni osservatori non sono stati in grado di affrontare alcune circostanze difficili, come previsto dal loro incarico. Chi svolge questo compito deve essere in possesso delle caratteristiche e delle specializzazioni che questo tipo di attività richiede.
48. Alcuni osservatori sono anziani, ed alcuni soffrono di patologie che rende loro impossibile svolgere il loro compito.
49. Ventidue osservatori si sono rifiutati di portare a termine la loro missione per motivi personali. Alcuni hanno addotto ragioni non valide, non accolte dal Capo Missione, mentre altri dovevano far fronte ad impegni personali.
Allegato 3. Lista dei nomi degli osservatori che hanno rifiutato di condurre a termine il loro mandato.
50. Alcuni osservatori non hanno tenuto fede al loro impegno e hanno spezzato il loro giuramento. Si sono inoltre ricolti a funzionari dei loro Governi dando resoconti esagerati di quanto accaduto. Di conseguenza tali funzionari non hanno potuto ottenere un quadro attendibile e completo della situazione.
51. Alcuni osservatori in varie zone stanno avanzando richieste per il rimborso delle spese di alloggio alla stregua dei loro colleghi a Damasco, oppure rimborsi in denaro della differenza con le tariffe medie degli hotel di Damasco. Queste richieste non meritano alcun commento.
52. Alcuni osservatori temono di svolgere il loro compito a causa di incidenti violenti occorsi in alcune località. La mancanza di automobili corazzate e di giubbotti antiproiettile hanno impedito il regolare svolgimento delle loro funzioni.
Commenti del Capo Missione sugli Osservatori
53. Alcuni osservatori hanno purtroppo pensato che il loro viaggio in Siria sarebbe stato un viaggio di piacere, e si sono dunque sorpresi della realtà della situazione. Non si aspettavano di essere assegnati ad alcune squadre, o di rimanere in località distanti dalla capitale, oppure di poter incontrare delle difficoltà.
54. Alcuni osservatori non avevano familiarità con la regione e la sua geografia. La mancanza di automobili corazzate e di giubbotti antiproiettile hanno avuto un effetto negativo sul morale di alcuni osservatori.
55. Alcuni osservatori hanno riscontrato ostilità sia da parte dell’opposizione siriana che da parte dei lealisti. Anche questa ostilità ha avuto un impatto negativo sul loro morale.
56. Malgrado questi commento negativi, il comportamento di molti osservatori è stato eccellente ed encomiabile. Per gli altri si tratta di migliorare con l’esperienza e la guida.
B. Limitazioni imposte dalla Sicurezza
57. Malgrado l’accettazione della Missione e il reiterare che non si sarebbero imposte delle limitazioni dei sicurezza all’operato della Missione, il Governo ha deliberatamente cercato di limitare gli spostamenti degli osservatori nel paese. Il Governo ha altresì cercato di spostare l’attenzione della Missione sulle questioni che aveva più a cuore. La Missione è rimasta salda sulle proprie posizioni ed ha operato in modo da soddisfare il proprio mandato e superare gli ostacoli incontrati nel proprio cammino.
Strumenti per la Comunicazione
58. La Missione comunica con i vari gruppi per mezzo di telefoni cellulari e di fax collegati alla locale rete telefonica siriana. Delle interruzioni occasionali del servizio erogato impediscono alla Missione le comunicazioni con i gruppi.
59. La Missione aveva in dotazione 10 telefoni satellitari Thuraya. Usare questi dispositivi è difficoltoso all’interno di palazzi, a causa della mancanza di contatto satellitare. Di conseguenza, per l’invio dei rapporti quotidiani, si ricorreva a telefoni e fax normali, che non sono considerati strumenti di comunicazione sicuri.
60. I dispositivi di comunicazione degli osservatori del Qatar sono stati trattenuti al confine giordano, malgrado le richieste rivolte dal Capo Missione alle autorità siriane per consentirne l’ingresso. Non ostante questo, tuttavia, la quantità dei dispositivi non sarebbe stata sufficiente a coprire il fabbisogno nelle varie località di destinazione.
61. La Missione non possiede radio portatili a due vie per le comunicazioni tra i membri della squadra. L’Ambasciata Cinese ne ha donate 10 alla Missione. Queste sono state usate solamente in tre settori.
62. Il servizio Internet non è disponibile in alcune regioni, ed in altre zone è ad intermittenza, ivi inclusa la capitale.
63. I veicoli della Missione non sono dotati di telecamere, cosa che faciliterebbe il lavoro degli osservatori in aree pericolose.
D. Trasporti
64. La Missione dispone di 38 autoveicoli (23 corazzati e 15 non-corazzati), e di essi 28 a trazione integrale e 10 berline. Si fa osservare che il mandato della Missione richiede l’utilizzo di veicoli corazzati a trazione integrale, considerando la natura dei compiti da svolgere. Il numero attuale dei mezzi a disposizione non soddisfi le necessità della Missione, in particolare per il raggiungimento di zone pericolose.
65. All’inizio del mandato, la Missione è ricorsa al noleggio di diverse automobili da agenzie locali, per le operazioni di monitoraggio. Tuttavia, a causa di alcuni atti di violenza subiti da squadre operanti sul campo, le società di noleggio hanno richiesto la restituzione di auto e conducenti per motivi di sicurezza.
66. La Missione ha avuto delle difficoltà nell’assumere autisti perché i gruppi di opposizione non consentivano ad autisti locali di accedere alle loro aree, ritenendoli infiltrati dei servizi di sicurezza, il che obbliga gli osservatori a guidare essi stessi i veicoli.
67. Alcuni osservatori richiedevano l’uso di veicoli inviati dai loro paesi, richiesta non accolta dal Capo Missione, che assegnava i veicoli a seconda delle necessità di ogni singola zona.
Allegato 4. Lista del numero, tipo e distribuzione dei veicoli e dei paesi donatori.
E. I media
68. Sin dall’inizio del suo mandato, la Missione è stata oggetto di campagne mediatiche non veritiere. Alcuni editori hanno pubblicato false dichiarazioni, attribuite al Capo Missione. Hanno altresì esagerato nel riportare alcuni eventi, cosa che distorce la verità.
69. Tali resoconti non attendibili hanno contribuito ad aumentare le tensioni nella popolazione siriana e compromesso il lavoro degli osservatori. Si sono sfruttate alcune società mediatiche per mettere in cattiva luce Missione e il suo Capo, in modo da causarne il fallimento.
VIII. Bisogni essenziali della Missione, nell’eventualità di un rinnovo del mandato
• 100 osservatori giovani aggiuntivi, scelti possibilmente tra le forze armate
• 30 veicoli corazzati
• Giubbotti protettivi leggeri
• Equipaggiamento fotografico montato sui veicoli
• Moderni strumenti per le comunicazioni
• Binocoli, standard e per la visione notturna
Valutazione:
70. Lo scopo del Protocollo è la protezione dei cittadini siriani attraverso l’accordo del governo siriano di porre fine agli atti di violenza, il rilascio dei fermati e il ritiro dei militari dalle città e dalle zone residenziali. Questa fase deve portare al dialogo tra le parti e al lancio di un processo politico parallelo. Altrimenti la durata di questa Missione sarà estesa, in mancanza del raggiungimenti dei risultati desiderati sul campo.
71. La Missione ha appurato l’esistenza di un’entità armata, non menzionata nel Protocollo. Tale sviluppo sul campo può senz’altro essere attribuito all’eccessivo uso della forza a cui è ricorso il governo siriano in risposta alle proteste avvenute prima dell’intervento della Missione, per ottenere la caduta del regime. In alcune zone, questa entità armata ha reagito attaccando sia le forze di sicurezza siriane che i cittadini, facendo sì che il Governo rispondesse con maggiore violenza. In ultima analisi, i cittadini innocenti pagano queste azioni con la vita o le menomazioni.
72. La Missione ha preso atto che l’opposizione ha gradito la sua presenza e quella dei suoi membri sin dal loro ingresso in Siria. I cittadini si sentivano rassicurati dalla presenza della Missione e si facevano avanti per presentare le loro richieste, malgrado l’opposizione li avesse scoraggiati dal farlo pubblicamente, per timore di provocare nuovi arresti, come succedeva prima dell’arrivo della Missione in Siria. Ad ogni modo ciò non si è più verificato dopo l’ultima dichiarazione del Comitato Ministeriale, e la situazione sta gradualmente migliorando.
73. La Missione ha preso atto che il Governo ha cercato di aiutarla nello svolgimento del suo mandato, rimuovendo tutti i possibili ostacoli incontrati nel suo cammino. Il Governo ha altresì facilitato gli incontri tra le differenti fazioni. Non si è ostacolata la missione nell’effettuare interviste di cittadini siriani, sia dell’opposizione che quelli favorevoli al Governo.
74. In alcune città la Missione ha potuto constatare l’estrema tensione, oppressione e ingiustizia sofferte dalla popolazione siriana. Comunque i cittadini ritengono che la crisi debba essere risolta in modo pacifico attraverso la sola mediazione araba, senza ricorrere all’intervento internazionale. Questo consentirebbe loro di vivere in pace e di completare il processo delle riforme che possa portare al cambiamento desiderato. La Missione è stata informata da membri dell’opposizione, e in particolare a Dar‘a, Homs, Hama e Idlib, che alcuni dei suoi membri avevano preso le armi come risposta alla sofferenza della popolazione siriana, causata dall’oppressione e dalla tirannia del regime; dalla corruzione, che ammorba tutti i settori della società; dalle torture inflitte dalle agenzie della sicurezza; e dalle violazioni dei diritti umani.
75. Recentemente si sono verificati incidenti che potrebbero aumentare il divario e inasprire i rapporti tra le parti. Questi incidenti possono avere gravi conseguenze e portare a perdite di vita e di proprietà. Tra gli incidenti vi sono bombardamenti di abitazioni, di treni che trasportavano carburante, di veicoli che trasportavano gasolio, ed attentati che prendevano di mira polizia, stampa e condotte petrolifere. Alcuni di questi attacchi erano opera del Free Syrian Army ed altri di diversi gruppi dell’opposizione.
76. La Missione si è attenuta scrupolosamente al suo mandato, come previsto dal Protocollo. Ha osservato le realtà quotidiane con totale neutralità e indipendenza, garantendo trasparenza e integrità nel monitoraggio della situazione, malgrado le difficoltà incontrate e le azioni inopportune di alcuni individui.
77. Secondo il Protocollo, la durata del mandato della Missione è di un mese. Questo tempo non è sufficiente per delle adeguate preparazioni amministrative, necessarie per lo svolgimento dei compiti della Missione. Ad oggi la Missione ha operato effettivamente per 23 giorni. Tempo assolutamente insufficiente, specialmente per poter investigare sulle tante questioni individuate. La Missione deve poter rimanere sul campo per un maggiore periodo di tempo, che le consentirà di constatare la vera condizione quotidiana dei cittadini e di fare un monitoraggio di tutti gli eventi. Si fa presente che simili operazioni avvenute nel passato sono durate per diversi mesi, o addirittura anni.
78. Utenti Arabi e stranieri di alcune organizzazioni di informazione hanno messo in dubbio la credibilità della Missione, perché codeste organizzazioni usano i media per distorcere i fatti. Sarà difficile risolvere tale problema, a meno di ottenere il supporto dei politici e della stampa a favore della Missione del suo mandato. È naturale che avvengano degli incidenti durante lo svolgimento delle sue attività, perché questa è la norma in situazioni simili.
79. La Missione è giunta in Siria dopo l’imposizione di sanzioni volte a far onorare gli accordi sanciti dal Protocollo. Malgrado ciò, la Missione è stata favorevolmente accolta da opposizione, lealisti e dal Governo. Rimane comunque la questione sul modo in cui la Missione dovrebbe assolvere al suo mandato. Si fa notare che il mandato stabilito nel Protocollo per la Missione è stato modificato in seguito a quanto successo sul campo e alle relative reazioni. Alcune sono state delle violente reazioni da parte di entità che non erano state menzionate nel Protocollo. Tutti questi sviluppi hanno reso necessario un allargamento e un cambiamento nel mandato della Missione.
Il punto più importante al riguardo è l’impegno di tutte le parti per la cessazione degli atti di violenza, consentendo alla Missione di portare a termine i propri compiti e infine consentire di creare le basi per un sano processo politico.
80. Se si dovesse concordare su un’estensione del mandato, la Missione dovrà essere dotata di quanto serve in termini di strumenti per le comunicazioni, mezzi di trasporto e tutto quanto necessario per proseguire il suo impegno sul campo.
81. D’altro canto, se si dovesse porre termine al mandato della Missione dopo un periodo così breve, si metteranno a rischio i progressi, anche parziali, conseguiti finora. Questa eventualità potrebbe forse portare a una situazione caotica nel campo, perché le varie parti coinvolte nella crisi rimarrebbero impreparate ad affrontare il processo politico necessario alla risoluzione della crisi siriana.
82. Sin dall’inizio della Missione, gli atteggiamenti nei suoi confronti sono stati caratterizzati da insincerità, o più in generale, da mancanza di serietà. Già prima di iniziare il suo mandato e prima dell’arrivo dei suoi membri, la Missione è stata vittima di campagne di screditamento, al pari della Lega degli Stati Arabi e del Capo Missione, una campagna che è cresciuta di intensità all’arrivo degli osservatori. La Missione manca ancora del sostegno dei politici e dei media, per poter onorare il suo mandato. Se si dovesse estendere il mandato, gli obiettivi elencati nel Protocollo non potranno essere conseguiti a meno di ricevere detto supporto e di mantenere una struttura tale da garantire il successo della soluzione araba.
X. Raccomandazioni:
83. Alla luce di quanto esposto e del successo ottenuto nell’esecuzione dei punti previsti dal protocollo, che il Governo siriano si è impegnato ad onorare, raccomando quanto segue:
• La Missione deve ricevere il supporto amministrativo e logistico per poter svolgere il suo mandato. La Missione deve altresì ricevere un adeguato sostegno di politica e media per facilitare la creazione di un ambiente favorevole che consenta di svolgere i propri compiti nella maniera più adatta.
• Il processo politico deve essere accelerato e si deve iniziare un dialogo a livello nazionale. Il dialogo dovrebbe essere portato avanti in concomitanza con il lavoro della Missione, per poter stabilire un’atmosfera di fiducia che contribuirebbe al successo della Missione ed eviterebbe un’inutile estensione della sua presenza in Siria.
(Firmato) Muhammad Ahmad Mustafa Al-Dabi
Capo della Missione
Allegati
1. Lista degli osservatori, loro nazionalità a distribuzione sul territorio.
2. Lista dei media accreditati e di quelli arrivati in Siria, secondo le informazioni ufficiali.
3. Lista dei nomi degli osservatori che hanno rifiutato di portare a termine la Missione.
4. Lista indicante numero, modello e distribuzione dei veicoli, e dei paesi donatori.
Note:Tradotta da Ernesto Celestini, Daniele Buratti e Annalisa Garofalo.