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Non so se avete avuto il piacere di assistere all’approfondimento di SkyTg24 dedicato all’attentato contro la moschea di Finsbury Park a Londra: un assoluto spasso. In studio, due sedicenti esperti di terrorismo appartenenti a centri studi con nomi roboanti quanto la megaditta di Fantozzi e altrettanto ridicoli nei contenuti e in collegamento il musulmano moderato di complemento, quasi un accessorio dell’Ikea, ormai indispensabile. Gravi le conclusioni cui si è giunti: siamo al primo caso di bianco britannico che attacca musulmani in nome dell’odio razziale e dello scontro di religioni.
Insomma, Huntington all’amatriciana, roba che Sallusti e la Santanché in confronto sono due raffinati analisti geopolitici. Ora, vediamo un po’ di ragionare a mente fredda, perché la puzza di false flag questa volta è davvero tanta. Primo, la dinamica. Non si è ancora capito un cazzo, tanto che Scotland Yard ha dedicato oltre metà della sua conferenza stampa sull’accaduto all’aggiornamento del numero dei morti alla Grenfell Tower. Grande riserbo sulle indagini? No, temo si tratti del classico calcio alla lattina nella speranza che si concordi in fretta una versione univoca, minimamente credibile.
Questa cartina
mette in prospettiva l’area del presunto attentato: come vedete, il punto d’impatto è su Seven Sisters Road, non di fronte alla moschea di Finsbury Park. Quindi, già qualificare l’accaduto come attacco alla moschea è un falso. Poi c’è il giallo del malore che avrebbe colto un anziano, ragione dell’assembramento di persone. All’inizio si parlava della stazione di Finsbury Road come luogo dell’accaduto – “forse dovuto al gran caldo”, hanno detto a SkyTg24 con acume meteorologico notevole, forse scordandosi che si tratta di Londra, non di Milano -, quindi la folla si sarebbe radunata più a nord-est del punto d’impatto per prestare soccorso.
Poi, qualcuno ha detto che il malore si sarebbe verificato a ridosso del punto d’impatto, tanto che proprio la folla avrebbe fatto scattare il piano omicida: visto il numero di persone, il presunto attentatore avrebbe deciso di giocare a bowling con il suo van, noleggiato in Galles. Già, perché è strano come ci siano versioni discordanti e incongruenze sulla dinamica del fatto ma abbondino particolari di cui non frega un cazzo a nessuno, tanto per far contenta la stampa che così può ammansire l’opinione pubblica. E poi, una certezza: ha agito da solo. Almeno evitiamo di buttare via tempo con sceneggiate, visto che abbiamo cazzi veri da gestire con quello che è successo a Kensington. Ora, guardate queste foto:
vi pare il muso di un furgone che ha appena investito una decina di persone, uccidendone una e ferendone 8, stando ai numeri ufficiali della polizia? A Milano l’automobile media ha più bozzi di quel van, senza bisogno di fare attentati, basta parcheggiare. Non un’ammaccatura, niente sangue, niente segnalatori, fari o specchietti rotti: sembra uscito dal concessionario un minuto fa. Per caso è stato ripulito nottetempo? Perché sarebbe manomissione della scena di un crimine. Altrimenti, è difficile pensare che sia stato quello il van entrato in azione.
Veniamo poi alla reazione della gente. Questi filmati
valgono la pena di essere visti, perché ci mostrano qualcosa di inquietante, soprattutto l’ultimo: vi pare uno che ha appena visto la morte in faccia il ragazzo di colore che, senza ombra di dubbio, parla subito di attacco terroristico? E gli altri? Lucidi e perfettamente in grado di dire che quanto è appena accaduto, pochi minuti prima, davanti ai loro occhi va parificato a quanto accaduto a Tower Bridge e Borough Market: DEVE essere così. Un po’ assertivo e freddo per aver visto gente schizzare via come birilli, soltanto una manciata di minuti prima. E poi, guardate lo schieramento delle macchine di polizia lunga Seven Sisters Road: sembra veramente uno stage hollywodiano, un qualcosa di posato che rimanda alla classica scena da film catastrofistico o da action-movie legato al terrorismo.
Insomma, diciamo che tutti noi abbiamo assistito, indirettamente, ad attentati più credibili. Il problema è che quello che appare un misto tra un false flag e una messa in scena stile esercitazione ha prodotto non pochi risultati. Primo, quest’uomo
è il presunto attentatore, 48enne presumibilmente britannico di cui non sappiamo il nome ma che sappiamo essere non noto alle forze dell’ordine come estremista. Quindi un nome ce l’ha, altrimenti la polizia come cazzo fa ad escludere che sia negli schedari di pregiudicati o segnalati? Non lo vogliono dire, dobbiamo accontentarci del fatto che il van sia stato noleggiato in Galles. Dalle foto in cui appare nell’atto di essere caricato sul furgone della polizia non pare che abbia subito un violento tentativo di linciaggio, con calci e pugni, dopo essere sceso dal van, come ci dicono le cronache. Anzi, nell’altra foto in cui appare in barella sembra quasi che stia bevendo a canna da una bottiglia, senza bisogno di alcun ausilio.
Guardate bene la faccia: non pare uno pesto, pare uno strafatto o ubriaco fradicio. Eppure qual è la notizia che campeggia come titolo su giornali on-line e telegiornali: l’iman della moschea salva l’attentatore dal linciaggio dei fedeli! Cazzo che titolone! Roba che se “L’Unità” fosse ancora in edicola ci camperebbe una settimana. Che messaggio di fratellanza meraviglioso, roba che ti si caria un dente mentre leggi la notizia, talmente è alto il tasso di glicemia mediatica. In effetti, dopo il disastro di Grenfell Tower, dove la maggior parte di chi è morto o ha perso tutto, è di origine straniera e spesso di religione islamica, un bel quadretto di unità del Paese è quello che ci vuole. E guardate in questo video
come il responsabile della moschea di Finsbury Park ribadisce la matrice terroristica di quanto accaduto: anche lui non pare sconvoltissimo, piuttosto preoccupato di recitare bene una parte. La stessa che hanno recitato i due leader del Paese, Theresa May e Jeremy Corbyn, i quali sono andati personalmente alla moschea di Finsbury Park per partecipare alla veglia di lutto interconfessionale, un bella marmellata post-ecumenica alla presenza anche del rabbino capo Herschel Gluck: Papa Francesco avrà fatto la ola in Vaticano. E chi ha postato per primo la foto dell’evento? La Shomrim North London, l’associazione di vigilanza della comunità ebraica sul suo account Twitter.
#Shomrim President, Rabbi Herschel Gluck OBE, at the #FinsburyPark Mosque with the UK Prime Minister Theresa May. #WeStandTogether pic.twitter.com/6zZEdJlJN8
— Shomrim N.E. London (@Shomrim) 19 giugno 2017
Meraviglioso, mancava una vacca indù legata in cortile e i due leocorni e c’erano tutti, volemose bene e tanti saluti alla tensione sociale.
Ma poi, la cerimonia era a suffragio dell’anima di chi, di grazia? E’ il primo caso di attentato in cui non ci sia la fila di cronisti fuori dagli ospedali: come stanno gli otto feriti? Tre paiono in gravi condizioni ma la certezza, rimpallata da tutti i media, è una sola: sono tutti musulmani. E chi è il morto? Non è che tanta segretezza sia figlia del fatto che l’unico deceduto della faccenda, in realtà, sia l’anziano colto da malore a Finsbury? Perché in qual caso saremmo di fronte al primo caso di un premier inglese che convoca il comitato nazionale per le emergenza – COBRA – per un infartuato da caldo!
In compenso, c’è un’altra certezza: un testimone dell’accaduto ha detto che il sospettato ha gridato frasi contro i musulmani, tipo “ucciderò tutti gli islamici”. Prove? Riscontri? Zero ma in compenso questa narrativa ha trasformato il liberal e sempre più trendy sindaco di Londra, Sadiq Khan, nel vero mattatore di giornata: “Vogliono dividerci ma non riusciranno a batterci, resteremo uniti”, le sua parole a un’altra cerimonia di lutto. “La Repubblica” ha già avanzato la richiesta di iscrizione per la candidatura al Nobel per la Pace. E’ un mondo bellissimo, tanto che mentre chiudo questo articolo, scopro che è in corso un’operazione di sicurezza sugli Champs Elysées a Parigi; ci sarebbe un’auto in fiamme e un uomo a terra. “E’ terrorismo”, ha decretato il ministero dell’Interno. Pare siano in attesa degli “Elmetti bianchi” per fare i rilievi e le riprese del caso.
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