Rilasciato l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini: cosa c’è dietro il caso?

Mohammad Abedini, cittadino iraniano arrestato in Italia il 16 dicembre all’aeroporto di Milano mentre era in viaggio verso la Svizzera, è rientrato in Iran il 12 gennaio, come riportato dall’agenzia IRNA.

Secondo quanto riporta il sito Itamilradar  Abedimini sarebbe atterrato a Teheran questo pomeriggio alle 17:30 CET, a bordo di un Dassault Falcon 900EX (marchio I-BCBG) della Compagnia Aeronautica Italiana (CAI, la compagnia aerea dei servizi segreti italiani) partito da Milano Linate, dove era decollato alle 12:48.

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La vicenda, che sembrava destinata a creare tensioni tra Roma, Teheran e Washington, è stata invece risolta rapidamente grazie a una serie di negoziati.

Le autorità iraniane hanno definito l’arresto un malinteso, risolto grazie agli sforzi del Ministero degli Affari Esteri iraniano e ai contatti diplomatici con le controparti italiane. Abedini, ingegnere meccanico laureato alla Sharif University of Technology, è stato rilasciato dopo che il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, ha richiesto l’annullamento del mandato di arresto, sottolineando che la procedura era stata avviata su richiesta degli Stati Uniti.

Le accuse degli Stati Uniti

Secondo le autorità americane, Abedini avrebbe fornito componentistica per droni militari iraniani ai Pasdaran, questi presumibilmente sarebbero stati utilizzati contro obiettivi come la base americana di al-Tanf in Siria [Questa base è presente sul territorio siriano senza l’autorizzazione delle legittime autorità. Nella base gli USA addestravano la milizia ribelle Maghaweir al-Thowra  che attaccava le forze siriane e iraniane. Qui è descritto l’attacco con i droni in questione: https://www.vietatoparlare.it/siria-tre-militari-americani-uccisi-in-siria-e-gia-si-pensa-alla-guerra-con-liran/ ].

Tuttavia, queste accuse sollevano diversi interrogativi:

  1. Le sanzioni USA non sono vincolanti a livello internazionale: Non essendo state approvate dall’ONU, le sanzioni americane hanno carattere unilaterale e la loro applicazione dipende dalla discrezionalità dei singoli stati. Il fatto di agirare le sanzioni non dovrebbe avere irsvolti penali.
  2. Mancanza di prove dirette: Non è stato dimostrato che Abedini abbia partecipato consapevolmente alla produzione di droni per usi militari. Seguendo la stessa logica, si potrebbe accusare un’azienda automobilistica per crimini commessi da chi utilizza le sue auto.
  3. Altro dato: I Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione Islamica, ufficialmente noti come Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, o IRGC, dall’inglese Islamic Revolutionary Guard Corps) fanno parte dell’apparato difensivo ufficiale dell’Iran. Tuttavia, mentre gli Stati Uniti li hanno designati come organizzazione terroristica nel 2019, l’Italia e l’Unione Europea non li considerano tali.
  4. Doppio standard: Se applicassimo lo stesso ragionamento, gli Stati europei potrebbero essere accusati di corresponsabilità per l’invio di armi all’Ucraina.

La posizione dell’Italia

Nordio ha invocato l’articolo 718 del codice di procedura penale, che conferisce al ministro il potere, in circostanze simili, di revocare in qualsiasi momento un ordine di custodia, superando di fatto l’autorità giudiziaria.

Questa volta il lavoro dell’intelligence italiana e della premier Meloni è stato sicuramente efficace. È chiaro che la decisione finale è stata presa a Washington, ma è altrettanto evidente che gli interessi italiani sono stati tenuti in considerazione. Trump, con astuzia, ha voluto che lo scambio avvenisse prima dell’inizio del suo mandato presidenziale.

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Come base giuridica, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha dichiarato pubblicamente che i trattati di estradizione tra Italia e Stati Uniti prevedono che solo i reati punibili secondo le leggi di entrambi i paesi possano portare all’estradizione. In questo caso, il presunto reato non rientra tra quelli riconosciuti dalla legislazione italiana. Nordio ha inoltre precisato che le accuse mosse dagli Stati Uniti non trovano riscontro nel nostro ordinamento.

 Wall Street Journal riferisce che il primo ministro Giorgia Meloni  ha confidato nella comprensione di Donald Trump Mar-a-Lago onde garantire il rilascio della giornalista Cecilia Sala a Teheran. “Georgia Meloni”, scrive il quotidiano, “sapeva che il rilascio  di Abdini  nell’ambito di uno scambio di prigionieri rischiava di far arrabbiare gli Stati Uniti, compreso il futuro presidente  iraniano Donald Trump , che dovrebbe riprendere una politica di “massima pressione” sull’Iran. Così sabato scorso la Meloni è volata in Florida per incontrare  Trump  e spiegargli che è interesse nazionale dell’Italia far liberare la Sala e che l’Italia avrebbe dovuto respingere la richiesta americana di estradare Abedini. Adesso è certo che la Meloni ha ottenuto la comprensione di Trump.

Un possibile scambio politico?

L’arresto e il rilascio di Abedini si inseriscono in un contesto di tensioni politiche internazionali.

Non è un caso che, in parallelo, Teheran abbia recentemente liberato la giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata per presunte violazioni delle leggi locali. Sebbene il ministro degli Esteri Antonio Tajani abbia negato ogni correlazione tra i due eventi, la tempistica solleva più di un sospetto. La coincidenza sembra infatti suggerire una dinamica di scambi diplomatici, un elemento ricorrente in simili vicende.

La politica internazionale sempre più spesso è caratterizzata da azioni unilaterali che si prestano a interpretazioni multiple. Ma in questo caso è più che evidente: l’arresto di Abedini, avviato su pressione americana, evidentemente è stato più un gesto politico che una reale esigenza di giustizia.

Analogamente, il rilascio della giornalista Cecilia Sala appare chiaramente collegato al caso e rappresenta un tentativo, da parte delle autorità iraniane, di manifestare costernazione e al contempo individuare un pretesto per reagire all’arresto dell’ingegnere. L’obiettivo era attirare l’attenzione delle autorità italiane e fare pressione su Roma affinché evitasse l’estradizione di Abedini negli Stati Uniti, secondo quanto riportato dal Financial Times.

In definitiva, è positivo che entrambe le questioni si siano risolte senza ulteriori strascichi. Tuttavia, le polemiche sono utili solo se accompagnate da approfondimenti e da una più ampia comprensione di quanto avvenuto.

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Nota a margine

L’arresto di Abedini era stato richiesto dagli Stati Uniti in relazione al coinvolgimento dell’ingegnere nel facilitare l’importazione in Iran di componenti tecnologiche soggette a sanzioni, utilizzate nella costruzione di droni iraniani. Questa vicenda è collegata a un attacco attribuito a droni iraniani presso la base statunitense di al-Tanf in cui sono morti 3 militari americani. Tuttavia Abedini aveva il compito solo di importare microelettronica e non è correlato all’attacco delle milizie locali.

Tengo a precisare che non giustifico in alcun modo alcun attacco, da qualunque parte esso provenga. Il mio obiettivo è semplicemente divulgare informazioni riportate da fonti primarie, esercitando il diritto alla libertà di espressione garantito dalla nostra Costituzione, finché ci è concesso.

Ecco una selezione di articoli che approfondiscono il ruolo e le attività della base statunitense di al-Tanf in Siria, secondo diverse fonti:

Dall’area di de-escalation tenuta dagli USA di al Tanf, continui attacchi contro le forze siriane per sfondare a Palmyra

Gli Stati Uniti rilanciano l’ISIS in Siria attraverso la propria base di al Tanf

Siria – Al-Tanf, controllata dagli Stati Uniti, funge da base “ISIS” – Verità o propaganda?

Naryshkin: la base militare di At-Tanf in Siria è usata per preparare addestrare terroristi da mandare a fare sabotaggi in Russia

SIRIA – L’aggressione dei pro-iraniani alle truppe statunitensi e il silenzio sull’occupazione USA in Siria

SIRIA – Tre militari americani uccisi in Siria e già si pensa alla guerra con l’Iran

SIRIA – Al Tanf Maghaweir al-Thowra, forza illegale al servizio USA