Ripartiamo dalle sardine

DI ANDREA ZHOK

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Decenni di girotondi, appelli dei ‘migliori’ (aristoi) per il meglio, allerte antiautoritarie ad ogni angolo (“Do you remember Berlusconi?”).

Decenni di rincorse all’ultimo successo elettorale di qualche forza glamour sedicente ‘de sinistra’, purchessia e dovunque, senza interessarsi a ragioni specifiche e contesti reali (“E mo’ facciamo come: Blair, Schroeder, Zapatero, Hollande, Tsipras, ecc..”)

Eppure niente, non cambia mai niente.

Dalla caduta del muro di Berlino ad oggi il contributo originale della riflessione ‘di sinistra’ è consistita nell’ingurgitare pezzi più o meno grossi di teoria liberale rivendicandoli come propri: un pizzico di libertarismo individuale qua, una bella dose di libertà di mercato ed eutanasia dello Stato là, un po’ di anticomunismo a pioggia (perché i convertiti hanno sempre il bisogno di dimostrarsi virulentemente avversi agli ‘antichi errori’).

Dunque un contributo culturale che ammonta a qualche prestito spudorato (e privo di qualsivoglia giustificazione salvo la resa) da ciò che un tempo era il Nemico.

Tutto il resto è stata un’unica strategia: la costruzione ciclica di un altro ‘nemico’ che soppiantasse il capitalismo, e consentisse di dare qualche sporadica unità alle truppe, sempre più scarne e sbandate.

Ed è così che oggi arriviamo alle ‘sardine’ di Bologna, cui si inneggia come agli ennesimi possibili salvatori della ‘sinistra’.

Siccome bisogna sempre dare fiducia prima facie, prima di criticare, andiamo a vedere le carte.

Dai resoconti televisivi si capisce poco, salvo l’entusiasmo per la riuscita di un flash mob anti-Salvini.

Se andiamo alle interviste rilasciate dagli organizzatori l’agenda politica che troviamo è la seguente (riassumo i punti principali, con le parole usate dagli intervistati):

1) “C’è voglia di dare un segnale di speranza, lontano dalla retorica e dagli slogan populisti”.
2) “Non diamo colpe a nessuno, né al Pd, né alla sinistra, perché la colpa è solo nostra”.
3) “La gente è tornata a casa con la speranza che si possa cambiare, se tutti mettiamo insieme il nostro pezzetto.”
4) “Non c’è città migliore di Bologna per arrestare questa cavalcata del sovranismo che tutti definiscono inarrestabile. Ci arrivano messaggi da tutta Italia, le sardine sono diventate una speranza e oggi molta gente si è svegliata con un sorriso”.
5) “Nessun insulto, nessun simbolo, nessun partito. Non siamo politici, solo ragazzi ‘insonni’. – L’idea mi è venuta, perché non riuscivo a dormire. Leggevo i proclami di Salvini e guardavo le sue foto insieme alla Meloni, finché mi sono detto che dovevamo fare qualcosa.”

Dunque: ‘segnale di speranza’, ‘colpa nostra’, ‘ognuno il suo pezzetto’, ‘non siamo politici’, ‘bisogna fare qualcosa’.

Questo è quanto.

Sono certo una tale proposta politica potrebbe trovare concordi Bolsonaro, gli Hezbollah, i suprematisti bianchi, Hillary Clinton e le carmelitane scalze.

Ora, io non so chi vincerà le regionali in Emilia-Romagna, ma faccio veramente fatica a capire cosa sia meglio, e se ci siano i margini per scaldarsi per un risultato piuttosto che l’altro.

Già perché segnalare i difetti del nemico non toglie di mezzo i tuoi.
Mostrare che Salvini è un retore arrogante che gioca all’amico del popolo non ti rende amico del popolo.
Vedere che l’altro usa propaganda superficiale non rende la tua propaganda meno superficiale.

Non riesco a rallegrarmi a vedere eventualmente vincente l’ennesima riproposizione della strategia “Facciamo-fronte-contro-il-nemico-nel-nome-di…-chessoio-mi-verrà-in-mente”.

E sapere che verrà preso per l’ennesima volta come incoraggiamento a proseguire sulla strada della pluridecennale coltivazione del nulla.
Mi sembra già di sentire gli slogan: “Ripartiamo dalle sardine!”.
Non riesco neanche più a ridere.

 

Andrea Zhok

Fonte:  www.facebook.com

Lin: https://www.facebook.com/andrea.zhok.5/posts/1370546919793370

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