«La permuta delle parti è straordinaria. Oggi la Cina propone la politica dell’America di un tempo: co-esistenza e globalizzazione. L’America fa il discorso della Cina di anni fa: nazionalismo e protezionismo. Un drammatico ribaltamento foriero di altri ancora
». Inizia così un articolo interessante come pochi di Andrea Costa sulla Stampa del 2 marzo dedicato al confronto tra Stati Uniti e Cina.
Tanti gli spunti di interesse, tra i quali quello che indica il punto nodale del nuovo scontro tra le due potenze: «L’ultima mossa di Pechino, in corso, mira a trasformare il potere economico in potenza strategica. Insieme alla de-americanizzazione dell’economia mondiale, la Cina intende sottrarre agli Usa il monopolio della tecnologia d’avanguardia: l’intelligenza artificiale, che forgia la guerra del futuro
».
«I recenti sviluppi nel Mare della Cina, dove annualmente transita un terzo del traffico marittimo mondiale, simboleggiano questo sforzo. Per gli Usa la politica di Pechino nel Sud Est asiatico è imperialismo regionale, da contrastare. Per la Cina è sovranità delle acque territoriali, strategiche quanto mai. Sotto di esse, si stima, giacciono 130 miliardi barili di petrolio e 25.000 miliardi di metri cubi di gas, per un valore di 12 mila miliardi di dollari – risorse ambite anche dai Paesi costieri: Vietnam, Malesia, Indonesia, Filippine e Taiwan
».
E conclude, spiegando che per «il quadriennio 2017-’20 entrambi i Paesi hanno programmato investimenti industriali-militari pari a un triliardo di dollari […] Per noi europei, la preoccupazione dominante non deve essere il destino individuale dei contendenti, quanto il nostro futuro – che dipende da, e condiziona, quello dell’umanità. Una superpotenza con le spalle al muro, la Cina oppure l’America, può essere tentata di salvarsi anche a rischio di distruggere il pianeta. Non possiamo rimanere passivi, né tanto meno neutrali
».
Nota a margine. La raccomandazione finale non credo vada letta nei termini che il Vecchio Continente debba schierarsi, dalla parte dell’America sottinteso: ciò non eviterebbe certamente la distruzione del pianeta, anzi lo faciliterebbe (aumenterebbero soltanto le tensioni).
Si tratta invece di lavorare affinché tali tensioni diminuiscano attraverso la via della mediazione che oggi l’Europa, chiusa nel suo ristretto ambito che ha come unico scopo accrescere l’opulenza della Germania, non sa più intraprendere.
In realtà, cosa che non considera Costa, anche la Russia può fare molto in tal senso. Alleata necessaria e necessitata della Cina, ha però interesse a un attutimento delle tensioni internazionali, che l’hanno relativamente isolata e ne hanno affaticato l’economia. Potrebbe fare un’opera di mediazione che altri non possono. Purtroppo anche Mosca ha qualche problema con Washington. Non aiuta.
L’articolo Il rischioso confronto Cina-Usa sembra essere il primo su piccole note.