Risoluzione contro sanzioni e per ristabilimento rapporti diplomatici con la Siria

17 RISOLUZIONE IN COMMISSIONE RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CAMERA 09/16/2015 483 7 306228 DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 09/16/2015 306062 DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 16/09/2015 305791 DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 16/09/2015 305784 GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 16/09/2015 305862 SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 16/09/2015 305918 SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 16/09/2015 305970 SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 16/09/2015 III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00771

presentato da

DI STEFANO Manlio

testo di

Mercoledì 16 settembre 2015, seduta n. 483

La III Commissione,

premesso che:

la Siria dal 15 marzo 2011 vive una terribile guerra per procura alimentata da terroristi provenienti da 89 Paesi, dove, finora, sono morte più di 250.000 persone tra civili e militari;
vista la situazione di caos, sul territorio siriano si sono sviluppate, grazie anche al supporto logistico, finanziario e di armamenti, le organizzazioni terroristiche di Jhabbat al-Nusra, filiale di al-Qaeda in Siria e il sedicente Stato islamico dell’Iraq e del Levante, ISIS;

è stato documentato da diversi media in Turchia, così come dal dipartimento di Stato degli USA, il coinvolgimento dei servizi segreti turchi nel passaggio dei terroristi in Siria;
l’Isis continua a ricevere i proventi dalla vendita di petrolio alla Turchia a un prezzo ridotto (come documentato da vari analisti e reporter di guerra) e dai reperti archeologici saccheggiati in Siria e Iraq e poi rivenduti sui mercati europei;

la Giordania favorisce il passaggio di terroristi sul suolo siriano, mentre Israele accoglie i terroristi feriti in Siria e, come documentato dai media israeliani, offre loro supporto logistico per tornare nei campi di battaglia siriani;

dal mese di aprile 2015, l’Isis e il Fronte al-Nusra hanno proseguito la loro avanzata in Iraq e Siria, occupando Ramadi (Iraq), Idlib e Palmyra (Siria); l’inviato dell’Onu in Siria, Staffan De Mistura, ha ribadito più volte che il presidente siriano Bashar al-Assad è parte della soluzione alla crisi siriana e che sarebbe necessario un maggior coordinamento con le forze armate siriane contro le organizzazioni terroristiche Isis e al-Nusra, avendo acquisito nel tempo importanti informazioni di intelligence;

la cosiddetta coalizione anti-Isis a guida americana non solo si è dimostrata inconcludente, ma, come nel caso dell’occupazione di Palmyra, ha mostrato addirittura un chiaro atteggiamento non interventista, quasi benevolo. Preoccupante, inoltre, è l’intenzione da parte della suddetta coalizione di considerare al-Nusra tra i cosiddetti «ribelli moderati»;

la cosiddetta coalizione nazionale siriana è divisa e lacerata da divisioni al suo interno tra continue liti e scandali per sottrazione di fondi; ha un riscontro minimo di popolarità sul suolo siriano e la sua formazione militare, il cosiddetto Free Syrian Army, è ormai parte integrante delle organizzazioni terroristiche presenti sul territorio siriano;

dal 2011, la Repubblica araba siriana è vittima dell’embargo economico e delle sanzioni dell’Unione europea, i cui effetti diventano devastanti solamente su una popolazione impossibilitata, ora, ad accedere a medicinali e beni di prima necessità. Nel mese di maggio 2015, inoltre, il Consiglio europeo ha esteso le sanzioni economiche contro la Siria per un anno ulteriore, quindi, fino al 1o giugno 2016;

la Repubblica araba siriana è una nazione laica che consente ai cristiani e alle altre minoranze religiose di professare liberamente la propria fede religiosa. A Damasco c’è una delle più antiche sinagoghe del Medio Oriente, colpita dai mortaio dai ribelli dell’Esercito libero siriano, considerati da molti Governi occidentali dei «moderati»;

in Siria la donna non è costretta a portare alcun velo e ha pieni diritti civili e piene libertà. Le donne possono esercitare qualsiasi professione e non è preclusa la carriera politica o l’accesso alle istituzioni;

la Siria, dal giorno della Nakba, 15 maggio 1948, ha accolto milioni di rifugiati palestinesi ai quali sono stati concessi pieni diritti e la cittadinanza siriana. In seguito alla guerra in Iraq, nel 2003, e al susseguirsi del conflitto, il Governo siriano ha accolto più di 1 milione di profughi iracheni, riservando loro alloggi e lavoro secondo le loro competenze, senza alcuna discriminazione etnica, religiosa o sociale; nel 2006 durante il conflitto tra Hezbollah e Israele, 600.000 libanesi in fuga dai bombardamenti israeliani sono stati accolti in territorio siriano;

la Repubblica araba siriana non è isolata. È riconosciuta dall’ONU, dai Paesi cosiddetti BRICS, dai Paesi membri dell’Alleanza bolivariana per le Americhe (ALBA), dall’Iran, Algeria, Libano, Kuwait e altri Paesi che stanno rivedendo la loro posizione. Stati che, nel complesso, rappresentano la maggioranza della popolazione mondiale;

il Ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz ha dichiarato recentemente che l’Occidente dovrebbe collaborare con il presidente siriano Bashar al-Assad e i suoi alleati Iran e Russia per combattere il gruppo terroristico ISIS. Altresì il Ministro degli esteri spagnolo José Manuel Garcia-Margallo ha dichiarato da Teheran di ritenere necessario l’apertura di un negoziato con il presidente Assad per un cessate il fuoco,

impegna il Governo:

a riconoscere e ripristinare le relazioni diplomatiche con la Repubblica araba siriana;

a condannare gli atti di terrorismo compiuti ai danni della popolazione siriana;

a intervenire nelle sedi internazionali, quali ONU e Unione europea, affinché sia rispettata la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU n. 2170 che prevede misure per ostacolare ogni tipo di supporto, finanziamento e armamento ai terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS), al fronte terroristico «Jabhat al-Nusra» e al flusso di terroristi in Siria e in Iraq;

a dissociarsi e a contribuire in sede europea alla rimozione delle inique sanzioni economiche alla Repubblica araba siriana;

a intraprendere e a promuovere iniziative di dialogo con il Governo siriano come proposto da altri Paesi europei, come la Spagna e l’Austria.

(7-00771) «Manlio Di Stefano, Del Grosso, Di Battista, Grande, Scagliusi, Sibilia, Spadoni».

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