Desidero fare alcune osservazioni alla risposta del direttore della “Nuova Bussola Quotidiana”, Riccardo Cascioli, nel suo articolo “Russia-Ucraina, sei punti fermi per comprendere la guerra“, indirizzata ai lettori che criticavano la mancata indicazione degli Stati Uniti come co-responsabili della guerra russo-ucraina.
Nel suo chiarimento, il direttore esordisce in modo duro dicendo: “C’è chi fa la guerra sul campo, con le armi vere, e ne sperimenta tutta la tragedia. E chi vi partecipa da lontano, tifando per l’uno o l’altro dei contendenti, trasformando le piazze in campi di battaglia, o sfogandosi sui social, spesso pestando sulla tastiera del computer con una animosità non dissimile da quella di chi è in trincea”. Con questa affermazione, sembra ridurre le obiezioni e le domande poste dai lettori a semplici manifestazioni di tifo da stadio, trattando la complessità di un conflitto come un dibattito calcistico.
Questo è davvero paradossale. La responsabilità di questa situazione dovrebbe essere attribuita principalmente alla maggior parte dell’informazione italiana, che ha offerto una rappresentazione distorta degli eventi, adottando esclusivamente la narrativa della propaganda della NATO. Questa posizione si caratterizza per l’isolamento degli eventi dal loro contesto e dai precedenti.
Non sorprende, quindi, che gran parte dell’opinione pubblica abbia adottato questo metodo di polarizzazione e semplificazione estrema, visto che i media hanno completamente rinnegato quanto essi stessi affermavano riguardo al nascente conflitto nel Donbass.
In particolare, Cascioli lascia trasparire l’accusa che questi lettori, “che si sfogano sui social”, tendano a cercare, selezionare e privilegiare solo quei dati che supportano le proprie opinioni, ignorando o minimizzando le informazioni contrarie. Di fronte a problematiche complesse, questi lettori spesso interpretano gli eventi in modo da rinforzare le loro convinzioni preesistenti, secondo un approccio emotivo e semplificato, attingendo a convinzioni profondamente radicate.
A mio avviso, questo è il giudizio centrale con cui il direttore Cascioli risponde alle critiche dei lettori sulla trattazione della guerra tra Ucraina e Russia, che viene da essi correttamente dipinta come una guerra della NATO e degli Stati Uniti tramite l’Ucraina. Naturalmente, resta da vedere se questo giudizio si applica anche ai lettori che adottano i suoi sei “punti fermi”.
Recentemente, in un mio articolo, ho contestato la tesi del professor Leoni, sostenuta dallo stesso giornale, secondo cui la pressione di USA e Regno Unito non avrebbe avuto alcun ruolo nel fallimento dei tentativi di pace a Istanbul. A supporto della mia argomentazione ” I negoziati di pace di Istanbul fallirono per l’interferenza di Stati Uniti , Regno Unito e NATO “, ho citato Conservapedia, un’enciclopedia online di conservatori cristiani americani, che ha utilizzato molte fonti per testimoniare il rifiuto anglosassone di giungere a una composizione negoziale del conflitto.
D’altra parte, la Nuova Bussola Quotidiana ospita anche articoli di Gianandrea Gaiani, giornalista, analista geopolitico e direttore di Analisi Difesa, le cui posizioni e giudizi sulla guerra in Ucraina condivido pienamente (vedi qui). Tuttavia, la linea editoriale del giornale sembra non coincidere con quella di Gaiani.
I lettori critici non hanno l’autorevolezza di Gaiani, e per questo motivo Cascioli tende a semplificare il dibattito, riducendolo a un mero tifo. Una volta ridotto il dialogo a questo livello, Cascioli può condurre la discussione dove preferisce. Io ho semplicemente contestato il fatto che a Istanbul il governo ucraino non abbia raggiunto un compromesso con la Russia e che gli anglosassoni si siano opposti. Questo è un dato oggettivo, così come il segretario generale della NATO Stoltenberg ha affermato che la guerra è iniziata nel 2014.
Basarsi sui fatti e non su una decostruzione storica semplificherebbe il dibattito. Ridurre il dialogo a una guerra di posizioni squalifica le critiche e fraintende le contestazioni.
Ma veniamo ai sei punti che Cascioli offre come vademecum per una corretta lettura degli eventi:
Il punto 1 dell’articolo afferma che non bisogna accostarsi con manicheismo alla questione della guerra tra Russia e Ucraina, poiché non esistono solo buoni e cattivi. Fin qui, tutto chiaro. Tuttavia, prosegue affermando: “Il professor Leoni non ha mai affermato che gli Stati Uniti sono immacolati e non c’entrano nulla (e noi siamo anche convinti che con Trump alla presidenza le cose sarebbero andate ben diversamente), così come ha sottolineato le mancanze dell’Unione Europea e la sua pericolosa debolezza; ma nello stesso tempo ha centrato l’attenzione sull’ideologia del mondo putiniano e sul concetto di “mondo russo”, che si estende ben oltre i confini della Federazione”.
Ebbene, io noto che questa visione, condivisa da molti esponenti di Russia Cristiana, obbliga la realtà presente a conformarsi a una data visione in cui prevarrebbe lo spirito di dominio e l’imperialismo russo, ignorando l’accerchiamento della Russia, l’espansione della NATO e i tentativi della Russia di fondersi con l’Europa, ostacolati più volte dagli Stati Uniti.
Il punto 2 afferma: “Fino a dicembre 2021 nessuno pensava che Putin ordinasse davvero l’invasione dell’Ucraina”. Questo è falso. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande hanno dichiarato pubblicamente che gli accordi di Minsk 1 e 2 erano pretesti per dare tempo all’Ucraina di prepararsi al conflitto (vedi qui).
Allo stesso modo, quegli accordi furono giudicati anche da Wolfgang Sporrer, ex-dirigente di dipartimento all’OSCE coinvolto nel processo di elaborazione di quegli stessi accordi come pura finzione (vedi qui).
Il punto 3 afferma: “È come l’omicidio: può avere molte attenuanti, ma sempre un crimine rimane”. Il direttore di NBQ giustamente afferma che, nella situazione del 24 febbraio 2022, la Russia è l’aggressore.
Tuttavia, Cascioli dimentica che rifiutando i negoziati e la diplomazia, la spirale di violenza è cresciuta, portando a circa 700.000 morti da entrambe le parti. E qualcuno dovrà rispondere di queste morti.
Ovviamente, non si può negare che c’è stata un’invasione, il che confligge con il diritto internazionale. Ma esaminando gli eventi nel loro insieme e considerando l’inizio delle forti conflittualità in Ucraina, questa categoria di aggressore e aggredito non è più utilizzata nemmeno negli Stati Uniti, né dai media anglosassoni.
Non si possono leggere gli eventi attuali limitandosi a indicare l’aggressore alla data del 24 febbraio 2022, senza considerare le problematiche reali che hanno portato a questo conflitto e quante volte nel mondo il diritto internazionale è stato violato. Chiarezza bisognerebbe fare, per coerenza, anche sui fatti di Maidan, che fanno parte della storia recente dell’Ucraina.
In ogni caso, oggi è una grave responsabilità non tentare di porre fine al conflitto. Prolungare la guerra e rifiutare ogni compromesso è un’azione che pesa quanto la responsabilità di chi ha iniziato il conflitto.
Ancora, cito il punto 4, in cui tra l’altro si dice: “- vista la situazione sul campo a favore della Russia che quindi oggi non ha alcun interesse ad avviare negoziati – potrebbe anche andare peggio. Vale a dire, anni di guerra con morti e distruzioni (e il radicarsi di un odio che si trasmetterà per generazioni) per arrivare a condizioni ancora più sfavorevoli per l’Ucraina”. Questo è falso, perché Putin ha manifestato, sin dal tentativo di Minsk e nei successivi negoziati di Istanbul, la volontà di interrompere il conflitto e negoziare. Al contrario, Zelensky ha emesso un decreto che vieta di negoziare, come dimostra l’imminente Conferenza di pace in Svizzera, alla quale uno dei paesi belligeranti, la Russia, non è stato invitato.
E il punto 5: “Putin e il patriarca di Mosca Kirill raccolgono tanta simpatia in parte del mondo cattolico perché si ergono a difesa dei valori della famiglia, contro l’aborto, contro l’ideologia gender. E dunque condividono la battaglia che anche noi combattiamo contro questa leadership occidentale corrotta e immorale.” Ne consegue, dice Cascioli, che “questo, per quanto importante, non può essere l’unico criterio, altrimenti dovremmo anche simpatizzare per i regimi islamici. C’è una dignità dell’uomo che va rispettata sempre: essere contrari all’aborto e poi teorizzare l’eliminazione di nemici interni ed esterni è contro la ragione.”
Anche in questo caso, affermare che Putin e il patriarca di Mosca Kirill siano da biasimare per la loro difesa “dei valori della famiglia, contro l’aborto, contro l’ideologia gender” perché questa confligge con altre loro posizioni moralmente criticabili è metodologicamente sbagliato. Basarsi su posizioni condivisibili e poi annullarle per rispondere ai contenuti attuali è un errore logico. Questo tipo di argomentazione non risponde al merito delle affermazioni, ma si concentra sull’individuo.
Anche se una persona ha posizioni che si ritengono sbagliate, ciò non invalida automaticamente altre posizioni fondamentali che possono essere corrette. Ogni dichiarazione dovrebbe essere valutata sulla base dei suoi meriti e delle prove a supporto.
Le persone e le loro opinioni su certi argomenti possono essere valide, anche se si pensa che non lo siano in altri casi.
Infine, il punto 6: “Diverse persone, per sostenere che «è tutta colpa degli Stati Uniti», citano esponenti e intellettuali americani che teorizzano proprio questo. Bisogna però essere consapevoli che l’anti-americanismo è l’altra faccia dell’americanismo: sono due correnti ideologiche che si combattono anzitutto all’interno degli Stati Uniti, e hanno in comune l’idea (errata) che gli USA siano il protagonista principale se non unico di tutto quanto avviene nel mondo (per il bene o per il male).” (…) “Essendo gli USA una super-potenza mondiale, per quanto in declino, è chiaro che in qualche modo entra in tutte le crisi internazionali; che può giocare come fattore di destabilizzazione anche in territori lontani se serve ai propri interessi nazionali; che tende a interpretare il diritto in modo creativo. Ma questo non significa che tutto quanto avviene nel mondo è deciso a Washington. Ci sono altri attori importanti, il mondo è ormai diventato multipolare, le mire imperiali appartengono anche ad altri Paesi (Russia, Cina, Turchia…), ci sono forze transnazionali (vedi l’islamismo) e molti altri fattori ancora che è importante conoscere per comprendere quanto sta accadendo.”
Evidentemente, questo è il punto più difficile da commentare esaustivamente in poco spazio. Tuttavia, ci tengo a dire alcune cose: gli USA, in quanto superpotenza egemone con il privilegio unico della supremazia del dollaro, sono intervenuti pesantemente nella vita interna di diversi paesi e non sempre per migliorare o rendere il mondo più libero. Negli ultimi anni abbiamo visto gli interventi in Iraq per le inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, così come le azioni in Libia e in Siria. Gli Stati Uniti sono anche attualmente disposti a mettere in atto una guerra totale con la Cina per Taiwan e per una disputa commerciale, certamente non per la libertà.
Il mondo multipolare non sta nascendo come un evento casuale, ma è proprio ciò che gli Stati Uniti ostacolano fortemente, fino ad alimentare all’infinito la guerra in corso. Inoltre, è un dato di fatto che gli estremismi islamici nelle loro varie forme sono stati spesso incentivati dagli Stati Uniti, come nel caso di al-Qaeda e ISIS. Questo per fini di destabilizzazione di interi paesi, come evidenziato dall’operazione Timber Sycamore. . Tutta questa politica è illustrata in numerosi documenti dei vari think tank statunitensi, che pianificano diversi scenari.
In conclusione, la risposta di Cascioli alle critiche dimostra un evidente pregiudizio di conferma, ignorando le complesse dinamiche internazionali e le responsabilità condivise nella guerra russo-ucraina.