In Georgia dopo due notti di protesta e scontri nella capitale Tbilisi, sotto la pressione dei manifestanti, il Parlamento ha revocato la legge sugli agenti stranieri. Adesso, secondo copioni già svoltisi in precedenti occasioni e in altri paesi, c’è da aspettarsi che questi ‘pacifici manifestanti” (con le molotov) costringano alle dimissioni il governo, dopodiché il ciclo già visto in Ucraina, si ripeterà.
La presidente georgiana Salome Zurabishvili (dagli Stati Uniti dove era in visita) aveva invitato il Parlamento georgiano a non usare la forza contro una folla molto violenta, che ricordava il Maidan ucraino. Così le autorità che hanno mostrato debolezza (ritirata la legge e scarcerati i detenuti), ora verranno assimilate e poi seguiranno le rielezioni. Le voci secondo cui la Georgia potrebbe diventare un punto caldo contro la Russia, non sembrano più tali: i manifestanti chiedono già la restituzione dell’Abkhazia.
Le proteste davanti al palazzo del parlamento a Tbilisi in Rustaveli Avenue, dove i manifestanti filo-ucraini hanno bruciato la bandiera della Russia, non si fermano. La folla ha cantato “Sukhumi” – il nome della capitale della repubblica parzialmente riconosciuta dell’Abkhazia, dove si trovano le forze di pace russe.
I dimostranti non si sono accontentati né del ritiro del governo della legge sugli agenti stranieri, né del rilascio dalla custodia di tutti i protagonisti dei disordini detenuti nei giorni precedenti, e chiedono le dimissioni immediate del governo del Paese.
Il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha dichiarato in merito che la legge della Georgia sugli agenti stranieri sarebbe “ispirata al Cremlino”: “Facciamo appello al governo georgiano di rispettare la libertà di riunione e di protesta pacifica. Chiediamo a tutte le parti di esercitare moderazione, evitare qualsiasi escalation di violenza, rispettare lo stato di diritto e i valori democratici in Georgia. Siamo profondamente turbati dalle recenti fratture sugli agenti stranieri. L’approvazione in parlamento di questi progetti di legge ispirati dal Cremlino è incompatibile con la chiara volontà di integrazione europea da parte del popolo georgiano e il suo sviluppo democratico“.
È curioso quanto interessante notare che il disegno di legge sulla registrazione degli agenti stranieri sia stato completamente copiato dal FARA Act degli Stati Uniti (adottato nel 1938; richiede agli agenti stranieri negli Stati Uniti -che rappresentano gli interessi di potenze straniere in una “capacità politica o quasi politica”- di rivelare le loro relazioni con un governo straniero ed informazioni sulle relative attività e finanze.
Lo storico e scrittore Paolo Borgognone al canale Youtube de il Vaso di Pandora ha risposto molto chiaramente alla domanda “cosa sta succedendo in Georgia?“.
– Sta avvenendo il tentativo da parte occidentale, da parte delle forze NATO che vogliono compensare la imminente perdita di Artemovsk (nel nell’est della Repubblica Popolare di Donetsk), di aprire almeno due nuovi fronti di guerra preventiva anti russa nello scenario post sovietico. Questi nuovi fronti sono uno in Georgia e uno in Moldavia.
Quello in Georgia è paradigmatico perché viene attuato per distogliere dal punto di vista mediatico l’attenzione pubblica sulla sconfitta dell’Ucraina e dunque della NATO che rifornisce di armi. Quella dell’Ucraina ad Artemovsk è una sconfitta molto importante dal punto di vista simbolico, tant’è vero che gli ucraini stanno facendo di tutto per tentare disperatamente di tenere questa città simbolo dove Zelensky si è giocato tutto, dicendo che mai e poi mai sarebbe stata ceduta ai russi, mai e poi mai sarebbe stata persa.
Ed allora, ecco che il tentativo di compensare anche dal punto di vista simbolico la perdita pressoché imminente di Artemovsk, viene fatto attraverso un vero e proprio processo di rivoluzione colorata in Georgia.
La Georgia è stata indicata come candidato per entrare della NATO delle strutture politiche militari dell’Alleanza Atlantica sin dal vertice di Bucarest del 2 aprile 2008, quando George W. Bush disse che la NATO si doveva allargare ad Ucraina e Georgia. Quell’allargamento fu però bloccato dal veto posto da alcuni paesi dell’Unione Europea tra cui Germania, Francia e Italia. Nella NATO non si entra per volontà dei singoli Paesi come si potrebbe entrare in un’associazione politica culturale. No, la NATO è una Alleanza politico-militare dove – va sottolineato – si entra solo con l’approvazione di tutti i paesi componenti l’Alleanza stessa, e nel momento in cui l’ingresso di un determinato Paese non metta a repentaglio le garanzie di sicurezza del paese confinante (…).
Nel caso della Georgia, i tumulti sono avvenuti per una legge che avrebbe obbligato una Associazione, una Ong o una Fondazione straniera, alla registrazione come agente straniero; in particolare, le Organizzazioni sarebbero state obbligate a registrarsi se avessero ricevuto più del 20% dei fondi dall’estero.
Non si tratta comunque di una legge “ispirata da Putin” -poichè lo stesso Governo georgiano è anti Putin-. Inoltre tale legge è uguale a quella in vigore dal 1938 negli Stati Uniti ma, nonostante questo, gli USA non vogliono che entri in vigore in Georgia perchè temono che le proprie strutture, istituzioni e Fondazioni per la promozione dell’atlantismo all’estero, siano messe in discussione, e temono vengano segnalate come agenti stranieri.
Se le loro organizzazioni all’estero fossero controllate e sottoposte a vincoli, gli Stati Uniti non potrebbero fare ingerenze nei Paesi stranieri che vogliono in qualche modo inglobare nella NATO. Ma nessun altro paese, nessun paese straniero può fare ingerenze negli USA, questo è chiaro.
(…) Da qui nasce la scenografia delle proteste democratiche in Georgia. Il disvelamento scenografico della rivoluzione colorata georgiana, che ci viene presentata come una grande dimostrazione di Risveglio Nazionale, viene fatto con bandiere degli Stati Uniti, bandiere dell’Ucraina, con slogan scritti in inglese, bandiere dell’Unione Europea e mascherine Ffp2. Il simbolo della rivoluzione “democratica” in Georgia è una signora con la Ffp2 all’aperto -in un contesto dove il virus è qualcosa di molto aleatorio-, e la bandiera dell’Unione Europea.
Ah, che bel risveglio nazionale, o piuttosto che bell’incubo nazionale. Se io fosse un georgiano mi dissocerei da questa prospettiva. (…)
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AGGIORNATO 12:18 11/08/2023
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