[ad_1]
Jacques Sapir commenta a caldo la vittoria di Macron al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi. Il dato principale è l’esiguità della sua vittoria, se si considera lo schieramento di stampa e media a suo favore, e il paragone con il risultato di Chirac del 2002 contro Le Pen padre. Tra astensione e schede bianche o nulle appena il 43% degli aventi diritto al voto si è espresso per Macron e, stando ai sondaggi, più della metà di loro lo avrebbe fatto per esclusione, non approvando in realtà il suo programma. Visto il sistema politico francese, comunque, Macron avrà estrema difficoltà a governare se, come probabile, sarà ben lontano dall’ottenere la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari nelle elezioni legislative del prossimo mese.
di Jacques Sapir, 08 maggio 2017
Emmanuel Macron è stato dunque eletto, il 7 maggio, con un’ampia maggioranza dei voti espressi. Il 66% dei voti è un dato che impressiona, ma è anche un’illusione ottica. Se si considerano le percentuali di elettori che si sono astenuti o che hanno votato “scheda bianca o nulla”, Macron ha raggiunto solo il 43% dei voti degli aventi diritto. Questo dato è da confrontare con quello ottenuto da Jacques Chirac nel 2002 in un’elezione presidenziale in cui lo sfidante era anch’esso del Front National [Jean-Marie Le Pen, NdT]. In quel caso, al secondo turno Chirac aveva raggiunto il 62% dei consensi dell’insieme di tutti gli aventi diritto al voto. I 19 punti percentuali in meno di Macron rispetto a Chirac, dopo 15 anni, sono molto significativi. A riprova che si è trattato più che altro di un voto “di default” [per esclusione, NdT], i sondaggi, seppur da prendere con tutte le cautele, indicano che solamente il 43% di coloro che sono andati a votare per Macron approvano effettivamente il suo programma.
Il successo di Emmanuel Macron potrebbe rivelarsi nient’altro che un’illusione. La stampa ha sostenuto questo candidato quasi all’unanimità, i grandi media mainstream gli sono corsi dietro con rara indecenza, e ciononostante gli hanno procurato un consenso relativamente basso se confrontato a quello che aveva raccolto Jacques Chirac. I 19 punti mancanti la dicono lunga sulla collera dei francesi, una collera che è stata ampiamente espressa nel corso di questa campagna elettorale.
Durante i “festeggiamenti” organizzati per l’annuncio dei risultati elettorali, realizzati con una messa in scena così calcolata e priva di spontaneità da essere notata perfino dai giornalisti delle principali emittenti televisive, abbiamo assistito ad una doppia contraddizione, che in effetti potrebbe essere proprio la contraddizione della Presidenza Macron.
La prima contraddizione è stata quella di presentare l’eletto come un uomo solo, slegato da qualsiasi appartenenza, come voleva lasciar intendere la sua marcia solitaria verso lo scenario del Louvre, quando in realtà la sua candidatura è stata un’immensa opera di riciclaggio di uomini politici falliti o senza speranza, del Partito Socialista, del “Centro”, ma anche della destra. La seconda contraddizione è stata quella tra il tono apertamente “europeo” della sua messa in scena sul carosello del Louvre, e il discorso pronunciato da Emmanuel Macron dalla tribuna, un discorso nel quale la Francia era largamente presente. Macron ha espresso ciò che già aveva detto davanti alle televisioni estere, ma che aveva finora taciuto in Francia, di voler cioè “rifondare l’Europa”. Ma qualsiasi progetto di cambiamento delle istituzioni dell’Unione europea – dato che, politicamente e istituzionalmente, l’Europa non esiste – deve passare da un confronto esplicito con la Germania. Emmanuel Macron dovrà scegliere tra una preferenza europea e una preferenza francese. A voler combinare le due cose senza scegliere, si metterà nelle mani di Berlino e renderà chiaro a tutti che la sua presunta volontà di “rifondare l’Europa” non era che era una copertura per la sottomissione, non importa se voluta o subita.
La sconfitta di Marine Le Pen è indiscutibile. Lo è tanto di più perché nei primi giorni della campagna elettorale per il secondo turno delle presidenziali la dinamica mostrata dai sondaggi era quella di un aumento dei consensi, dal 38% fino al 42%. Questa dinamica si è poi interrotta, in gran parte a causa del modo in cui la Le Pen ha condotto la campagna elettorale. Se è scesa dal 42% al 34% non può prendersela con altri che con se stessa. Le ambiguità e le confusioni della sua campagna hanno avuto come effetto un vero e proprio crollo, e non sappiamo se ciò sia stato il frutto di incompetenza e di scelte sbagliate oppure sia stata una scelta deliberata.
La campagna elettorale che si sta aprendo ora per le elezioni legislative vede affrontarsi i quattro partiti che ormai dominano la scena politica francese. L’obiettivo di Emmanuel Macron è quello di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi. Ma questa non sembra essere la volontà dei francesi, che non hanno certo inviato questo messaggio attraverso le urne. Dato il tradizionale sistema di voto in Francia, sarà più che mai importante che ciascun partito chiarisca la propria posizione. I sostenitori di Jean-Luc Mélenchon possono sperare di raggiungere una buona posizione, ma si troveranno ad affrontare grosse difficoltà proprio a causa del sistema di voto. Converrà vigilare affinché questa elezione non permetta a dei partiti falliti di riprendere il controllo, né si risolva in una consegna di tutti i poteri ad Emmanuel Macron.
[ad_2]