Scuola, Francia: corso per insegnare ai bambini che non esistono “maschi” e “femmine”
Luca Volontè – fonte: http://www.imolaoggi.it/?p=52573
7 giu – Il governo francese si sta preparando ad introdurre, dall’inizio dell’anno scolastico 2013-2014, un nuovo corso obbligatorio di educazione sessuale basato sulla “gender theory” per tutti i bambini dai 6 anni sia nelle scuole pubbliche che in quelle private (comprese quelle confessionali). Questo progetto governativo sta provocando grande preoccupazione tra genitori e insegnanti.
Presentato come un modo per promuovere la parità dei sessi e per combattere l’omofobia, questo corso è finalizzato a “sostituire categorie mentali come quella di ‘sesso’ (…) con il concetto di ‘genere’, che (…) mostra come le differenze tra uomo e donna non siano basate sulla natura, ma siano prodotte storicamente e replicate dalle condizioni sociali” (come affermava il 28 febbraio 2013 Julie Sommaruga, membro del Cmitato per la cultura dell’Assemblea Nazionale francese). In una lettera ai responsabili educativi del 4 gennaio, il ministro francese dell’istruzione, Vincent Peillon, ha espresso la decisione del governo di impegnarsi per produrre un cambio di mentalità tra i giovani. In questo senso, viene rivolto l’invito alle scuole affinché “distolgano gli studenti da ogni forma di determinismo, familiare, etnico, sociale o intellettuale”. (L’Express, 2 settembre 2012).
Si sta ancora lavorando in questa direzione. In una relazione del dicembre 2012, l’ispettorato generale sugli affari sociali raccomandava le scuole di “combattere contro gli stereotipi sessuali (…) fin dalla più tenera età”, di decostruire la “ideologia della complementarietà” tra i sessi, e di sostituirla le parole “maschi” e “femmine” con termini sessualmente neutri come “amici” o “bambini”. Alle scuole è richiesto di prevenire il processo di “differenziazione basata sul genere sessuale” e l’acquisizione psico-sociale da parte del bambino della sua identità sessuale.
Questa presunta “istruzione” non ha fondamento scientifico, cioè, per la maggior parte della popolazione (che non aderisce a questa “gender theory”) costituisce un indottrinamento forzato. Essa mette in pericolo l’equilibrio psicologico del bambino e costringe i genitori ad affrontare un dilemma: spiegare ai propri figli che non devono credere a quello che viene loro insegnato a scuola o starsene tranquilli per non contrastare l’ideologia ufficiale? Se anche un solo percorso educativo sarà modificato, ciò rappresenterà una palese violazione dell’interesse del bambino e dei diritti naturali dei genitori.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” (articolo 16.3) e che “i genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli” (articolo 26.3). Nel ratificare la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, gli Stati hanno sottoscritto di “rispettare la libertà dei genitori (…) di assicurare ai propri figli un’educazione religiosa e morale conforme alle loro convinzioni” (articolo 18.4). In modo ancora più esplicito, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo afferma che “nell’esercizio elle sue funzioni in materia di istruzione e insegnamento, lo Stato deve rispettare il diritto dei genitori di fornire questi ultimi secondo le proprie convinzioni filosofiche e religiose” (protocollo, articolo 2).