Se Gesù Bambino può turbare i minori

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Babbo Natale è vestito da Babbo Natale, con il tradizionale abito rosso bordato di bianco. Bianchi sono anche i capelli, bianca la barba. Neri gli stivali. Si è tolto il cappello, non ride ed è anzi molto serio, addirittura assorto, in un rarissimo momento di raccoglimento. Se ne sta inginocchiato. Davanti a lui, Gesù Bambino deposto nella mangiatoia.

Questa l’immagine. Accompagnata da una poesia che dice: «Mio caro e prezioso Gesù Bambino, io non ho mai pensato di prendere il tuo posto. Io porto solo giocattoli e altri oggetti, tu porti amore e grazia. La gente mi dà liste di desideri e speranze, ma tu ascolti le preghiere. Quando io arrivo in città i bambini cercano di essere buoni e di non piangere, ma tu li ami incondizionatamente e con amore sovrabbondante. Io porto solo un sacco di giocattoli e di gioia temporanea, tu lasci un cuore pieno d’amore, pieno di significati e di ragioni per vivere».

In inglese il testo è tutto in rima e  si conclude così: «Voi potete trovare tanti Babbi Natale in città o al centro commerciale, ma tu [Gesù Bambino] sei l’unico onnipotente che può rispondere alle domande di un peccatore».

Ebbene, Facebook, visto il successo dell’immagine, a un certo punto ha deciso di oscurarla automaticamente e di dare la possibilità agli utenti di decidere se visualizzarla o meno. Motivo? A causa di «violent or graphic content», formula che viene usata in presenza di immagini e video che possono turbare a motivo dei loro contenuti «forti». In questo caso, l’utente è avvisato e gli viene data la possibilità di scegliere se sbloccare l’immagine, che potrebbe urtare la sua sensibilità, oppure no.

Dopo che il sito LifeSiteNews ha raccontato la vicenda riguardante l’immagine di Babbo Natale inginocchiato davanti a Gesù Bambino, e della «protezione» cui era stata sottoposta, l’immagine stessa è diventata, con si dice, virale. In meno di diciotto ore la storia è stata condivisa su Facebook oltre 42 mila volte dai lettori del sito e vista circa 60 mila volte.

Conseguenza: Facebook ha deciso di sbloccarla e di permettere che sia vista e condivisa liberamente.

Interessante è comunque la motivazione con la quale si era giunti al provvedimento di blocco: «Sappiamo che le persone hanno sensibilità diverse per quanto riguarda i contenuti grafici e violenti. Per questo motivo, aggiungiamo un’etichetta di avvertenza in modo che non siano disponibili a persone di età inferiore ai diciotto anni e in modo che le persone siano consapevoli della natura grafica o violenta, prima di fare clic per vederli».

Si è dunque pensato che i minori di diciotto anni avrebbero potuto restare turbati dall’immagine.

Il mondo di internet è complesso e tendenzialmente anarchico. Difficile introdurre norme in un ambiente per sua natura sfuggente. Si può anche capire, dunque, che una politica di protezione possa cadere nella trappola dell’esagerazione e del paradosso, tuttavia nel caso specifico sarebbe interessante comprendere meglio il processo mentale in base al quale qualcuno ha potuto immaginare un possibile turbamento delle giovani menti di fronte a quell’immagine.

Scrive Lifesitenews: «Il 25 dicembre i cristiani di tutto il mondo celebrano la nascita di Gesù Cristo avvenuta 2018 anni fa. I cristiani credono che Gesù è il Figlio di Dio venuto nel mondo per salvare l’umanità dal peccato e aprire la via al cielo. I cristiani considerano Dio che diventa uomo il più grande evento storico che abbia mai avuto luogo». L’immagine in questione, dunque, non fa che indicare la giusta gerarchia dei valori. Anche Babbo Natale, la cui figura deriva da quel Santa Claus – San Nicola che abbiamo festeggiato ieri, 6 dicembre, prende senso e significato dalla nascita di Gesù.

Tuttavia, poiché viviamo in un mondo capovolto, la realtà può essere giudicata sconvolgente e fonte di turbamento. Quindi meglio rimuoverla.

In molti casi il gigante Facebook è stato costretto a scusarsi per aver bloccato o censurato immagini e contenuti cristiani indicati come inappropriati o addirittura fomentatori di odio. Il che mostra come il rapporto tra il web e l’elemento religioso sia particolarmente delicato.

In ogni caso, lasciatemi concludere con una testimonianza diretta.

Un ospite entra in una casa in cui vive un bimbo di poco più di tre anni. Si parla di Natale e di doni e l’ospite non sa bene come regolarsi. Deve fare riferimento a Babbo Natale o a Gesù Bambino? Prima di sbilanciarsi, chiede dunque, sottovoce, un consiglio alla mamma, la quale risponde: «Oh, non preoccuparti, puoi parlare liberamente, il mio bambino sa perfettamente qual è la situazione, vero?». E, così dicendo, si rivolge al bambino chiedendogli: «Chi è Babbo  Natale?». E il bambino, prontissimo: «Lo schiavo di Gesù Bambino!».

«Lo schiavo di Gesù Bambino?» chiede l’ospite. «E chi te l’ha detto!».

«Il mio papà!».

Che dire? Complimenti a quel papà. (E ora vediamo se qualcuno bloccherà anche questo contenuto).

Aldo Maria Valli

 

Facebook ha una lunga storia di censura di organizzazioni e individui fedeli. Il gigante dei social media è stato costretto a scusarsi per numerosi casi di contenuto conservatore o cristiano che impropriamente indica come “odioso” o comunque inappropriato . Inoltre è stato messo sotto accusa per aver permesso alle organizzazioni di sinistra come PolitiFact e al Southern Poverty Law Center di influenzare le sue politiche di “fact-checking” e “incitamento all’odio”.

Facebook ha censurato un professore di teologia cristiana dopo aver criticato un video che vendeva l ‘”orgoglio” LGBT ai bambini. Ha sospeso l’account di Elizabeth Johnson , una cristiana che si chiama Mamma Attivista, dopo aver definito la confusione di genere una malattia mentale. Il gigante dei social media ha anche bloccato le pubblicità per il film Gosnell: The Trial of America’s Serial Killer, etichettando il film sul discorso politico dell’aborto-serial killer “.

Il gigante dei social network ha anche messo al bando molti annunci pro-life di LifeSiteNews , ritenendoli anche “politici” perché hanno mostrato immagini di madri incinte, ultrasuoni, neonati e i piccoli piedi di un neonato tenuto tra le mani di sua madre.

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