Ma la Francia non era il paese della liberté, fraternité. egalité?
Autore: Talleau, Franck Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
Succede in Francia. E non è un «Pesce d’aprile»!
Multato per aver indossato una maglietta della ‘Manif pour tous’ la recente oceanica manifestazione popolare parigina contro la legalizzazione dei matrimoni gay.
Su Twitter abbiamo trovato questa notizia, da far rabbrividire!
Da un padre arrabbiato
Lunedì ero al Giardino del Lussemburgo con mia moglie e i nostri sei figli al “pic-nic per tutti”, che viene improvvisato da alcuni giorni. Dovendo incontrare alcuni amici incontrati navigando sui social network, abbiamo convenuto, per riconoscerci, di indossare la t-shirt resa celebre dagli eventi del 13 gennaio e 24 marzo. Non è un abbigliamento militante dal momento che non c’è il titolo di “Manif per tutti”, ma solo una famiglia “normale” stilizzata. Non avevamo portato bandiere, fischietti, vuvuzela o altro materiale da manifestazione; avevamo organizzato solo una caccia al tesoro con i bambini. Gli amici che abbiamo incontrato, fino ad allora solo virtuali, erano molti certamente, ma né più né meno agitati della folla di curiosi che si godevano questa bella giornata del 1 ° aprile.
Meno di un quarto d’ora dopo il nostro arrivo, alcuni agenti si sono avvicinati al nostro gruppo, infastiditi dai nostri vestiti e ci hanno chiesto di rimuovere o coprire queste felpe per il motivo, suppongo ritenuto sovversivo, che rappresentano la silhouette di un padre e di una madre che tengono per mano due bambini. Rifiutando di obbedire, un ufficiale ha chiesto i miei documenti e mi ha portato alla stazione di polizia per verbalizzare l’accaduto. Occorreva trovare il motivo per la contravvenzione. Hanno iniziato con “indossava un abito immorale”, ma davanti alla mia reazione molto divertita e ai consigli del suo collega (di grado più elevato e quindi con una riflessione più ponderata), la motivazione è stata trasformata in “manifestazione ludica organizzata senza autorizzazione”. La natura della presunta violazione mi sembrava fuorviante per cui ho fatto verbalizzare il mio disaccordo, cosa che mi porterà ad essere convocato dal tribunale di polizia per ulteriori procedure penali.
Il valoroso ufficiale che mi ha multato probabilmente non ha mai letto i pensatori del “gender”, come Judith Butler e Nicolas Gougain, e avrebbe anche difficoltà a identificare il reale significato della sigla LGBT. Tuttavia, ha riconosciuto nella famiglia stilizzata della mia felpa un simbolo in grado di turbare il nuovo ordine pubblico che imporrà a tutti il matrimonio omosessuale.
Cari padri di famiglia, si profila una nuova resistenza. Non è la lotta senza fine in trincea per conservare pochi metri di una patria da trasmettere ai nostri bambini; non è più quella della ‘macchia’ da cui si torna solo alcune notti buie per abbracciare i nostri cari. No, la resistenza dei mesi a venire è quella dei parchi e dei luoghi pubblici, come famiglia, sottobraccio alla moglie, sbandierando con orgoglio la nostra gioia (e le nostro felpe) per il fatto di vivere un matrimonio felice. Non temiamo troppo le multe, perché saremo così tanti che, visto il magro bilancio che il nuovo regime socialista ha lasciato a disposizione della polizia e della giustizia, saranno obbligati a cedere davanti a noi.