Senza radici, senza sesso, senza pensieri – e in generale, ‘non persone’!

Utero artificiale: è già una distopia?

Utero artificiale: la distopia è già arrivata?

di Federico Cenci

L’anno in corso rischia seriamente di diventare il compimento delle profezie distopiche dei grandi autori del secolo scorso. Prima con la “ Newpeak ” di George Orwell (1903-1950) ma anche con la censura sistematica e il Grande Fratello che ci spia anche quando siamo a casa, e poi Isaac Asimov (1920-1992) con il distanziamento fisico tra le persone. Ma c’è anche la componente transumanista di Aldous Huxley (1894-1963), che racconta in Brave New World che i bambini nascono artificialmente, usando le provette e un utero artificiale.

“Par-tu-ri-ent”

Questo utero artificiale appare nel romanzo scritto negli anni ’30 ed è destinato a diventare una realtà nel nostro tempo. Il nome è significativo: “Par-tu-ri-ent”. Vuole essere un programma che prevede lo sviluppo dell’embrione e la cura del feto in una sorta di gondola tecnologica dotata di ogni comfort. Addio al concepimento e alla gravidanza nel grembo materno, tutto si svolge in uno spazio artificiale, come se fosse il germoglio di una pianta per decorare la casa. E arrivederci mamma e papà, perché per “prendere” il bambino non è più necessario incontrare un uomo e una donna, ma semplicemente investire una grossa somma di denaro nel nuovo dispositivo tecnico.

Il Progetto

L’idea è stata lanciata da un gruppo di studenti dell’Art Institute di Arnhem, nei Paesi Bassi. Il sito è già online e la pagina principale descrive gli obiettivi del progetto: “Immaginate un futuro in cui gli attuali limiti della riproduzione non esistono più, ma in cui la vita si crea e si accumula in modo nuovo. Un futuro in cui la gravidanza naturale sarà sostituita da un grembo artificiale”. Sullo sfondo di questi spaventosi slogan, un’immagine che sembra altrettanto incredibile: una donna seduta su un divano, di spalle, che guarda un bambino non ancora nato che giace in questo “grembo artificiale” in un angolo della casa, sta riposando.

Il progetto prevede anche alcuni accessori per rendere questo allevamento il più vicino possibile alla gravidanza: un microfono per inviare messaggi e suoni dall’esterno al bambino e un oggetto in plastica che, acceso e tenuto contro il corpo, riproduce le vibrazioni provocate da i movimenti che il bambino fa nel suo Pod. 2.0.

L’Europa sta investendo

Scherzo? Provocazione? Si può solo sperare in questo. Tuttavia, i precedenti non ispirano ottimismo. Sempre in Olanda, gli scienziati dell’Università Tecnica di Eindhoven stanno lavorando da tempo a un progetto sull’utero artificiale finanziato dall’Unione Europea con 3 milioni di euro. L’obiettivo è nobile: la modernizzazione delle incubatrici per aumentare le possibilità di sopravvivenza dei bambini prematuri. Un problema con le incubatrici è che quando i bambini nascono molto presto, non hanno ancora polmoni, intestino e altri organi ben sviluppati, il che rende difficile fornire loro ossigeno e sostanze nutritive.

Ecco perché gli scienziati di Eindhoven stanno creando un vero e proprio utero high-tech in cui il bambino è immerso in un liquido e alimentato con cibo e ossigeno attraverso il cordone ombelicale. “La macchina”, dicono, “sarà dotata di sensori in grado di simulare al 100% le sensazioni all’interno di un vero utero, compreso il suono del battito cardiaco della madre”.

Addio sesso!

Un passo da un obiettivo nobile e selettivo a un nuovo mondo poco coraggioso. Lo scienziato Hank Greeley, esperto di genetica e neuroscienze presso la Stanford University in California, ha affermato nel 2017 che tra venti o trent’anni non ci sarebbe più stato sesso nel “concepire” bambini. Nel caso di Greely, le coppie (o single e gruppi di persone, perché no?) si limitano a scegliere il feto che deve nascere tra quelli creati in provetta in base al proprio DNA. Lo scienziato ritiene che in questo modo sarà possibile debellare malattie e malformazioni genetiche. Questa sarà la legittimazione finale dell’eugenetica; determinerà anche le caratteristiche fisiche, l’altezza, il colore degli occhi e dei capelli e, chissà, forse anche le capacità intellettuali del nascituro. Questo sarebbe un risparmio significativo per la salute pubblica, ha detto Greeley. Tutto deve essere dimostrato. Sarà senza dubbio un’immersione in una distopia.

Federico Cenci, IFN-International Famely News

pubblicato il  18 febbraio 2021

 

 

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