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Intervento complesso quello di Emanuele Severino sul Corriere della Sera del 1º maggio, a commento di un libro di Giacomo Marramao (Filosofia dei mondi globali. Conversazioni con Giacomo Marramao edito da Bollati Boringhieri). Seppur per iniziati, l’articolo è di rilevanza primaria.
In estrema sintesi, l’autorevole filosofo spiega che l’instabilità è l’essenza stessa della storia dell’Occidente e della realtà. Essenza che si dipana attraverso concetti come «”provvisorietà”, “precarietà”, “divenire” e “instabilità strutturale”».
Tali concetti, secondo Severino, formano una rete che è a fondamento dell’«errare estremo» del mondo e del pensiero umano. La globalizzazione attuale quindi non sarebbe altro che «il permanere e il progressivo dilatarsi e rafforzarsi di questa rete».
Per Severino c’è un pensiero egemone che nega tale riconoscimento, ma anche un «sottosuolo filosofico» che invece lo individua.
Tale sottosuolo, per Severino «è la forma più rigorosa, coerente e potente della rete. È la convinzione che la verità supremamente evidente sia, appunto, la provvisorietà, precarietà, divenire, instabilità strutturale delle cose del mondo, cioè il loro uscire provvisoriamente dal loro esser nulla; e sulla base di questa convinzione tale sottosuolo mostra l’impossibilità dell’esistenza di ogni verità definitiva e di ogni Essere eterno, sì che l’unica verità definitiva è appunto il travolgimento, il divenire, di ogni presunta verità definitiva e di ogni presunto Essere eterno».
«Questo sottosuolo è la forma più rigorosa, coerente, potente di ciò che sopra ho chiamato l’errare estremo. La più potente, perché autorizza la tecnica a oltrepassare ogni limite e a guidare il mondo».
«Ci si illude […] che la politica possa guidare la tecnica. È ignorata l’argomentazione che altrove svolgo sulla necessità che, dopo il dominio sulla politica da parte dell’economia, si faccia avanti il dominio della razionalità tecno-scientifica sull’economia e a maggior ragione sulla politica. Tale razionalità non è una “tenaglia di uniformazione tecnologico-mercantile”, come scrive Marramao, perché la tecnica sta svincolandosi dal mercato e perché il suo scopo è l’aumento indefinito della potenza, ossia quell’apertura senza limiti che è l’opposto della tenaglia. L’errare estremo è colmo di splendore — come Lucifero lo è di luce».
Lo scritto di Severino, che abbiamo tentato di sintetizzare semplificandone in maniera anche parziale e forse rozza i termini (per necessità di sintesi appunto), non è solo l’esposizione di una filosofia. O meglio è l’esposizione di una filosofia che però è quella che “informa”, ovvero dà forma, al mondo, in particolare all’attuale mondo. Alla globalizzazione.
Un mondo dominato dalla Tecnica, meglio da quanti controllano la Tecnica, che ha come scopo l’«aumento indefinito della potenza» (della sua/loro potenza), ed è autorizzata «a oltrepassare ogni limite».
Tale il pensiero che informa il mondo moderno, cioè appunto la globalizzazione.
Più volte abbiamo indicato che la globalizzazione non è solo il sistema economico-finanziario che caratterizza il mondo attuale, il nuovo ordine mondiale. Essa ha assunto connotati ideologici, filosofici e, in conclusione, religiosi.
L’ultima riga dell’intervento di Severino indica in maniera chiara i connotati di tale religione.
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