fonte Fides – Ora Pro Siria
Il sacerdote spiega: “Maalula, Sednaya, Sadad, poi Qara e Deir Atieh, ora Nebek: i jihadisti armati applicano un medesimo modello: prendono di mira un villaggio, lo invadono, uccidono, bruciano, devastano. Per i civili, cristiani e non, la vita è sempre più difficile. I miliziani stranieri agiscono fuori controllo dei nostri compatrioti siriani dell’Esercito Libero Siriano (FSA), che invece sono rispettosi di tutti, e che non vogliono radere al suolo l’intero paese. Ma questi, purtroppo, in tanti casi hanno dovuto ritirarsi di fronte ai gruppi armati stranieri”.
P. Louis racconta quanto avvenuto a Qara fra il 16 e il 20 novembre. Da mesi il villaggio viveva in un particolare “status quo”, in un regime di “semiautonomia”, con il tacito accordo fra i siriani del FSA e l’esercito regolare. Non vi era conflitto, pur essendo la cittadina sotto controllo del FSA. Lo stato intanto continuava a fornire elettricità, acqua e servizi alla popolazione.
L’equilibrio è saltato, racconta p. George, quando “il 16 novembre, oltre 3.000 jihadisti calati dal villaggio sunnita di Arsal, piattaforma dei gruppi armati che penetrano in Siria attraverso il Libano, sono penetrati nel villaggio, trasformandolo in campo di battaglia. I soldati del FSA, in minoranza, si sono ritirati. La gente ha cominciato a fuggire. Circa 6.000 cittadini sono fuggiti immediatamente verso città e villaggi vicini”.
[pullquote]Sono entrati combattenti armati a viso coperto, capelli lunghi, non siriani, non si capiva di quale nazionalità. Hanno detto: vogliamo uccidervi tutti, cani cristiani. E bruceremo questo luogo idolatrico”[/pullquote]
Intanto anche Deir Atieh finisce nel mirino dei jihadisti (vedi Fides 25/11/2013). I miliziani iniziano una “caccia all’uomo” e tengono i cristiani in ostaggio. “Ci siamo nascosti negli scantinati per 4 giorni e 4 notti, senza acqua, cibo, elettricità”, racconta p. Louis. “Dopo una notte di preghiera, abbiamo deciso di tentare la fuga. Alle 5 del mattino, siamo riusciti a uscire dal viaggio. Con una marcia forzata di sei ore, in gravi condizioni di percolo, siamo giunti a Sadad, altra città martirizzata (vedi Fides 31/10/2013). L’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh e i fedeli che sono rientrati in città ci hanno accolto con amore e benevolenza”.
Intanto a Qara la situazione è drammatica. Dopo giorni di combattimenti, vi sono macerie dappertutto. Molte case e strade sono state minate con esplosivi. La Chiesa greco cattolica di San Michele è stata devastata e bruciata. Altre chiese cattoliche ortodosse a Deir Atieh hanno subito la stessa sorte, come alcune moschee: è un monito ai musulmani moderati.
P. George precisa: “Questi sono combattenti stranieri estremisti, che vogliono solo seminare odio e violenza settaria, distruzione indiscriminata, del tutto privi di rispetto verso i civili. Non sono nel FSA. A noi non resta altro che pregare.
In questo esodo, abbiamo provato la bella esperienza di solidarietà e affetto fra cristiani cattolici e ortodossi”.
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