Siria: aggiornamento dai fronti del 21-1-2019

di Stefano Orsi

Nel bollettino di ieri sera abbiamo dato la notizia del nuovo attacco israeliano che era in corso e che iniziava mentre stavamo ultimando la stesura, non avevamo quindi alcuna misura dell’entità di questo attacco.

L’incursione ha avuto luogo da diversi punti di attacco ed in diverse ondate, utilizzando per lo più missili da crociera lanciati da caccia di Telaviv, i punti di lancio sono stati quelli tradizionalmente cari agli israeliani, i cieli del Libano e del Golan occupato.

Sono stati lanciati dai 40 ai 45 ordigni, di questi abbiamo conferma anche da fonti russe dell’intercettazione di 30 o più missili ed una bomba a planata che sono un rateo di successi davvero elevatissimo visto il volume di fuoco lanciato dagli israeliani.

Un rateo di successo che va oltre ogni possibile previsione israeliana, ricordo infatti che i loro attacchi arrivino sempre accompagnati da pesante attacco elettronico per confondere od oscurare i radar del nemico, se questo funzionava con i radar degli anni 60 e 70 ora non funziona più, evidentemente.

Altro dato interessante e riguardante i bersagli degli attacchi, sono state mostrate due batterie, anzi lanciatori, delle difese antiaeree siriane colpiti, questo è stato giustificato come rappresaglia per il fatto che avessero osato opporsi al primo lancio contro la Siria, e qui siamo davvero al ridicolo, la miseria morale e l’arroganza di queste persone è davvero inaccettabile per ogni persona che si definisca civile. I siriani nella follia di Telaviv dovrebbero accettare in maniera supina i bombardamenti di un criminale Paese aggressore, questo non solo è inaccettabile, ma questa visione è rivelatrice di una pesante forma di malattia mentale, sono pericolosi e capaci di ogni nefandezza.

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Altro fatto, i mezzi colpiti, uno di essi stava facendo fuoco contro i missili in arrivo ed erano sicuramente diversi, i missili lanciati hanno puntato verso dei bersagli ma non sappiamo se reali o meno, gli attacchi elettronici funzionano creando falsi bersagli e confondendo i radar nemici, se i bersagli erano multipli, poniamo 4 o tre i razzi lanciati hanno cercato di colpire i più vicini, mentre il missile si avvicina notiamo che il lanciatore viene colpito e poi arriva a segno il missile che sta inviando le immagini.

Il secondo mezzo appare invece in posizione di riposo, il radar non è attivo, il mezzo è vuoto e privo di equipaggio, un camion è nei pressi, possibile mezzo di rifornimento, ma nessuno sta operando, si tratta quindi della medesima tattica già vista in precedenza durante un altro attacco contro damasco, anche allora venne colpito un Pantsir 1 in fase di riposo, dopo che aveva lanciato tutti i suoi missili contro i bersagli e attendeva il rifornimento.

È chiaro quindi che si tratti di una tattica precisa dei comandi israeliani, colpire in seconda ondata i mezzi scarichi a terra, il che pone almeno due evidenze, la prima è che i mezzi fossero privi di copertura da parte di mezzi di difesa secondari e preposti alla sola difesa della batteria, la seconda è che non fosse stata costruita alcuna barriera di difesa fisica per i mezzi dopo che questi avessero terminato i lanci a disposizione, in modo da rendere problematica la loro acquisizione e distruzione per il nemico, difesa fisica che credo andrebbe presa in seria considerazione per l’economia bellica e la conservazione dei mezzi di difesa aerea. Nel video diffuso ieri riguardante la batteria di Buk mi2 o SA-17 Grizzly in nome NATO, erano ben evidenti i numerosi mezzi, da 8 a 12 di batterie mobili di STRELA 1 che servivano appunto a protezione della batteria principale.

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Un fattore interessante è che i radar utilizzati dai siriani non siano i migliori a loro disposizione, e che nemmeno abbiano potuto usare strumenti di guerra elettronica in quanto non sono disponibili nel sud del Paese.

I radar Buk 2 sono sistemi risalenti a 20 anni fa esatti, entrata in servizio 1998, per cui non sono l’ultimo grido della tecnologia russa, ma garantiscono la capacità di operare integrati nel sistema di difesa aerea che è in via di creazione a protezione della Siria, e che pare avere potenzialità prima insospettabili,il punto debole storico della difesa aerea russa è sempre stato ritenuto il livello di integrazione, ebbene da quanto si intravvede nei pochi mesi di lavoro, questa valutazione sarà totalmente da rivedere.

Probabilmente arriveranno presto altre forniture di sistemi per la Siria, ma solo quando il personale in addestramento avrà ricevuto una adeguata ed approfondita preparazione per operare al meglio con i mezzi messi a loro disposizione, come pare evidente abbiano fatto in questi due giorni.

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I danni subiti o le vite perse sono certo presenti, ma se pensiamo che fino a pochissimo tempo fa i 40-45 missili sarebbero arrivati quasi tutti a bersaglio o che Israele invece di doverne lanciare tanti, e sono costosi, ne avrebbe potuti lanciare dolo una decina per ottenere i medesimi risultati, capiamo bene che qualche campanello d’allarme stia suonando forte nelle zucche bacate dei generali israeliani.

In attesa di nuovi raid israeliani, che certamente arriveranno a breve, vi saluto.

P.S.: arriva ora in extremis il comunicato che assetti israeliani ed un comando aerotrasportato sono in volo ora, il presidente ucraino Poroshemo ha appena lasciato Telaviv, e Netanyahu si troverebbe nel bunker di comando, esercitazione o nuovo attacco? Lo sanno solo loro.

 

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