SIRIA – Anche la moglie del presidente e sua sorella sono ora “sanzionate” dagli Stati Uniti

Sanzioni USA anche contro Asma, la moglie del presidente Assad, amata da tutti i siriani per la sua umanità

Il segretario di Stato americano Michael ha affermato nella dichiarazione che Asma “con il sostegno di suo marito e dei membri della sua famiglia Akhras è diventata una delle più note profittatrici di guerra della Siria”, riferendosi alla famiglia della first lady.

Chi conosce la dignità e l’amore per il suo paese di questa donna rabbrividisce per le parole del segretario di Stato americano.

Le nuove sanzioni denominate ‘Caesar Act’ prendono il nome da ‘Cesare’ un fotografo anonimo che avrebbe dimostrato torture operate dallo stato siriano in una prigione del paese.

Il dossier Caesar è stato fatto durante la guerra in corso. La propaganda sollecita certe solite corde ‘per vincere facile-facile’, … diceva una certa pubblicità. Coloro che lo sostengono sollecitano il pubblico ad una data reazione che nessuno può rifiutare. E la strategia adottata dal dossier Caesar non è dissimile: il suo fine è  far pendere l’ago della bilancia dalla parte del discredito dell’avversario.

Tempi di uscita del dossier, circuiti che lo hanno diffuso, scopo che si prefigge: tutto è lontano da ciò che dice di difendere, di anelare, di tendere. Il dossier Caesar è funzionale alla guerra, alla demonizzazione dell’avversario: alla pari del lavoro svolto dalle comparsate dei White Helmet con i bambini sempre in braccio (alcuni sono stati salvati più volte), sempre di corsa (verso dove?).

Tuttavia, evitano accuratamente di fare le domande giuste sulle priorità e sull’ingiustizia ultima. La realtà ed il senso sono lontane da dove Caesar ci conduce.
Sì, è vero, l’esercito siriano ha le carceri: gli stragisti non hanno avuto mai bisogno di carceri perché decapitano ed uccidono sul posto.

Ma insomma, come sono queste carceri governative?! Come ci aspettiamo che siano in un paese in cui nessuno ha di che vivere; in cui la condizione di ‘libero’ non sottrae al pericolo di morire nella propria casa? Ce lo immaginiamo come possano essere quelle carceri ma non si può essere ingenui e falsamente anime belle:  gli americani ci mandavano i terroristi per la ‘ ‘extraordinary redemption’…
Le carceri siriane sono inumane? Sicuramente lo sono quanto quelle saudite e tutte le carceri di molti paesi amici degli Usa in medioriente. Non saranno meglio di Guantanamo. Ma in un contesto di guerra in cui  è sorta Abu Graib, cosa ci aspettiamo?
Ci aspettiamo forse più giustizia di quella degli USA che lancia i suoi missili prima di stabilire chi sia il colpevole?
Si può fare una casistica di atrocità? E’ meglio morire su una mina, di fame oppure appena uscito di casa andando a scuola colpito da una bomba di mortaio?

Le cose stanno molto diversamente. Perché  nella guerra siriana, i primi a non avere ‘regole’ sono i cosiddetti ‘rivoluzionari e non i soldati di leva siriani che difendono il proprio popolo. Sono le bande armate straniere che opprimono: il loro il settarismo, gli attentati, la sparizione di interi nuclei famigliari colpevoli solo di avere un uomo al alle armi, sono strategia mirate e diffuse su larga scala. Ma l’accusa paradossalmente viene proprio da loro…

L’esercito siriano legittimamente cerca di liberare il proprio paese, non può essere distinto solo dai modi con cui opera con i nemici (o nelle inevitabili inefficienze delle linee di comando su militari e paramilitari che combattono da sei anni un avversario che pratica le regole del terrorismo, cioè nessuna) ma anche dalla sostanza:  i ribelli sono un vero e proprio brutale esercito di invasione che non rispetta chi non si identifica con il proprio odio.

Un pensiero coerente, dovrebbe porsi al fondo la domanda sulla trama del film più del fotogramma isolato. Chi facesse così scoprirebbe, per esempio, che i ‘ribelli’ non hanno nessun  ‘Centro Nazionale Siriano per la riconciliazione’… né hanno dovuto dotarsi di centri di detenzione perché i soldati siriani arresi sono quasi sempre stati massacrati  immediatamente.

Se poi vi piace il giornalismo d’inchiesta, cercate al di fuori dei circuiti statali e scoprirete che gran parte di quelle foto sono riferite a soldati siriani morti in attentati e combattimenti: oltre al dramma, anche la beffa di fungere ‘da prova’ per inique sanzioni contro i propri famigliari.

patrizioricci by @vietatoparlare

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