Si tengono aperti i canali ma scarsi progressi a Sochi
Il 16 febbraio, è iniziato a Sochi il 15 ° incontro internazionale sulla Siria nel formato Astana. I partecipanti sono rappresentanti dei paesi garanti della soluzione del conflitto siriano: Russia, Iran e Turchia.
Presente anche una delegazione dell’Onu con a capo l’inviato speciale del Segretario generale dell’Onu Pedersen. Gli USA invece invitati non hanno voluto partecipare.
I colloqui si sono aperti con le consultazioni del rappresentante speciale del presidente russo per la Siria Alexander Lavrentyev e dell’assistente senior del ministro degli affari politici iraniano Ali Asgar Haji . Come ha osservato il rappresentante speciale del leader russo, Mosca prevede di dare un nuovo impulso per un accordo sulla situazione in Siria durante le consultazioni diplomatiche. (fonte: eadaily.com)
L’agenzia russa Tass invece riporta che “non ci si dovrebbe aspettare risultati rivoluzionari: ci sono molte questioni irrisolte. Questa opinione è stata espressa martedì in un’intervista alla TASS da un ricercatore senior del Centro per gli studi arabi e islamici dell’Istituto di studi orientali dell’Accademia delle scienze russa Boris Dolgov.
Secondo l’esperto, lo svolgimento del prossimo round di colloqui inter-siriani a Sochi è un evento molto importante, soprattutto dopo una lunga pausa. “Tuttavia, vorrei sottolineare che ci sono prospettive per questi negoziati, ma ci sono abbastanza difficoltà qui. In particolare, si tratta di divergenze di opinione tra i paesi partecipanti”.
Come ci si aspettava i problemi sono tutti intorno alla presenza dei terroristi cui la Turchia non sa rinunciare ma non sa contenere. Nello stesso tempo la Turchia vede come una minaccia la presenza curda.
Forse imminente attacco turco contro PKK a nord dell’Iraq
A proposito dei curdi, la Turchia ha lanciato un’operazione, “Claw Eagle 2”, contro i militanti curdi (PKK) a Gara Mountain, nella regione settentrionale irachena di Dohuk. Precedentemente, la Turchia ha affermato di aver catturato un importante militante del PKK in un’operazione segreta nella regione di Shingal.
“Ora altre tre brigate di forze di mobilitazione popolare pro-sciite PMF sono state dispiegate a Shingal, a ovest di Mosul, patria della minoranza religiosa Ezidi, per affrontare qualsiasi offensiva improvvisa della Turchia in Iraq.
Le tre brigate vanno da 9.0000 a 10.000 militanti delle PMF, per un totale di oltre 20.000. Giovedì si sono trasferiti a Shingal e nei suoi sobborghi per ordine del comandante delle forze armate, il premier iracheno Mustafa al-Kadhimi.
Khal Ali, comandante delle PMF a Shingal, ha detto pochi giorni fa di aver ricevuto istruzioni da Baghdad per schierarsi a Shingal per affrontare qualsiasi offensiva della Turchia su Shingal. “Secondo le nostre informazioni, la Turchia vuole attaccare Shingal”. (fonte)
Da notare che la Turchia fa tutto questo rumore su Sinjar ora e non prima quando l’ISIS lo controllava e ha effettuato un genocidio contro gli Yazidi.
Russi come mediatori a Daara a TAFAS
Intanto vicino Daara i russi continuano a mediare per calmare gli insorti e sembra che la situazione si sia calmata. Le milizie ribelli hanno accettato di consegnare parte delle armi su garanzie russe.
L’ufficiale russo sta dicendo agli insorti che l’esercito siriano (SAA) sta offrendo loro clemenza se rinunciano alle armi (il traduttore dice armi ma probabilmente si richiedono solo quelle pesanti) e permettono all’SAA di entrare pacificamente. Se vogliono vivere pacificamente, possono rimanere lì sotto il controllo del governo. Chi non vuole viverci pacificamente deve lasciare la zona (presumo che intenda raggiungere Idlib). Una settimana fa i ribelli di TafaS dicevano che avrebbero preferito morire piuttosto che fare un patto con Assad.
A IDLIB riprendono gli scontri tra Hayat Thariral Sham e le milizie rivali:
Nelle scorse ore c’è stato un attacco al consiglio comunale di Al-Foua, città nell’est della provincia siriana, controllata da Hayat Tahrir al-Sham ( HTS). Con ogni probabilità si tratta di un messaggio diretto a HTS da parte dei “jihadisti ribelli”, dopo che il gruppo qaedista ha lanciato una nuova campagna di arresti contro i leader di Huras al-Din e altre formazioni rivali per riprendere il controllo e la credibilità dell’area.
La recente ondata di attacchi contro i ribelli del Syrian National Army e gli stessi miliziani è stato un duro colpo per loro. Ankara, infatti, sta perdendo fiducia nel suo alleato locale e ha iniziato a ridurre fondi e aiuti. La conferma, oltre agli spostamenti delle truppe turche, arriva anche dalle nuove tasse e dal raddoppio di quelle esistenti,
Hayat Tahrir al-Sham è debole oggi e le milizie rivali cercano di sfruttare il momento per alimentare la sfiducia di Ankara e riaprire il gioco per il controllo di Idlib
Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha tentato di reagire con ricerche massicce e imponendo nuove regole più severe per la popolazione di Idlib. Inoltre, sono iniziati gli arresti dei “traditori”. Tuttavia, questo non ha aiutato. Gli attacchi contro il Syrian National Army e miliziani continuano quasi quotidianamente. I gruppi rivali, infatti, percepiscono la debolezza di HTS e stanno cercando di approfittarne per rialzare la testa. La strategia è semplice: colpire con azioni mirate a Idlib, che sono di piccole dimensioni e presentano pochi rischi, che però alimentano la sfiducia da parte della Turchia. Se Ankara rimuove il supporto alla formazione qaedista, il gioco per il controllo della provincia siriana riaprirà. (fonte: Difesa e Sicurezza)
Documenti USA che dimostrerebbero l’aiuto USA ai ribelli siriani rifiutati dalla CIA
Pochi giorni prima, il Washington Post ha pubblicato una storia secondo cui Trump aveva posto fine a una politica dell’era Obama di inviare denaro per addestrare ribelli moderati in Siria con la speranza di rovesciare il presidente siriano Bashar Assad.
A seguito del tweet, il giornalista di BuzzFeed Jason Leopold ha inviato una richiesta FOIA alla CIA per qualsiasi record relativo ai “pagamenti ai ribelli siriani che combattono Assad”.
L’agenzia ha negato la richiesta e tale smentita è stata confermata da un giudice federale. BuzzFeed e Leopold hanno quindi presentato una seconda denuncia nell’aprile 2019 alla ricerca di “documenti dell’agenzia relativi ai pagamenti ai ribelli siriani”.
“Il tweet del presidente Trump costituisce [riconoscimento] ufficiale che gli Stati Uniti hanno effettuato pagamenti ai ribelli siriani che combattevano Assad”, ha scritto l’avvocato di Washington Jeffrey L. Light nella causa.
La CIA ha nuovamente sostenuto che i documenti erano esentati dal rilascio ai sensi della FOIA, ma questa volta il giudice distrettuale degli Stati Uniti Rudolph Contreras ha deciso per i querelanti. (…) (fonte: courthousenews.com)