In questi giorni molti media si sono ‘svegliati’ sulla Siria e descrivono come un disastro la situazione attuale. Questi articoli hanno in comune che parlano di disastro economico senza citare le sanzioni (eccone uno di il Post). Inoltre, riprendono i dissidi di Assad con il cugino, l’imprenditore Rami Makhlouf (praticamente il più ricco di Siria). Ma il contesto in cui Assad si è mosso è unico e chiunque altro probabilmente non avrebbe fatto di meglio. Perciò le critiche sono infondate: la Siria è stata ad un passo di diventare un califfato. In tale situazione dire che Assad poteva fare di più in termini di riforme e cambiamento, è sopravvalutare il suo potere. Inoltre, si insiste con il dire Assad ‘ha perso’ o ‘Assad ha vinto’ mentre in realtà, ‘ha perso’ o ‘ha vinto’ il popolo siriano perchè le opzioni sul tavolo sono Assad o il nulla. Ma certi concetti stentano ad essere capiti da chi ha la malafede come elemento base del proprio giudizio.
Inoltre, tutti gli articoli che ho letto sulla Siria non citano un’altra problematicità, ovvero che il sud-est della Siria si sta sempre più ‘accendendo’, mi riferisco in particolare alla zona di Daara tanto manifestazioni, slogan, graffiti e attentati contro le forze iraniane e governative, sono in aumento.
Proprio a Daara ieri è avvenuto un attentato dinamitardo (IED) contro un autobus che trasportava militari siriani del 5° Corpo di Armata ed il bilancio è 34 morti (ex ribelli).
E oggi sempre in provincia di Daara, a Bosra, altre proteste. I manifestanti hanno chiesto la caduta di Assad e hanno gridato slogan anti-Iran / Hezbollah. In realtà non si tratta solo di manifestanti: si sono uniti ai manifestanti anche miliziani armati. Si tratta della prima manifestazione armata dal 2018.
Come era già successo in occasione della riconquista di quella località, anche adesso i mediatori russi del Centro di Riconciliazione sono riapparsi in zona e stanno riprendendo i contatti con gli ex ribelli. Già questi colloqui sono in corso e la popolazione non si è dimostrata ostile con i russi . Il ruolo di Mosca è un ruolo fondamentale e molto delicato per contenere le sommosse ed impedire che degenerino ulteriormente. Però c’è da domandarsi come mai questo stia accadendo. La risposta che viene detta ai russi – che chiedono specificatamente alla popolazione l’origine dello scontento – è che a Daara una volta andati via i russi c’è stato un rinnegamento di tutti gli accordi presi da parte del governo siriano con regolamento dei conti diffusi e arruolamento forzato per l’impiego al di fuori della regione (non concordato) . A questi fattori si aggiungono naturalmente gli effetti delle sanzioni e della grave crisi economica.
Sebbene la questione della gestione abbia una rilevanza fondamentale, l’attentato contro l’autobus – che trasportava per lo più ex ribelli -, ha in sé evidentemente un messaggio al governo ma anche una forte valenza di intimidazione e di dissuasione nei confronti popolazione. Sono i vecchi metodi: qualunque ne siano le motivazioni, questi metodi ci riportano indietro. Non è un punto di partenza accettabile per la nuova Siria che queste persone dicono di voler costruire.
@vietatoparlare
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