I media ed i nostri governanti ci hanno detto che quella siriana è stata una estensione delle primavere arabe. Loro ancora sostengono che è stata la violenta repressione del governo che ha scatenato la ‘reazione’ della rivolta armata.
E’ vietato discostarsi da questa narrativa.
Ma non è stato così. E si continua a mentire.
Sostenere simili menzogne ha centuplicato la violenza.
Fiumi si falsità ci hanno inondato e ancora si stratificano ma i fatti, documentati, hanno ampiamente sconfessato la versione della ‘rivoluzione di popolo’.
Andiamo all’inizio: la rivolta in Siria non è iniziata in un grande centro (come è accaduto in Egitto nella sua primavera o in altri paesi ) ma a Daara, una città siriana posta alla periferia del paese .
Inizio di marzo 2011: un gruppo di 15 ragazzini (tutti appartenenti alla stessa famiglia) scrive con lo spry su un muro della caserma di polizia di Daara frasi contrarie al potere di Damasco “il popolo vuole rovesciare il regime” ” è il tuo turno, dottore”. Lo racconterà uno di loro al New York Times.
Cosa ne possono capire ragazzini di 12/13 anni di politica? Niente. Sicuramente sono stati istigati. Il contenuto delle scritte non sono invettive o di un insulti ma dicono esattamente cosa accadrà.
I bambini vengono arrestati, picchiati e trattenuti. Saranno rilasciati in seguito ma solo dopo che le proteste scatenano la reazione della polizia che causa alcuni morti tra i manifestanti. Il governatore locale , un ‘puro e duro’ del partito Bath darà ‘lo spunto’ per l’ampliarsi delle agitazioni. Quando il il governo centrale lo rimuoverà, sarà troppo tardi.
La lotta armata perseguirà intensificata estendosi in tutta la Siria. Chiunque dissenta dall’operato della guerriglia o è appartenente al governo sarà punito duramente o ucciso (vengono uccisi anche i postini), vengono attaccate le fabbriche, le centrali elettriche, tutto ciò che è ‘governativo’ cristiano o alawita diventa sempre di più un ‘obiettivo legittimo’. Già a marzo 2012, 50.000 cristiani venivano cacciati dalle loro case ad Homs.
Sentite cosa scriveva tale ‘Hamed’ attivista anti-Assad in un post datato 15 aprile 2011 riportato da di Karim Metref (peace reporter algerino che vive a Torino).
E’ esattamente un mese dopo l’inizio delle manifestazioni ‘pacifiche’. Superfluo ogni commento…
(…) Come hai lasciato la situazione nel paese? “khara!”, merda. Non ci capiamo più niente. Era iniziato tutto bene. Come in tutti i paesi della zona.
Per strada c’erano studenti, giovani, lavoratori, donne, giovani, adulti, famiglie. Movimenti di sinistra, un po’ di fratelli musulmani, nazionalisti siriani… d’un colpo sono apparsi dal nulla i salafiti pieni di armi e di soldi e la situazione è degenerata.
Non si capisce più niente. Si muore come mosche da una parte e dall’altra. Le altre tendenze si sono ritrovate prese tra due fuochi.
Minacciati dallo stato e dai gruppi armati. In molte città si racconta che i gruppi del così detto Esercito Libero si sono comportati peggio del governo con torture, mutilazioni e uccisioni in pubblico di persone presentate come collaborazionisti.
(…) Qua se cade il governo in questo momento e in queste condizioni, quello che è successo in Iraq sembrerà alla fine una passeggiata rispetto a quello che rischia di succedere da noi.
fonte: http://www.glob011.com/mondi/item/497-intervista-a-un-attivista-scappato-dallinferno-siriano
Questi sono i fatti.
Quella che segue è la testimonianza di Padre Frans , massacrato dai ribelli ad Homs il 7 aprile 2014:
Padre Pater Frans van der Lugt (ucciso dai ribelli il 7 aprile 2014 ad Homs) testimonia in una lettera pubblicata nel 2012: «Fin dall’inizio, i
Padre Frans dice anche: «Fin dall’inizio c’è stato il problema dei gruppi armati, che sono parte dell’opposizione […] L’opposizione della strada è molto più forte di ogni altra opposizione. E questa opposizione è armata e impiega frequentemente la brutalità e la violenza, al solo fine di incolpare il governo».
Tutt’oggi i media riferiscono che la rivolta sia diventata armata solo dal 2012 . In realtà gruppi armati hanno preso di mira e ucciso forze di sicurezza e civili e installazioni governative subito dopo le prime proteste nel marzo 2011.
Viene attaccato anche l’esercito di leva tenuto volutamente fuori dalle zone sensibili fino al 25 aprile 2011:
– Fine marzo 2011 – diversi vecchi camion militari di fabbricazione russa delle forze di sicurezza siriane procedono lentamente attraversando un pendio su una strada a valle tra Dara’a al-Mahata e Dara’a al-Balad. La strada in pendenza era stata preventivamente macchiata d’olio, che era stato versato dagli stessi uomini armati che aspettavano per tendere l’imboscata.
Appena a tiro, i colpi partono prima che i veicoli riescano a fermarsi. Come si vede nel filmato i soldati non rispondono al fuoco. Si tratta di soldati disarmati: è una carneficina. Secondo una nostra fonte erano disarmati per un preciso ordine del governo che voleva così evitare escalation di violenze.
Secondo fonti della stessa opposizione siriana sono stati uccisi in quell’occasione 60 soldati delle forze di sicurezza siriane. Il massacro sarà tenuto nascosto dall’opposizione per non rivelare che sin dall’inizio fosse armata..
Quella proposta è la versione del Vice Ministro degli Esteri della Siria dr. Faisal Mekdad ed è la stessa dell’Osservatorio per i diritti umani. Variano solo il numero di morti.
Quello descritto non è un episodio isolato.
– 25 aprile 2011: diciannove soldati siriani vengono uccisi a colpi di arma da fuoco a Dara’a da assalitori sconosciuti
– 23 aprile 2011, 7 soldati vengono assassinati a Nawa (vicino a Daara). Il massacro ha luogo poco dopo che il governo siriano nel tentativo di diminuire la tensione abolisce i tribunali di sicurezza dello Stato, cessa lo stato di emergenza, concede amnistie generali e riconosce definitivamente il diritto alla protesta pacifica.
La lista dei uccisi si ingrandirà per tutto il mese di aprile e arriverà a 88 vittime. Si noti bene che l’esercito di leva siriano nelle prime fasi del conflitto non ha contrastato le sommosse e si è tenuto fino ad allora al di fuori dei centri abitati, infatti solo il 25 aprile l’esercito ha ricevuto l’ordine di muoversi verso il centro abitato di Daara. Nel solo giorno del 25 aprile l’esercito avrà altri 19 morti.
Da parte governativa, la maggior parte delle vittime nel periodo marzo/aprile si registreranno tra le fila delle forze di sicurezza e di polizia.
Questo è il periodo in cui, secondo i nostri media, la ribellione era pacifica.
Patrizio Ricci – Vietato Parlare
[su_panel shadow=”2px 1px 2px #eeeeee”]la voce del breve filmato è del dott. Mario Villani che in un suo viaggio in Siria subito dopo l’imboscata ebbe modo di parlare direttamente con soldati feriti nell’assalto. La data non coincide (ma esplosione, ponte e tutto il resto coincide), pubblico a scopo dimostrativo non deviando questo particolare dal senso generale di quanto riportato[/su_panel]
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