Patrizio Ricci
Ieri, le bande di ribelli appartenenti al gruppo al Nusra, supportato da altre fazioni che prendono parte ai negoziati di Ginevra, hanno preso d’assalto il sobborgo al Zara situato nella provincia Homs.
Fonti locali della polizia riferiscono che i ribelli sono riusciti a penetrare nella cittadina alawita di al-Zara. Durante l’assalto i takfiri hanno compiuto compiuto la strage di un imprecisato numero di civili ed hanno rapito decine di donne e bambini.
L’agenzia Sana riferisce che il primo ministro siriano Wael al-Halaqi ha condannato il massacro come “un crimine atroce contro il mondo intero.”
Al-Halaqi ha aggiunto che la comunità internazionale deve stare dalla parte della Siria nella lotta al terrorismo e deve prendere misure immediate per evitare che i paesi che sostengono il terrorismo ricevano ancora forniture di armi e denaro, da parte del Qatar, dell’Arabia Saudita e dalla Turchia.
Un’analoga pagina funesta avvenne avvenne nel 2013, in provincia di Latakia. Quella notte tra il 4 e il 5 agosto, le bande di Jabhat al-Nusra, i Liberi del Levante, la Brigate dei Mouhajirin, le Aquile del Levante, le Aquile della dignità e la Brigata dei libici diedero vita alla “Battaglia del grande figlio di Aisha, madre dei credenti”. Kafrayya, Talla, Barmasse, Anbaté e Beit Shokouhi: tutti i villaggi attaccati erano tutti abitati da da alawiti.
Il quotidiano al-Akhbar e fonti locali raccontarono che, sorpresi nella notte, gli abitanti dei villaggi cercarono di fuggire verso la città di Lattakia, tuttavia la maggior finì nelle mani dei terroristi che l’occidente considera ancora ‘moderati’. I pochi sopravvissuti raccontarono le atrocità subite: uomini, donne e bambini uccisi e un gran numero di persone scomparse, famiglie completamente decimate.
In tutto furono uccise 129 persone e di circa 200 tra donne e bambini non si è saputo più nulla.
La notizia fu racconntata anche da Ansa il 20 agosto 2013 confermando le notizie già date dalle forze governative.
Allora la Comunità Internazionale fu indifferente a quell’eccidio, quei crimini poi si sono moltiplicati e sono diventati quotidianità. L’indifferenza dell’Occidente non è uno stato d’animo ma è predeterminata: alla popolazione siriana riserva l’indifferenza e la finta pietà, mentre non disdegna di aiutare i carnefici.