L’ Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) denuncia la decisione dei jihadisti di Idlib, di confiscare le proprietà dei Cristiani in applicazione della “legge islamica della sharia”. Questo avviene ai danni di diverse comunità cristiane nei villaggi di Jisr al-Shughour e di Ya’aqubiya, Al-Qunaya, Al-Jadida e Al-Ghassania.
SOHR precisa:
HTS ha bloccato i cristiani della città di Idlib, perseguitando i proprietari e gli occupanti delle loro proprietà. Il loro ufficio denominato “ufficio delle proprietà dei cristiani” facente capo ad HTS, che considera tutte le proprietà cristiane come un bottino, ha notificato agli inquilini di verificare con gli uffici amministrativi, i termini per rinnovare i contratti e di stabilire nuovi termini, incluso l’innalzamento degli affitti di case e negozi che un tempo erano di loro proprietà.
Inoltre HTS ha informato i cristiani residenti che il suddetto ufficio in ogni momento ha il diritto di affittare, acquisire e alienare la proprietà in qualsiasi momento, a proprio insindacabile giudizio.
Questa è la situazione dopo che l’85% dei cristiani è andato via a seguito dell’arrivo della cosiddetta “opposizione siriana”.
Nei villaggi segnalati da SOHR ed in tutta la provincia di Idlib, un tempo risiedevano in tutto 179 famiglie cristiane, comprendenti siriani, assiri, caldei e armeni. I membri di queste minoranze, a ragione del massacro dell’Impero ottomano nel 1915, sono anche considerati come i “discendenti dei sopravvissuti”.
Di fronte a questo continuo susseguirsi di violenze, soprusi e omicidi, la cosa più grottesca è che l’Europa e gli Stati Uniti non hanno fatto un solo passo a favore della tutela dei diritti religiosi e civili delle minoranze cristiane. Anzi, oggi in questo contesto l’occidente mantiene in essere tutta la pressione possibile contro il governo siriano applicando severe e pesanti sanzioni e finanziando campagne disinformative.
Per qualificare meglio l’atteggiamento occidentale (che in passato ha finanziato molti gruppi jihaditi operanti in Siria), è utile sapere che Hayat Tharir al Sham (al Qaeda in Siria) – guidato da Abu Muhammad al-Julani, ex comandante sul campo dello Stato islamico – è riconosciuto dall’Onu come gruppo terroristico.
Infatti, l’ONU con un rapporto il 20 gennaio 2020, ha affermato esplicitamente:
“Nella provincia di Idlib, nel nord-ovest della Repubblica araba siriana , continuano a dominare i gruppi collegati ad Al Qaeda. Nella provincia di Idlib , la cui popolazione ha superato i 3 milioni durante la guerra civile nella Repubblica araba siriana , domina un’organizzazione piuttosto grande associata ad al-Qaida, Hayat Tahrir al-Sham. La scuola tecnico-militare di oggi conta dai 12 ai 15 mila militanti e sta concentrando i suoi sforzi nella lotta contro le forze del governo siriano “.
Questa organizzazione terroristica, nel tentativo di migliorare la propria immagine a livello internazionale e rendersi più presentabile, ha costituito in Idlib un ‘governo di salvezza nazionale’ in cui predomina su ogni altro gruppo armato appartenente alla cosiddetta ‘opposizione siriana’. Inoltre, Hayat Tahrir al-Sham per essere accettato a livello politico come rappresentante dell’opposizione siriana ha anche tentato alcuni rebranding di immagine. Tuttavia questo tentativo fallì ed alla fine di maggio 2018, Hayat Tahrir al-Sham fu riconosciuto dagli Stati Uniti e dalla Turchia come gruppo terrorista.
Ciononostante, tale riconoscimento non ha avuto alcun effetto concreto. Anzi, l’atteggiamento nei confronti di Idlib nelle dichiarazioni dei politici e dei media in Occidente varia a seconda del successo delle forze siriane. Ad inizio anno, non appena l’esercito siriano (insieme ad i russi) si trovò nell’imminenza della liberazione di Idlib, le potenze occidentali fecero quadrato contro Damasco e gli alleati, a favore dei jihadisti. In questo contesto è rilevante il ruolo dei media laddove amplificano la narrazione secondo cui il governo e l’esercito siriani compie attacchi “non provocati” contro civili in aree sotto controllo terroristico.
In questo modus operandi dissociato, addirittura gli Stati Uniti sono stati in procinto di appoggiare la Turchia che era scesa in armi contro l’esercito siriano a fianco di al Qaeda. Alla fine, due mesi fa, solo un cessate concordato a Mosca con la Turchia evitò l’escalation.
Ma attualmente quel cessate il fuoco è precario e le condizioni concordate non sono state attuate pienamente da parte turca. Inoltre Ankara avendo raggiunto il suo scopo principale (tenere occupata Idlib), rimane passiva riguardo il modo banditesco di condurre l’amministrazione in Idlib da parte di HTS.
Idlib rimane la tana di al Qaeda in cui applica la legge della Sharia
Ad Idlib il gruppo terroristico può continuare incontrastato applicando i suoi vecchi metodi. Esecuzioni di massa, presa di ostaggi, rapimenti per riscatto, sono situazioni di routine in Idlib ormai da diversi anni. La “polizia segreta” del leader Jiulani, guidata dal comandante di campo Abu Hattab (vero nome Abu Jabbar al-Qasim ), ha sterminato a Idlib tutti coloro che non sono d’accordo con la sua politica .
Attualmente prevale la parte più dura di HTS ed i risultati non si sono fatti attendere. I leader del HTh hanno compiuto “epurazioni” nei loro ranghi: coloro che hanno accusato di corruzione Jiulani e i suoi seguaci, sono stati eliminati. Comandanti sul campo come Abu Abed al-Ashda e Abdullah al-Muhaysini hanno che hanno criticato il capobanda per le inique “tasse” che i jihadisti ricevono dalla popolazione locale ed altri comandanti jihadisti sono finiti nelle carceri di HTS.
Di fronte a questa desolante situazione la Chiesa cattolica sta aiutando i fratelli siriani cristiani (e non) come può. Questo aiuto si esplicita soprattutto con la fervente preghiera e con il sostegno anche materiale dei religiosi sul posto che sorreggono le comunità. Tuttavia è da segnalare che di fronte a queste evidenze, esiste in Italia una frangia di attivisti che ha abbracciato una narrativa distorta e permane su posizioni irrazionali. Questa minoranza è molto potente, molto ‘ben introdotta’ in vari importanti ambiti ecclesiastici e giornalistici.
Sappiamo molto bene che se la narrazione è distorta ne sarà influenzato negativamente anche il giudizio del cuore più leale e puro. Ne consegue che spesso i media cattolici seppure siano uniti in tema di persecuzioni dei cristiani in Siria, il loro giudizio sul contesto siriano è spesso falsato e quindi non incidente positivamente. Laddove c’è un contesto di forte contrapposizione politica, gioverebbe che anziché fare da coro alla manipolazione delle notizie ci fosse chiarezza di verità.
patrizioricci @vietatoparlare