La UE ha deciso: revoca ad agosto delle armi ai ribelli. Evidentemente se questo nuocerà in modo spropositato alla Conferenza di pace non importa a nessuno .
Sono questi i governanti che reggono le nostre sorti.
In Parlamento in mezzo a tanto non senso qualcuno dice qualcosa di sensato, segno che qualcuno riesce ancora a pensare. E’ l’intervento della senatrice Maria Mussini – 29 maggio 2013 :
Desidero richiamare l’attenzione di senatrici e senatori sugli ultimi avvenimenti e sulle decisioni che sono state prese dai ministri degli esteri dell’UE.
Lo scorso 27 maggio infatti in due documenti il Consiglio d’Europa, al termine del meeting dei Ministri degli Esteri, da un lato si produceva in un’articolata dichiarazione di principio, in cui si segnalano concetti quali (cito riassumendo) la difesa dei diritti umani violati in Siria dal regime di Bashar, ma pure la tutela delle minoranze religiose ed etniche contro ogni forma di integralismo, ed infine la condanna della proliferazione di armi chimiche, ma pure del terrorismo di matrice islamica; si segnala inoltre la soddisfazione per l’iniziativa di USA e Russia di convocare a Ginevra una conferenza di pace, unita all’impegno europeo a creare le condizioni per un autentico processo di negoziati per una soluzione pacifica e democratica, si esprime soddisfazione per la nascita della Coalizione Nazionale delle forze rivoluzionarie di opposizione siriane, riconosciute e legittimate dalla risoluzione delle Nazioni Unite lo scorso 15 maggio, come interlocutore dotato di quelle caratteristiche atte a portare credibilmente la Siria ad essere un paese democratico pluralista, inclusivo, rispettoso dei diritti umani; soprattutto ci si dichiara fiduciosi nella capacità di questa Coalizione di trovare, nel meeting che li ha raccolti a Istanbul, le energie necessarie a superare le divisioni interne e a identificare una rappresentanza che abbia pieno mandato per Ginevra.
Il secondo documento contiene il rinnovo delle misure restrittive tra le quali, paradossalmente, restano tali solo quelle di natura economica, mentre quelle relative alle forniture di armi sono state revocate in pectore: revocate sì ma con un effetto posticipato a decorrere dal prossimo 1° agosto e in subordine alla verifica dell’efficacia dell’iniziativa congiunta di USA e Russia; in buona sostanza l’embargo viene allentato con la formula peggiore che si potesse trovare: infatti l’unanimità è stata trovata sulla formula che affida a ogni stato membro il diritto di decidere in autonomia sulla vendita delle armi ed equipaggiamenti vari, indicando poche e generiche misure di controllo sulla legittimità dell’utilizzatore finale.
La tempistica di questi eventi e il modo in cui si incastrano lascia spazio a una ben triste constatazione: il 31 maggio scade l’embargo dell’UE alla Siria, a metà giugno viene fissata la data per la conferenza di pace a Ginevra, l’UE intanto dichiara il via libera agli stati membri in ordine sparso a partire dal 1° agosto per fornire armi alla Coalizione: se l’embargo ha uno scopo è quello di esercitare una pressione su chi ne è oggetto, al fine di indurlo ad assumere comportamenti ritenuti migliori e proprio non si vede come questo ruolino di marcia potrebbe indurre alla riflessione anche una sola delle parti in causa; la prima difficoltà riscontrata nell’organizzazione della conferenza di Ginevra (attesa ansiosamente da chi desidera intensamente una soluzione pacifica) è di fare sedere al tavolo la rappresentanza dell’opposizione siriana, oggi ancora divisa nonostante sia stato creato un organo composto da un’ampia rappresentanza della società civile che si oppone al governo di Bashar. La volontà anglo-francese di togliere l’embargo diminuisce di fatto la pressione per una soluzione pacifica, consentendo il tanto atteso rifornimento d’armi, proprio pochi giorni prima della conferenza di pace e di fatto allo scadere di due mesi.
Così assistiamo al delinearsi di un ennesimo scacchiere in cui giocano obiettivi strategici, politici e militari dei soliti attori che, riuniti negli ambienti diplomatici, sono ben lontani dalla carne viva che paga il prezzo di tutto ciò, distratti da un gioco di date in cui si convoca una conferenza di pace e la si indebolisce due giorni prima e addirittura le si mette una data di scadenza, laddove, come ha detto il ministro Bonino, è chiarissimo che il successo è fortemente legato alla durata del negoziato.
Esprimiamo:
La nostra desolazione nel vedere che ancora una volta le logiche della contrapposizione strategica di grandi e medie potenze in medioriente prevalgano, come l’Europa perda un’importante occasione per mostrarsi più Europa dei popoli e meno Europa del denaro e delle armi mentre gli stati membri procedono in ordine sparso proprio quando sarebbero chiamati a ben altro.
La nostra preoccupazione più profonda, come immaginiamo anche quella del ministro, va alle nostre truppe che sono di stanza troppo vicine a questo che si configura sempre più come un focolaio destinato a divampare e bruciare a lungo.
La nostra convinzione che il ministro Bonino debba potere partecipare a ogni altro tavolo di trattativa, forte di un mandato inequivocabile di quest’assemblea contro l’uso delle armi nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, convinti che l’unica strada sia uscire dall’opacità di compromessi dettati da interessi economici immediati e usare tutti i mezzi pacifici per premere per la soluzione dei conflitti, convinti anche che il motto si vis pacem para bellum non ci appartenga e certi del fatto che alla comunità internazionale non spetti il compito di decidere esternamente chi sia più titolato a rappresentare internamente gli interessi del Paese, ma piuttosto spetti il compito di creare con determinazione le condizioni per un dialogo.
Inoltre chiediamo che, al fine di restituire credibilità alla prossima conferenza di Ginevra, l’Italia, come già anticipato nelle esplicite dichiarazioni del Ministro, per la parte che le compete si impegni fin da subito non solo a non contribuire alla vendita di armi, ma anche a ostacolarne il transito in porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, acque territoriali e spazio aereo italiano da qualsiasi parte d’Europa provengano.