Siria, la guerra ‘fatta di nascosto’ che distrugge i ponti e fa crollare l’attività economica

La distruzione di 4 ponti sul fiume Eufrate iniziata a partire dalla fine di settembre nella località di Deir Ezzor da parte di aerei della coalizione a guida Usa, ha aggravato ulteriormente le già precarie condizioni della popolazione civile residente in zona.

di Patrizio Ricci – LPLNews24

La notizia da noi è passata volutamente inosservata, o meglio è passata per ‘abitudine’ inosservata: nel caso della guerra siriana, tale è la disattenzione e la mancanza di serietà adoperate dai media nel recepire le notizie e connetterle tra di loro. Ormai è cosa rara trovare operatori dell’informazione che facciano un buon lavoro di divulgazione reale dei fatti, così come il pubblico si aspetta. Purtroppo ciò che si offre, sono solo gli aspetti più ‘emozionali’ delle notizie.

Tale prassi non aiuta il pubblico ad approfondire e riflettere per trarre poi le proprie deduzioni: si potrebbe chiamare tutt’al più: “informazione di intrattenimento”. E’ un fatto grave, perchè è un tipo di informazione che coinvolge emozionalmente ma che non aiuta il giudizio personale (che è la base stessa di una reale democrazia). Questa abitudine, nella migliore della ipotesi, può essere l’effetto malato di una consuetudine che via via si va imponendo ma ad essere cattivi, la distrazione può essere indotta anche  in maniera intenzionale: il  pubblico può essere un ‘pericolo’ perchè potrebbe stravolgere le decisioni prese dai centri di potere finanziario e politico dai quali, in qualche modo, i più importanti mezzi di informazione sono influenzati e talvolta letteralmente ‘precettati’.

Per fare un esempio, riferisco un caso reale. Come già detto 4 importanti ponti sull’Eufrate non esistono più. sono stati distrutti da altrettanti bombardamenti mirati da parte di aerei della coalizione.
I bombardamenti in tutti i casi sono stati preceduti da avvisi che intimavano alla popolazione di non avvicinarsi ai ponti perchè sarebbero stati presto bombardati.

Da notare questi velivoli militari non solo agiscono illegalmente in Siria ma il loro compito non è certo quello di distruggere infrastrutture civili. In ogni modo, una settimana fa è stato distrutto l’unico corridoio che collegava Deir Ezzor est con l’altra sponda del fiume; poi gli altri tre.

Di conseguenza, la campagna orientale è stata isolata dall’agglomerato urbano. L’effetto più rilevante dei bombardamenti è stato l’aggravamento della sofferenza per la popolazione che vive nella zona a sud e nord dell’Eufrate in prossimità di Deir Ezzor. Le difficoltà, a causa della guerra e della stagnazione economica erano già enormi: ora i mercati della città sono quasi vuoti di beni, i traffici commerciali sono stati interrotti, così pure quelli delle comunicazioni.

Attualmente la gente può oltrepassare il fiume Eufrate solo  attraverso le poche barche e traghetti a disposizione ma in maniera del tutto insufficiente.
Si dirà allora che forse l’intenzione della coalizione era quella di ostacolare l’esercito siriano, notoriamente considerato un nemico dalla coalizione Usa. No, non è così: l’esercito siriano utilizzava i ponti in modo molto limitato e la loro distruzione non ha influenzato in modo significativo i movimenti dei combattenti tra le due sponde.

Invece numerose testimonianze raccolte da quotidiani locali in lingua araba riferiscono unanimamente che sta iniziando un nuovo capitolo di sofferenza per i civili: la maggior parte delle abitanti nella zona esercitano attività economiche che necessitano di viaggi frequenti tra le due sponde per il trasporto delle merci. Altrettanto gravi  i problemi connessi con i disabili, con i malati e con il trasporto dei feriti agli ospedali. Inoltre, conseguenze gravi ci sono state anche per i prezzi dei prodotti alimentari che sono ulteriormente aumentati di oltre il 30%.

Attacchi deliberati contro le forze siriane fatte’per errore’ (come quello del 17 settembre che ha causato 62 morti a Deir Ezzor), distruzione di centrali elettriche, di raffinerie di petrolio, utilizzo della jihad islamica. In definitiva, l’obiettivo è far implodere il paese, farlo collassare, possibilmente portare la popolazione alla ribellione per disperazione.  E’ chiaro che quello ciò che si è voluto colpire sono le attività economiche ed il morale della gente: è la stessa cosa che chiedevono già dall’inizio della rivoluzione ‘i ribelli’; come precisa strategia di guerra.  Una ‘soft power’, tacita, silenziosa per non andare verso lo scontro diretto con i russi. Ma con le sanzioni, una ‘strepitosa’ arma di guerra.

 

#Siria #DeirEzzor

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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