Siria: la notte del 17 marzo Israele mirava i russi non Hetzbollah

Sembrava che le relazioni russo/ israeliane fossero buone ma sono state funestate dagli attacchi israeliani alla base aerea siriana situata a 70 km da Palmyra Tiyas ( o T4). La scorsa settimana, l’aviazione israeliana ha bombardato la base aerea Tiyas controllato dall’Esercito Siriano. Nella base c’erano anche truppe speciali russe, nonché elicotteri appartenenti alle forze armate russe.

In Russia, queste azioni impreviste hanno causato, per usare un eufemismo, reazioni furiose.

Ma perchè?

Beh, la versione dei fatti pubblicati dai media israeliani, sembra piuttosto strana. Presumibilmente, la notte del 17 marzo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alla sua aviazione di attaccare la base Tiyas in Siria, per evitare che missili Scud-D (con una autonomia di 700 km) cadessero nelle mani del movimento libanese “Hezbollah”. Tuttavia la controparte russa ha detto che non esistono tali missili nella base.

Evidentemente l’attacco era contro l’esercito siriano se non contro gli stessi russi, per rallentare l’avanzata verso Deir Ezzor.

D’altra parte basta un pò di logica: cosa ci starebbero a fare gli SCUD in un luogo deserto remoto, che solo un paio di mesi fa era sul punto di essere conquistato da ISIS???

Evidentemente la vera ragione dell’attacco israeliano è da ricercare nella politica globale. Un utile elemento è che gli aerei israeliani hanno volato sulla scia di aerei statunitensi.

“…gli statunitensi hanno permesso agli israeliani di effettuare il raid, consegnandogli le chiavi dello spazio aereo siriano e consentendogli di volare sulla scia dei loro aerei, dopo aver effettuato un raid sulle posizioni di al-Qaida ad ovest di Aleppo (cioè, si sono presi il permesso di sorvolo sul territorio siriano concesso dai russi agli aerei degli Stati Uniti, grazie al coordinamento istituito per evitare le collisioni in volo)”

Gli esperti statunitensi ritengono che Donald Trump è pronto ad andare verso “una crescita consapevole della intensità di un intervento militare al nord della Siria e in tutta una serie di conflitti, per poi garantire una strategia di uscita.”

Tuttavia, prima di colpire il primo ministro israeliano è andato a Mosca: 9 marzo si è incontrato con Vladimir Putin. E ‘noto che durante la visita di Netanyahu ha sollevato la questione della situazione nella regione di confine, nei pressi delle alture del Golan. Israele è fortemente contraria che essa cada sotto il controllo delle forze filo-iraniane. E questo potrebbe accadere molto presto, perchè “Hezbollah”, ha già catturato 30 villaggi nella zona. E i militanti della cosidetta “opposizione moderata ” su questa area non oppongono grande resistenza.

Netanyahu avrebbe cercato di convincere Putin a fermare l’offensiva. Ma, come dicono alcuni media israeliani: i risultati negoziati sono stati negativi. Di conseguenza, il capo dello Stato ebraico ha deciso di andare per il confronto diretto.

Ma qualcosa è andato storto: la Siria non ha (come è avvenuto fino a poco tempo fa), ignorato l’attacco.  La Difesa aerea siriana ha lanciato ai quattro aerei israeliani da due a tre missili con il sistema missilistico  S-200.

Naturalmente non lo si è fatto senza il consenso di Mosca. Ed Cremlino ha chiaramente dimostrato che può anche aumentare l’escalation. E’ evidente che Israele è più vulnerabile rispetto ai russi nella zona. Mosca non tollererà alcun bombardamento contro le truppe russe. E questa  posizione ora è del tutto chiara e comprensibile.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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