Siria: la prossima guerra “umanitaria” della NATO?

Di norma preferisco pubblicare articoli di cui si abbia riscontro oggettivo, ma dopo tutte le cose che sento in questi giorni (ed avendo visto che lo scenario descritto è comunque già successo in Libia) non mi faccio tanti scrupoli e lascio a voi il giudizio di ciò che vi propongo:

Prof. Michel Chossudovsky, Global Research, 11 febbraio 2012

Introduzione

“Al fine di facilitare l’azione delle forze di liberazione (sic), … uno sforzo particolare dovrebbe essere fatto per eliminare alcuni individui chiave. … deve essere fatto al più presto, nel corso della rivolta e dell’intervento, …

Una volta che una decisione politica è presa nel procedere con i disordini interni in Siria, la CIA è preparata e il SIS (MI6) tenterà di montare dei piccoli sabotaggi e degli assalti (sic) all’interno della Siria, utilizzando i contatti individuali. … Gli incidenti … non dovrebbero essere limitati a Damasco…

Inoltre: “un necessario grado di paura … incidenti di frontiera e scontri di confine (inscenati)”, dovrebbero “fornire un pretesto per l’intervento … la CIA e il SIS [MI6] dovrebbero usare … mezzi sia psicologici che operativi per aumentare la tensione.”

(Joint US-UK leaked Intelligence Document, London and Washington, 1957)

In questo I-book on-line interattivo, portiamo all’attenzione dei nostri lettori una selezione di articoli sulla crisi siriana.
Il nostro obiettivo è quello di dissipare l’ondata di menzogne mediatiche e di propaganda governativa, che presenta gli avvenimenti in Siria come un “movimento di protesta pacifica”.

Le “proteste” non promanano da divisioni politiche interne, come descritto dai media mainstream. Fin dall’inizio, sono il risultato di un’operazione di intelligence segreta USA-NATO orientata ad innescare il caos sociale, al fine di screditare il governo siriano di Bashar al-Assad e destabilizzante la Siria come Stato-nazione.

Dalla metà di marzo 2011, i gruppi islamisti armati – sostenuti dai servizi segreti occidentali e israeliani – , hanno condotto attacchi terroristici diretti contro edifici governativi, compresi incendi dolosi. Come ampiamente documentato, uomini armati e cecchini addestrati, tra cui mercenari, hanno preso di mira polizia, forze armate e civili disarmati. Questi gruppi armati sono sostenuti dai servizi segreti stranieri che, secondo quanto riferito, hanno integrato le fila dei ribelli:

“Con il crescendo di disordini e uccisioni nel travagliato stato arabo, agenti di MI6 e CIA sono già in Siria per valutare la situazione, ha rivelato un ufficiale della sicurezza. Le forze speciali parlano anche con i soldati dissidenti siriani. Vogliono sapere di quante armi e apparati di comunicazione le forze ribelli avranno bisogno, se il governo decide di aiutarli.

“MI6 e CIA sono in Siria per infiltrarsi e sapere la verità”, ha detto la fonte ben piazzata. “Abbiamo SAS e SBS non lontane, che vogliono sapere cosa sta succedendo e scoprire di che kit i soldati dissidenti hanno bisogno.” “Syria will be bloodiest yet”, Daily Star).

L’obiettivo di questa insurrezione armata è innescare la risposta della polizia e delle forze armate, compreso il dispiegamento di carri armati e veicoli blindati, al fine di giustificare un eventuale intervento militare, ai sensi del mandato della “responsabilità di proteggere” della NATO.

L’intervento della NATO è sul tavolo. Fu redatto prima dell’inizio del movimento di protesta nel marzo 2011. Secondo fonti militari e di intelligence, la NATO, la Turchia e l’Arabia Saudita hanno discusso “la forma che questo intervento avrebbe preso”.

Operatori statunitensi, britannici e turchi stanno fornendo armi ai ribelli. Il ministero della difesa britannico conferma che “sta elaborando piani segreti per una no-fly zone sponsorizzata dalla NATO [in coordinamento con i suoi alleati]“, ma prima ha bisogno del sostegno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.” (Syria will be bloodiest yet, “Daily Star”) Secondo questi piani segreti: “combattere in Siria potrebbe essere più grave e sanguinoso della battaglia contro Gheddafi”. (Syria will be bloodiest yet, “Daily Star”).

Viene contemplato un intervento militare umanitario modellato sulla Libia. Le Forze Speciali della NATO, provenienti da Gran Bretagna, Francia, Qatar e Turchia sono già sul terreno in Siria, in palese violazione del diritto internazionale, secondo informazioni provenienti da fonti militari (novembre 2011), che confermano che:

“Le forze speciali britanniche si sono incontrate con i membri dell’esercito libero siriano (FSA) … L’obiettivo apparente di questo contatto iniziale era ristabilire la forza delle truppe ribelli e spianare la strada ad eventuali future azioni di addestramento… Ulteriori rapporti più recenti, dichiarano che le forze speciali inglesi e francesi hanno attivamente addestrato i membri del FSA, in una base in Turchia. Alcuni report indicano che l’addestramento sta avvenendo anche in Libia e nel Nord del Libano. Operatori britannici del MI6 e personale delle UKSF (SAS/SBS) hanno riferito di aver addestrato i ribelli nella guerriglia urbana, nonché, di avergli fornito armi e attrezzature. Agenti statunitensi della CIA e delle forze speciali, si ritiene stiano fornendo assistenza per le comunicazioni ai ribelli.” http://www.eliteukforces.info/uk-military-news/0501012-british-special-forces-syria.php

Il contesto sociale e politico in Siria

Vi è certamente motivo di disordini sociali e di proteste di massa in Siria: la disoccupazione è aumentata negli ultimi anni, le condizioni sociali si sono deteriorate, soprattutto dopo l’approvazione nel 2006 delle radicali riforme economiche sotto la guida del FMI che, in seguito, hanno compreso misure di austerità, congelamento dei salari, la deregolamentazione del sistema finanziario, la riforma del commercio e la privatizzazione. (IMF Syrian Arab Republic — IMF Article IV Consultation Mission’s Concluding Statement, http://www.imf.org/external/np/ms/2006/051406.htm, 2006).

Inoltre, ci sono gravi divisioni all’interno del governo e dell’esercito. Il quadro politico populista del partito Baath è stato ampiamente eroso. Una fazione all’interno dell’establishment politico al potere ha abbracciato l’agenda neoliberale. A sua volta, l’adozione della “medicina economica” del FMI è servito ad arricchire l’élite economica dominante. Le fazioni pro-USA si sono diffuse anche nei più alti gradi dell’esercito e dell’intelligence siriana.

Ma il movimento “pro-democrazia” integrato dagli islamisti e sostenuto dalla NATO e dalla “comunità internazionale”, non promana dalla base della società civile siriana.

L’ondata di proteste violente rappresenta una frazione molto piccola dell’opinione pubblica siriana. Sono atti terroristici di natura settaria. In alcun modo affrontano le questioni più ampie della disuguaglianza sociale, dei diritti civili e della disoccupazione.
La maggioranza della popolazione siriana (compresi gli oppositori del governo al-Assad) non supportano il “movimento di protesta”, che è caratterizzato dall’insurrezione armata. In realtà, tutto il contrario.

Ironia della sorte, nonostante la sua natura autoritaria, vi è un notevole sostegno popolare al governo del presidente Bashar al-Assad, che viene confermato dalle grandi manifestazioni filogovernative.
La Siria costituisce l’unico (rimanente) stato laico ed indipendente del mondo arabo. La sua base popolare ed antimperialista, ereditata dal dominante partito Baath, integra musulmani, cristiani e drusi. Sostiene la lotta del popolo palestinese.

L’obiettivo dell’alleanza USA-NATO è spodestare, e in ultima analisi, distruggere lo Stato siriano, eliminare o cooptare le élites economiche nazionali ed eventualmente sostituire il governo siriano di Bashar al-Assad con uno sceiccato arabo, una repubblica islamica pro-USA o una compatibile “democrazia” pro-USA.

L’insurrezione: il modello Libia

L’insurrezione in Siria ha caratteristiche simili a quelle della Libia: è integrata da brigate paramilitari affiliate ad al-Qaida, direttamente sostenute da NATO e Turchia.

Relazioni confermano che la NATO e l’Alto Comando della Turchia stanno fornendo ai ribelli armi e addestramento: “gli strateghi della NATO stanno pensando, sempre più in termini di consegna di grandi quantità di missili anti-carro e anti-aerei, mortai e mitragliatrici pesanti nei centri di protesta, per respingere le forze corazzate governative”. (DEBKAfile, NATO to give rebels anti-tank weapons, 14 agosto 2011).

Fonti militari confermano anche che i ribelli siriani “sono stati addestrati all’uso delle nuove armi da ufficiali turchi, presso impianti di fortuna nelle basi turche, vicino al confine con la Siria”. (DEBKAfile, Ibid). Recenti studi confermano che le forze speciali britanniche e del Qatar sono presenti nella città di Homs, coinvolte nell’addestramento delle forze ribelli, oltre ad organizzare il rifornimento di armi in collegamento con l’esercito turco.

Come nel caso della Libia, il sostegno finanziario arriva alle forze ribelli siriane dall’Arabia Saudita. “Ankara e Riad fornirebbero ai movimenti anti-Assad grandi quantità di armi e fondi, contrabbandate dall’estero in Siria (Ibidem). Si osserva uno spiegamento di truppe dell’Arabia e del GCC anche nella Siria meridionale, in coordinamento con la Turchia” (Ibidem).

Le attività della NATO non si limitano all’addestramento e alla fornitura di sistemi d’arma, ma comportano anche l’arruolamento di migliaia di “combattenti per la libertà”. Si ricordi l’arruolamento dei mujahidin operato per la “guerra santa” diretta dalla CIA, ai bei tempi della guerra sovietica in Afghanistan:

“Il reclutamento dei mujahidin faceva parte della strategia della NATO in Libia, dove sono state inviate a combattere le forze mercenarie sotto la guida dell’”ex” Comandante del Gruppo islamico combattente in Libia (LIFG), Abdel Hakim Belhadj.

Il modello libico delle forze ribelli islamiche integrate dalle forze speciali della NATO è stato applicato in Siria, dove sono dispiegati i combattenti islamici sostenuti dai servizi segreti occidentali e israeliani. A questo proposito, la brigata del LIFG di Abdel Hakim è stata inviata in Siria, dove è coinvolta in atti terroristici sotto la supervisione delle Forze Speciali della NATO.

Il ruolo centrale dell’ambasciatore degli Stati Uniti, Robert S. Ford

L’ambasciatore statunitense Robert S. Ford fu inviato a Damasco alla fine di gennaio 2011, al culmine del movimento di protesta in Egitto. (L’autore era a Damasco il 27 gennaio 2011, quando l’inviato di Washington aveva presentato le sue credenziali al governo al-Assad).

All’inizio della mia visita in Siria nel gennaio 2011, ho riflettuto sul significato di questo appuntamento diplomatico e sul ruolo che avrebbe svolto in una operazione segreta di destabilizzazione politica. Non avevo, però, previsto che questa agenda della destabilizzazione sarebbe stata attuata a meno di due mesi dalla nomina di Robert S. Ford ad ambasciatore statunitense in Siria.

Il ripristino di un ambasciatore statunitense a Damasco, ma più specificamente, la scelta di Robert S. Ford come ambasciatore degli Stati Uniti, ha una relazione diretta con l’inizio del movimento di protesta, a metà marzo, contro il governo di Bashar al-Assad.

Robert S. Ford era l’uomo giusto. Come “Numero Due” presso l’ambasciata USA a Baghdad (2004-2005), sotto la guida dell’ambasciatore John D. Negroponte, ha giocato un ruolo chiave nell’attuazione dell’”Opzione Salvador in Iraq” del Pentagono. Quest’ultimo consisteva nel sostenere gli squadroni della morte e le forze paramilitari irachene modellate sull’esperienza del Centro America.

Vale la pena notare che la nomina di Obama del nuovo capo della CIA, il generale David Petraeus, ha giocato un ruolo fondamentale nell’organizzare il sostegno segreto alle forze ribelli e ai “combattenti per la libertà”, nell’infiltrazione nei servizi segreti e nelle forze armate siriane, ecc. Petraeus ha guidato il programma “Controinsurrezione” del Multi-National Security Transition Command (MNSTC) a Baghdad, nel 2004, in coordinamento con John Negroponte e Robert S. Ford dell’ambasciata USA a Baghdad.

Il ruolo insidioso dei media occidentali

Il ruolo dell’alleanza militare USA-NATO-Israele nello scatenare un’insurrezione armata, non viene affrontata dai media occidentali. Inoltre, diverse voci “progressiste” hanno accettato il “consenso della NATO” come valore.

Il ruolo della operazioni segrete di intelligence di CIA e MI6 a sostegno dei gruppi armati, semplicemente non viene menzionato. Gruppi paramilitari salafiti coinvolti negli atti terroristici hanno, secondo i rapporti, il sostegno occulto dei servizi segreti israeliani (Mossad). I Fratelli Musulmani sono sostenuti dalla Turchia, così come dall’MI6, dai servizi segreti della Gran Bretagna (SIS), fin dagli anni ’50.

Più in generale, i media occidentali ingannano l’opinione pubblica sulla natura del movimento di protesta arabo, omettendo di affrontare il sostegno fornito dal Dipartimento di Stato, nonché dalle fondazioni statunitensi (tra cui il National Endowment for Democracy), per selezionare i gruppi di opposizione pro-USA.

Noto e documentato, il Dipartimento di Stato “finanzia gli oppositori del presidente siriano Bashar Assad dal 2006. (US admits funding Syrian opposition – World – CBC News, 18 aprile 2011).

Il movimento di protesta in Siria è presentato dai media come parte della “primavera araba”, e indicato all’opinione pubblica come un movimento di protesta pro-democrazia che si è diffuso spontaneamente dall’Egitto e Maghreb al Mashriq. Vi è ragione di credere, tuttavia, che gli eventi in Siria siano stati pianificati con largo anticipo in coordinamento con il processo di cambiamento di regime in altri paesi arabi, tra cui Egitto e Tunisia.

Lo scoppio del movimento di protesta nella città sul confine meridionale di Daraa, è stato accuratamente programmato, per far seguito agli eventi in Tunisia e in Egitto.

In coro, hanno descritto i recenti avvenimenti in Siria come un “movimento di protesta pacifico”, diretto contro il governo di Bashar al-Assad, quando le prove confermano ampiamente che i gruppi paramilitari islamici sono coinvolti in atti terroristici. Questi stessi gruppi islamici si sono infiltrati nelle proteste.

Le distorsioni dei media occidentali abbondano. Le grandi manifestazioni “filo-governative” (anche con fotografie) vengono casualmente presentate come “prova” di un movimento di protesta di massa anti-governativa. Le relazioni sulle perdite si basano su “testimonianze oculari” non confermate o su fonti dell’opposizione siriana in esilio. Il londinese Osservatorio siriano sui diritti umani viene abbondantemente citato dai media occidentali come “fonte affidabile”, con le solite denunce. Fonti giornalistiche israeliane, evitando di parlare di rivolta armata, riconoscono tacitamente che le forze siriane affrontano un’organizzazione paramilitare professionista.

L’assenza di dati verificabili non ha impedito che i media occidentali presentassero “dati autorevoli” sul numero delle vittime. Quali sono le fonti di questi dati? Chi è il responsabile delle vittime?

Bivio pericoloso: verso una grande guerra in Medio Oriente e Asia Centrale

L’escalation è parte integrante del programma militare. La destabilizzazione di Stati sovrani attraverso il “cambiamento di regime” è strettamente coordinato con la pianificazione militare. C’è una roadmap militare USA-NATO caratterizzata da una sequenza di teatri di guerra.

I preparativi di guerra per attaccare la Siria e l’Iran sono in “avanzato stato” da diversi anni.

I pianificatori militari di Stati Uniti, della NATO e israeliani hanno delineato i contorni di una campagna “umanitaria” militare, in cui la Turchia (la seconda più grande forza militare della NATO), svolge un ruolo centrale.

Siamo ad un bivio pericoloso. Vi è un’operazione militare USA-NATO che sta per essere lanciata contro la Siria; il Medio Oriente allargato alla regione dell’Asia centrale, estendendosi dal Nord Africa e dal Mediterraneo orientale al confine Afghanistan-Pakistan con la Cina, verrebbe inghiottito nel vortice di una grande guerra regionale.

Ci sono attualmente quattro distinti teatri di guerra: Afghanistan-Pakistan, Iraq, Palestina e Libia.
Un attacco alla Siria porterebbe all’integrazione di questi diversi teatri di guerra e portando infine verso una grande guerra in Medio Oriente-Asia Centrale.

Nella prima parte dell’I-Book interattivo online, viene presentato un saggio introduttivo

La Parte II esamina la natura della rivolta sponsorizzata da USA-NATO-Israele, compreso il reclutamento di terroristi e mercenari. Comprende anche l’esame di un piano segreto dell’intelligence anglo-statunitense del 1957 per destabilizzare la Siria e attuare un “cambio di regime”. Il piano del 1957 prevedeva l’attivazione di “disordini interni, nonché la preparazione di ‘azioni di sabotaggio e assalti’ di CIA e MI6. Ciò che questo saggio suggerisce è che la sua continuità, cioè l’operazione di intelligence di oggi, anche se più sofisticata rispetto a quella del periodo della Guerra Fredda, appartiene al regno del déjà vu.

La Parte III esamina la complicità della “comunità internazionale”, incentrato sul ruolo delle organizzazioni non governative, le dinamiche all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il ruolo della Lega araba, che agiscono per conto di Washington.

La Parte IV si concentra sul ruolo insidioso dei media aziendali, che hanno accuratamente distorto i fatti, fornendo sistematicamente una comprensione deformata delle cause e delle conseguenze della crisi siriana.

La Parte V si concentra sulla più ampia agenda militare e sull’escalation militare in Medio Oriente.

La strada per Teheran passa per Damasco. Una guerra USA-NATO contro l’Iran comporterebbe, come primo passo, una campagna di destabilizzazione (“cambio di regime”), comprese operazioni segrete di intelligence a sostegno delle forze ribelli e dirette contro il governo siriano.

Una guerra contro la Siria potrebbe evolvere verso una campagna militare USA-NATO diretta contro l’Iran, in cui Turchia e Israele sarebbero direttamente coinvolti. Contribuirebbe anche all’attuale destabilizzazione del Libano.

E’ fondamentale diffondere le informazioni e spezzare i canali della disinformazione mediatica.
Una comprensione critica e imparziale di quanto sta accadendo in Siria è di cruciale importanza per invertire la marea dell’escalation militare verso una grande guerra regionale.

FONTE: http://globalresearch.ca/PrintArticle.php?articleId=29234

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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