Nonostante Mosca e Ankara abbiano raggiunto un accordo sulla creazione di corridoi speciali nella parte nord-occidentale della Siria per l’evacuazione dei civili, l’esercito turco continua a violare gli obblighi sottoscritti.
Inizialmente, gli “attivisti” hanno organizzato proteste davanti ai posti di blocco, chiedendo che il passaggio fosse vietato. Poi i militanti del gruppo Hayat Tahrir al-Sham hanno iniziato a bloccare l’evacuazione dei civili. Di conseguenza, i turchi hanno detto ai militari russi che l’uscita dei profughi attraverso i “corridoi verdi” dovrebbe essere coordinata con i jihadisti. Così, Ankara ha investito Mosca del problema, bloccando di fatto l’iniziativa di pace.
Inoltre, le autorità turche si sono rifiutate di garantire la sicurezza alle unità della polizia militare russa a guardia dei corridoi umanitari. Di conseguenza, in qualsiasi momento i militanti possono violare il cessate il fuoco e colpire la postazione russa, come è successo già prima.
Non c’è da meravigliarsi quindi che la Russia continua a bombardare Idlib. Il 29 marzo, le forze aeree russe hanno lanciato un attacco aereo sul quartier generale dei militanti a Idlib. Secondo Southfront, “l’attacco è avvenuto vicino alla città di Martin nella campagna di Idlib occidentale”.
La stessa fonte riferisce che “in precedenza, il 21 marzo , le forze russe hanno effettuato una serie di attacchi aerei sui militanti nella Grande Idlib in risposta a un attacco su larga scala ad Aleppo che ha provocato perdite di civili”.
Recentemente la Turchia si sta riavvicinando agli Stati Uniti e come avete potuto notare ha scaricato tutti gli oneri derivanti della presenza di jihadisti ad Idlib sulla Russia e la Siria. Infatti dicendo alla Russia di contrattare direttamente con i terroristi, la Russia ne riconoscerebbe implicitamente la legalità. E’ evidente che Ankara vuole normalizzare Idlib ma nel senso di far persistere la situazione de facto.
Per ora il maggior problema per la Siria sono le sanzioni e la depredazione delle risorse. Come dice la fonte Sputnik “In un momento in cui gli abitanti della Siria soffrono di una grave carenza di prodotti essenziali, gli americani esportano quotidianamente convogli di petrolio e grano dalla Repubblica araba in Iraq”.
Intanto inizia a Bruxelles la quinta conferenza internazionale “Sostenere il futuro della Siria e della regione” presieduta da Unione Europea e Onu e durerà fino al 30 marzo. Unisce 50 stati e numerose organizzazioni non governative e si svolge tramite videoconferenze.
Il comunicato della conferenza afferma che l’UE è il principale donatore per superare le conseguenze della crisi siriana. Dal 2011 avrebbe mobilitato circa 25 miliardi di euro. Non si vede però come la Siria possa trovarne vantaggio quando d gli stessi paesi occidentali che dicono di sostenere la Siria, sanzionano e depredano la Siria, peraltro indirizzando i ‘doni’ esclusivamente verso i nemici del popolo siriano.
@vietatoparlare