Siria, la Turchia sfida la tregua di Mosca

Assad riarma il Pkk contro Ankara ed Erdogan consolida il fronte ribelle. Onu tenta soluzione diplomatica, ma la Turchia pianifica già l’invasione soft

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Mosca consegna a Kofi Annan il piano di pace russo per la Siria: stop rifornimenti ai ribelli e poi tregua. La Turchia non ci sta e raggruppa i ribelli ad Ankara, verso un fronte militare e politico comune (a lei favorevole). La minaccia più immediata per Erdogan è il Pkk, che Assad starebbe riarmando. Sempre meno diritti umani e più politica interna negli interessi dei “salvatori” della Siria.

Pace russa in Siria. Il presidente Medvedev ha presentato il piano russo di “cessate il fuoco” all’inviato speciale dell’Onu Kofi Annan. Nel testo, il Cremlino pone come condizione e

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ssenziale alla tregua lo stop ai rifornimenti di armi e addestratori ai “terroristi” dell’Esercito libero siriano (i ribelli), considerando quindi legittima la reazione di Assad alle loro “provocazioni”. Medvedev ha sottolineato che potrebbe essere “l’ultima chanche” per fermare la guerra civile: tradotto, è l’ultimo testo che Mosca accetterà di firmare in sede Onu. Oggi Annan vola a Pechino per raccogliere gli “emendamenti cinesi” al testo russo, già concordati insieme a Lavrov nei precedenti incontri.

Ankara non ci sta. La Turchia segue però un’altra road map per la Siria. Il premier Tayyip Erdogan ha convocato un summit di tutti gli esponenti dell’opposizione siriana, in particolare quella estera. All’assemblea parteciperanno anche i vertici dell’Esercito libero siriano, in via di consolidamento: i due comandanti più influenti del fronte ribelle – il colonnello Riad al Asaad e il generale Mustafa al Shaykh, hanno formato il “Supremo consiglio militare”, che dovrà guidare le forze ribelli contro Assad. Sempre di armi si parla, ad Ankara, anche quando Obama ed Erdogan si accordano per rifornire i ribelli di “aiuti non militari”.

Il rischio PKK. Erdogan sapeva che sarebbe successo e stringe i tempi. Assad ha riaperto le braccia ai terroristi curdi, proprio come fece suo padre negli anni Novanta, per destabilizzare la Turchia. Negli ultimi 4 giorni 6 poliziotti turchi sono rimasti uccisi in scontri a fuoco con il Pkk nella regione di Hatay, vicino ad Antiochia. I loro campi di addestramento, da poco riaperti dal regime di Assad, sono tutti nel nord del Paese, proprio la “zona cuscinetto” che Erdogan vorrebbe “assicurare” con le proprie truppe. L’occupazione turca della Siria è probabile, qualsiasi cosa ne dica la Russia e l’Onu, se Assad procederà a sostenere il Pkk.

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