Siria: l’attacco Usa a Deir Ezzor non è stato un errore. #deirezzor

Gli ultimi fatti siriani dimostrano che Washington ritiene lecito appoggiarsi anche alle associazioni terroristiche finchè sono funzionali ai propri interessi geopolitici mondiali. Inspiegabilmente i media fanno fatica a leggere gli eventi, perchè combattuti tra la necessità di fare informazione e rispondere ad interessi terzi. Tuttavia, gli ultimi eventi accaduti recentemente in Siria, hanno sempre meno bisogno di ‘interpretrazioni’.

Il 16 settembre un drone dell’ ISIS è stato abbattuto dall’esercito arabo siriano (SAA) mentre sorvolava le posizioni governative a Tal Sannouf, Tal Kroum e al Thardeh.  Il giorno dopo, i presidi militari di SAA posizionati sul monte al Thardeh sono stati ricogniti e fotografati nuovamente, questa volta dalla Us Air Force.
Gli aerei Usa sono tornati il pomeriggio del 17, questa volta in forze. Esattamente alle ore 17.00, gli aerei della coalizione, in tutto 4 velivoli (due A10 e due F 16 provenienti dall’Iraq)hanno attaccato le postazioni SAA uccidendo 62 militari e ferendone un centinaio. Anche le perdite materiali sono state rilevanti: 11 mezzi distrutti. Il giornale turco Yenisafak riferisce che tra le vittime sono presenti non meno di 7 militari russi e 20 uomini delle milizie armate sciite sostenute dall’Iran.

 

Testimoni oculari confermano che i velivoli da ricognizione Usa “sono passati più volte al mattino e hanno fotografato tutto: dalla palazzina comando ai depositi, gli aerei, le bandiere. Poi, nel pomeriggio hanno iniziato il bombardamento preciso e puntuale”.  I russi si sono precipitati ad avvisare i propri partner americani, usando tutti i canali previsti dal documento di deconflict per ‘avvisarli’ che stavano bombardando le postazioni siriane: in questo modo, il devastante attacco è stato interrotto alle 17.50. Tuttavia, per i sopravvissuti non era ancora finita: dopo un secondo attacco effettuato dagli aerei della coalizione sulle truppe siriane in ritirata, le milizie dell’Isis si sono avventate anch’esse sulle posizioni colpite.
Il Dipartimento USA ha successivamente confermato quanto è successo e ha dichiarato che si è trattato di ‘un errore’. Si tratta però del secondo ‘errore’ in pochi mesi: il primo è avvenuto il 7 dicembre 2015. E’ ovvio che una semplice dichiarazione non cambia la realtà delle cose, specialmente quando la politica Usa in Siria ha avuto la costante della contraddittorietà.

Coloro che hanno compiuto la strage, sono gli stessi soggetti che riforniscono di missili tow le minuscole unità di ‘moderati’ al guinzaglio delle più grandi organizzazioni terroriste che operano in Siria. In definitiva, tutte le evidenze dimostrano che non è si è trattato di un errore ma di un attacco deliberato

[su_panel]il Monte Al Therdh è sito più importante controllato dall’esercito arabo siriano in Siria orientale: le postazioni in esso allocate offrono protezione all’aeroporto e collegamento con le altre forze in direzione est. Il presidio era segnato in tutte le cartine di aggiornamento della situazione siriana, io stesso e tutti coloro che seguono minimamente la situazione di Deir Ezzor lo sapevano: è ragionevole pensare che lo sapessero anche gli Stati Uniti. [/su_panel]

Il motivo di questo atto terroristico è evidente: far naufragare il fragile tentativo di tregua ed avvantaggiare le forze ostili al popolo siriano generando un caos tale che diventi plausibile un intervento più diretto, come l’imposizione l governo legittimo di una no fly zone (già richiesta in questi giorni in sede di riunione Onu). Cosa ci sia all’origine di questo ‘modus opernadi’, per quando incredibile ce lo dice il presidente Obama, durante la sua partecipazione all’assemblea delle Nazioni Unite (convocata d’urgenza per i gravi eventi): “La risposta non può essere un semplice rifiuto dell’integrazione globale ma lavorare affinché gli scarti siano colmati e risolti”.

In definitiva si richiede di rispettare l’agenda del ‘Washington Consensuns’ e usare tutto l’apparato militare finchè ogni orientamento diverso sia eliminato. Così in perfetto stile macchiavellico, dopo questo madornale ‘errore’, c’era da aspettarsi che accadesse qualcosa che ribilanciasse le responsabilità e indirizzasse di nuovo  l’esecrazione internazionale verso l’esercito siriano e la Russia. In questa prospettiva, la distruzione in circostanze poco chiare di un convoglio della Mezzaluna Rossa (non segnalato)  in quartiere di Aleppo tenuto dai ribelli è servito allo scopo: la Comunità Internazionale e l’Onu hanno usato questo episodio poco trasparente,  per riattualizzare anni di retorica anti Assad con tutto l’armamentario della propaganda disponibile.

Totalmente ignorato un episodio molto più chiaro, riferito Centro di Riconciliazione Russo. L’episodio è avvenuto il 17 nel quartiere Sheikh Khader in Aleppo: in quella occasione, i ribelli hanno brutalmente represso la protesta di 300 civili a cui veniva impedito di lasciare la città. Per dissuaderli i miliziani hanno aperto il fuoco sulla folla uccidendo 26 persone, tra i quali 9 adolescenti.
La diversità di trattamento dei fatti e la cronaca degli ultimi anni di ‘guerra al terrore’, rivela la profonda slealtà di chi parla di difesa dei diritti umani ma nello stesso tempo appicca le guerre in tutto il medioriente.

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In grigio territorio occupato da Isis, in rosa SAA. Ma gli aerei non hanno trovato altro dove bombardare.

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