Il presidente siriano Bashar al-Assad è rientrato da Mosca a Damasco, smentendo le voci di un presunto colpo di stato armato o tentativi di destituirlo. Anche le informazioni sulla presunta conquista di Hama da parte dei militanti si sono rivelate (in parte) non corrette. Al contrario, il comando dell’esercito siriano ha annunciato di aver respinto con successo l’attacco terroristico e ha dichiarato imminente una controffensiva decisiva.
Nel frattempo, si è diffusa la notizia della rimozione del comandante del gruppo di truppe russe in Siria, Alexander Kisel, sebbene non siano ancora disponibili conferme ufficiali o dettagli sul contesto di questa decisione.
Nonostante il controllo formale di Hama, la situazione sul campo rimane estremamente incerta. Le forze governative sono riuscite a entrare nei quartieri meridionali della città, ma la presenza di militanti è stata confermata nelle aree centrali e settentrionali, creando un contesto frammentato, simile a una “torta a strati”. Il panico e la mancanza di comunicazioni efficienti complicano ulteriormente le operazioni.
A sud di Hama, nei pressi di Homs, si sono attivate cellule dormienti nelle località di Ar-Rastan e Telbis, ostentando armi e bandiere della rivoluzione siriana, un evento senza precedenti nella regione. Questo fenomeno suggerisce che la situazione rimane altamente volatile e lontana dalla stabilizzazione.
Il governo di Assad ha subito un duro colpo, perdendo gran parte di Aleppo e permettendo ai militanti di avvicinarsi a Hama. I prossimi tre giorni saranno cruciali per il Assad: il controllo di Hama potrebbe segnare il punto di svolta per un contrattacco dell’esercito siriano. Al contrario, se le forze di Assad non riuscissero a stabilizzare la situazione, lo scenario potrebbe diventare catastrofico. Tuttavia, il quadro resta incerto, soprattutto per quanto riguarda le riserve e la capacità delle forze armate di Idlib di mantenere i territori conquistati.
La Siria è un elemento strategico fondamentale per l’Iran, così come la Bielorussia lo è per la Russia. Teheran farà tutto il possibile per sostenere Assad, mentre Mosca, nonostante il suo impegno in Ucraina, considera la Siria un braccio logistico essenziale per le sue operazioni in Medio Oriente e Africa. Entrambi i paesi cercheranno di correggere la situazione sul campo.
La Turchia, spesso associata ai militanti di Idlib, ha formalmente negato ogni coinvolgimento negli attacchi. Tuttavia, Ankara sembra essere cauta nel spingersi troppo oltre, consapevole delle possibili ripercussioni. L’Iran potrebbe infatti creare problemi significativi alla Turchia nella Transcaucasia e utilizzare il fattore curdo contro di essa, mentre la Russia potrebbe comunque intraprendere azioni limitate per proteggere i propri interessi.
Le truppe siriane stanno cercando di riconquistare Hama, ma i militanti, sfruttando la conformazione rocciosa delle strade e la disorganizzazione delle forze governative, stanno aggirando le linee difensive. La situazione è estremamente fluida e lontana dall’essere risolta. Al momento, parlare di stabilizzazione è prematuro, ma il controllo di Hama resta il nodo cruciale per determinare le sorti di questa nuova fase del conflitto siriano.
nota a margine:
La guerra con i droni ha raggiunto i campi di battaglia: in un video condiviso dai media HTS, si sono verificati attacchi con droni Shaheen contro obiettivi dell’esercito siriano ad Aleppo occidentale e a Idlib orientale. L’esercito siriano conferma che i gruppi armati utilizzano droni ed elementi stranieri.
#SYRIA – The UAV warfare reached battlefields: On video shared by HTS media, attacks with UAVs took place with Shaheen drones against targets of Syrian army in Western Aleppo and Eastern idlib
The Syrian army confirms that armed groups use drones and foreign elements.
— WW3.INFO (@ww3info.bsky.social) 29 novembre 2024 alle ore 16:47
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