Attualità

SIRIA – L’esercito siriano entra nei territori ad est dell’Eufrate per fermare l’avanzata turca

L’amministrazione autonoma curda nel nord-est della Siria ha annunciato ufficialmente di aver raggiunto un accordo con Damasco per passare il controllo delle aree amministrate al governo centrale di Damasco.

SIRIA – Dopo un accordo perfezionato nella base russa di Hmeimim tra i rappresentanti curdi e il governo siriano, l’esercito siriano è entrato il 13 ottobre nei territori ad est dell’Eufrate per fermare l’avanzata turca. Si trova già nelle città di Hasakè , Deir Ezzor e Kobani. Inoltre, si stanno raggruppando le unità siriane per raggiungere al Mansura e al Tabqa. SOS Chrétiens d’Orient conferma l’attivo trasferimento di autorità dalle strutture curde all’SAA a Qamyshli (vedi qui) e Hasaka. Fonti curde confermano che l’ esercito siriano ha già tagliato Manbij dai turchi (il che significa che il ponte Kara-Kazak è già sotto il controllo dell’SAA).

I mezzi dell’esercito siriano si sono mossi con la copertura aerea russa.  Non si tratta però di contrapporsi militarmente alle forze turche, ingaggiando combattimenti. Si tratta invece di prendere possesso dell’amministrazione civile e fare un passaggio di consegne tra le forze curde SDF, YPG e quelle siriane. Solo così Ankara rinuncerà ad avanzare ulteriormente.

Infatti, il presidente turco Erdogan  – commentando oggi le prime notizie – ha detto che non gli interessa che al di la della fascia di sicurezza di 30 km ci siano americani o l’Esercito siriano (facendo così intendere che l’importante è che non ci siano forze armate curde).

questi potebbero essere prossimamente le direttive di avanzamento delle forze siriane

Secondo le evidenze si intuisce che la Turchia si è introdotta in territorio siriano per far uscire gli USA. Questo mi pare il primo effetto positivo. Ciò è stato confermato da Erdogan sull’Agenzia turca Anadolu quando ha affermato che i passi fatti sono stati nel senso di non continuare l’operazione di smembrare la Siria (La Turchia impedisce di smembrare la Siria),  di garantire la sua integrità territoriale. “La Turchia non aspira a prendere territorio siriano”, ha detto il presidente turco.

E’ utile anche ricordare che  è in vigore ancora un accordo degli anni 70′- 80′, per cui la Turchia è stata autorizzata dalla Siria di reprimere fazioni armate curde. Lo aveva ricordato anche Putin qualche tempo fa a Sochi.

Alla fine interessa il risultato. Ed il risultato che si profila è che si avvicina ulteriormente la fine dell’incubo per i siriani. Sta di fatto che senza la Turchia Aleppo non sarebbe stata liberata e senza la Turchia neanche i progressi ad Idlib sarebbero stati possibili. Certo si può obiettare che la Turchia ha la maggiore responsabilità per il supporto dei foreign Fighters e il caos siriano –  prima del tentativo di colpo di stato in Turchia e prima del riavvicinamento con la Russia –  ma mi pare che adesso è innegabile che Erdogan stia cercando di girar pagina.

In tal senso ricordiamo che per la prima volta dal 2011 – all’inizio dell’operazione – Ankara ha avuto un contatto diretto con organo dello stato siriano: ha avvisato direttamente il ministero degli esteri siriano. Prima di questo episodio c’erano stati solo contatti tra i rispettivi servizi segreti e tramite i russi.

Naturalmente il momento è molto delicato, queste operazioni di avvicendamento vanno mediate con i russi e turchi altrimenti daranno vita ad altra escalation. Ripeto è da auspicare che non si sia così stolti ad avviare una soluzione di forza tra l’esercito siriano e quello turco. Urge soluzione concordata. Altrimenti si vanifica tutto. Stiamo parlando del 2° esercito della NATO e i rapporto con la Russia è il volano principale che ha permesso tutti questi progressi.

Una nota di merito va anche a Trump che con il ritiro delle forze USA che sembrano inevitabili adesso, sembra che abbia onorato un’altra delle sue promesse: ritirare l’esercito USA dalla Siria e concludere la guerra di Obama.

Alcune fonti dicono che le forze USA si stanno certamente ritirando completamente dal paese. Le forze statunitensi dipendono da una linea di rifornimento via terra attraverso Faysh Khabur nell’estremo nord-est, quindi non possono ritirarsi verso sud nella provincia di Deir ez Zour e sostenere tale presenza.

Quindi lo scenario che sta prendendo corpo è finalmente il ritiro degli USA ed il recupero di tutto il territorio siriano sotto il controllo del governo legittimo. Seguiranno poi riforma costituzionale in fase di avanzata preparazione e nuove elezioni sotto controllo Onu.

Parte del merito va a Trump. Una delle promesse della campagna di Trump era stata quella di porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra siriana. Trump ora ha contro Dipartimento di Stato, dell’esercito, dei democratici, dei media e di tutti coloro che gli hanno chiesto di restare. Non si può negare che Trump ha fegato da vendere.

Molte sono le congetture che gli analisti fanno in questi momenti concitati. C’è chi ipotizza una soluzione concordata tra USA curdi e Turchia preliminare. Ma è fantapolitica mi pare.. i curdi secondo tale versione avrebbero preteso i campi petroliferi che rimanessero a loro. Naturalmente vedremo tutto nelle prossime ore dallo svilupparsi degli eventi se è così o meno.

Giunge ora la dichiarazione di Mazlum Kobani, rappresentante delle forze democratiche siriane: “Sappiamo che dovremo scendere a compromessi dolorosi con Mosca e Assad. Ma se dobbiamo scegliere tra i compromessi e il genocidio della nostra gente, sceglieremo sicuramente la vita per la nostra gente. ”

Penso che tale è stato il motore che spinto i leaders curdi a sottoscrivere l’accordo con il governo siriano. E per la cronaca, questo è il testo in originale dell’accordo i questione:

I punti principali:

– non abbiamo mai cercato di separarci dalla Siria , ma abbiamo cercato solo una soluzione politica pacifica;

– non abbiamo mai minacciato i nostri vicini , compresi i turchi;

– In risposta all’aggressione turca , è stato concluso un accordo con il governo siriano sulla protezione delle frontiere e sul mantenimento della sovranità del paese ;

– L’ esercito siriano entra per tutta la lunghezza del confine tra Siria e Turchia per aiutare la SDF a respingere l’aggressione turca e liberare i territori catturati dai mercenari turchi;

– Questa è un’opportunità per liberare altre città e aree catturate dai turchi, tra cui Afrin;

– Questo accordo è stato il risultato di accordi e coordinamento con gli organi di autogoverno della Siria nord-orientale.

Da parte sua il governo siriano ha preteso che vengano soddisfatte queste clausole:

Bandiere siriane obbligatorie. Controllo delle armi pesanti da parte dell’esercito siriano (SAA). Il governo siriano ordina il ritorno nelle aree curde alle strutture del governo siriano , tra cui i servizi di intelligence del Muhabarat e la polizia (saranno parzialmente integrati da strutture curde locali e integrate). I diritti del personale militare curdo saranno gli stessi di quelli di altri siriani.[su_spacer]
Si legge nell’accordo  anche che “l’SAA è in prima linea con i turchi, la struttura di SDF e YPG è preservata, anche i loro consigli civili sono preservati”,.. e parlano anche che rivogliono il cantone di Afrin. ora in mano turca ..insomma si direbbe che i curdi siano pronti a fare marcia indietro non appena cessata la minaccia turca . Tuttavia non è detto che il governo siriano sia sciocco ed ottemperi : una volta che ritorna in forze l’esercito siriano è plausibile che le clausole scomode spariranno.[su_spacer]
Nelle prossime ore ulteriori aggiornamenti.[su_spacer]
patrizio ricci by @vietato parlare
Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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