di Patrizio Ricci
Nei giorni scorsi, l’esercito siriano ha riconquistato la città di Mayadin (circa 50.000 ab.) e continua ad avanzare nel nord della Siria liberando molti villaggi a nord-ovest della città, sulla riva destra dell’Eufrate. Sono stati riconquistati i villaggi di Zabar, Saliyat, Salut , Al-Tob, Abu Liel e Muhasan mentre il giorno prima era stato liberato il villaggio di Bugros Tahtani e di Bugros Fokani.
— Ivan Sidorenko (@IvanSidorenko1) 17 ottobre 2017
La situazione è favorevole in continua evoluzione, le truppe governative hanno liberato dell’intera riva destra dell’Eufrate da Deir ez Zor a Mayadin.
— Al-Masdar News (@TheArabSource) 17 ottobre 2017
SAA è impegnata ora a riprendere il controllo dei campi petroliferi di Al Omar, attualmente sotto il controllo dell’ISIS. L’area petrolifera forniva circa il 50% della produzione di petrolio dell’intera Siria. Si tratta di una risorsa indispensabile per la ricostruzione del paese che gli USA cercano di sottrarre al governo.
— الاعلام الحربي مركزي (@C_Military1) 16 ottobre 2017
Ulteriori progressi governativi anche lungo il confine giordano. La TV libanese al Al-Mayadin riferisce che tutto il confine giordano è adesso sotto controllo delle forze governative. Il territorio, liberato dalle forze siriane, raggiunge i 12 mila km quadrati. Si tratta di una zona desertica che si estende dalla provincia di Suweida alla parte sudorientale della provincia di Damasco. Questa operazione è iniziata all’inizio dell’estate e ora è stata completata con successo.
Grande enfasi da parte dei principali media, è stata data ieri la notizia della liberazione di Raqqa dopo ben più di 4 anni di dominio dell’ISIS. In realtà in città permanevano solo poche centinaia di miliziani dell’ISIS mentre il grosso delle forze aveva già abbandonato le posizioni da tempo (gli ultimi 250 miliziani hanno lasciato Raqqa il 15 ottobre). La liberazione avviene dopo circa 4 mesi di combattimento, la distruzione quasi completa della città e un ingente numero di vittime. Secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani sarebbero 3250 le vittime causate dai combattimenti e dai raid aerei della coalizione USA. Di questa cifra, 1130 civili sono morti a causa dei combattimenti (270 sono bambini). 2.100 invece sono i morti tra terroristi dell’ISIS e miliziani dell’SDF. Anche il rappresentante ufficiale del Segretario generale delle Nazioni Unite, Stefan Dujarrik, ha confermato che la maggior parte della città siriana è stata danneggiata o distrutta a causa dei combattimenti.
La domanda che si pone adesso, è: cosa farà Washington ora che ha esaurito l’ultimo obiettivo pianificato nella lotta contro L’isis? A quando pare ci sono due punti di vista nella squadra di Trump. Il primo orientamento vorrebbe che si continuasse la guerra contro Assad in qualche modo. Il secondo ritiene che senza Assad la Siria diventerebbe un buco nero ingovernabile e un luogo molto pericoloso per la stabilità della regione. Purtroppo unanimità c’è solo su di un fatto: nè Raqqa , nè i territori conquistati saranno restituiti alla legittima autorità siriana. La visita di un alto dignitario saudita e il plenipotenziario USA Mc Gurk in zona sembra avvalla pienamente questa ipotesi.
— Raqqa24 (@24Raqqa) 17 ottobre 2017
Da segnalare la distruzione di una batteria missilistica siriana S200 nei pressi di Damasco per opera degli aerei di Tel Aviv. Secondo Israele, l’esercito siriano avrebbe lanciato un missile per intercettare un aereo israeliano che sembra volasse nello spazio aereo libanese, ma questa versione non è certa. Sembra che il piano per distruggere la batteria di S200 fosse comunque pronto da 5 mesi (ed ora si è presentata l’occasione propizia). Nella visita del ministro della Difesa Shoygu di ieri a Tel Aviv, ha cercato di ammorbidire la posizione israeliana fornendo rassicurazioni, dietro precise garanzie. Soprattutto la Russia ha comunicato che le forze di stabilizzazione russe non lasceranno la Siria neanche a guerra ultimata. Sembra però che Tel Aviv non ceda sul fatto che non permetteranno basi iraniane in Siria.
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