I soldati turchi hanno bloccato nuovamente la fornitura di acqua dalla stazione di pompaggio di Alluk (che l’anno scorso avevano bombardato).
L‘obiettivo dei turchi è rendere la vita impossibile ai residenti e costringere la popolazione locale ad andarsene, sostituendo la popolazione locale con i filo-turchi (come ad Afrin), inoltre, intende esercitare pressioni su Damasco e i residenti per imporre le proprie agende espansive.
La stazione di pompaggio di Alluk serve 800.000 residenti, compresi gli sfollati nei campi. Precisamente, L’impianto serve Tall Tamr, Hasakah, Hawl, Shaddadi, Arisha e Markadah oltre ai campi di sfollamento di Hawl e Arisha
La stazione di Aluk è l’unica fonte d’acqua significativa nell’area, quasi 1 milione di civili potrebbe presto perdere l’accesso all’acqua potabile. “L’impianto è alimentato da 30 pozzi distribuiti lungo 6 chilometri [3.7 miglia] lungo il confine siriano-turco. (dati: Al Monitor)
E’ già successo l’anno scorso. E la storia si ripete quest’anno.
I turchi interrompono il flusso di acqua potabile, lo fanno d’estate, quando le temperature superano i 40° gradi (questa settimana raggiungerà i 45°).
I turchi vogliono sempre più elettricità (da convogliare nelle zone da essi detenute), in cambio di acqua
Ufficialmente, i turchi vogliono elettricità dalle zone siriane in cambio di acqua ma la parte siriana racconta una storia diversa. La parte turca ha tagliato l’approvvigionamento idrico ad Al-Hasakah per fare pressione sull’amministrazione curda per fornire più elettricità alla sua centrale elettrica di Mabrouka nelle aree controllate dai rappresentanti siriani della Turchia. Questo è quanto riferito ai mediatori russi mentre la comunità internazionale ha solo un pensiero in mente.
Naturalmente, questo è per niente credibile, perchè la Turchia come stato occupante delle cosiddette ‘zone sicure’, ha comunque il compito di fornire acqua ed elettricità nel territorio occupato, senza richiederlo ai residenti nella zona di competenza curda e governativa..
In questo contesto solo la Russia esercita una certa pressione sulla Turchia, mentre la comunità internazionale si preoccupa solo di Idlib, e dei ‘corridoi umanitari in cui passa di tutto, comprese le armi e le munizioni per sostenere la guerra.
Naturalmente i siriani non aspettano che l’occidente si muova a compassione. Non lo farà mai.
Per supplire alla carenza d’acqua, l’agenzia SANA, riferisce che le autorità della provincia di Hasake ha istituito “uno speciale comitato per l’acqua potabile”. Questo Comitato “ha adottato misure aggiuntive per supplire alla carenza d’acqua provocata dagli invasori turchi che chiudono l’approvvigionamento da Alluk”.
Sempre SANA riferisce che “il capo della commissione, un membro del comitato esecutivo dell’amministrazione provinciale Hasan Al-Shamhud, ha dichiarato al corrispondente di SANA che sono state adottate una serie di misure aggiuntive per alleviare la situazione dei cittadini e fornire loro acqua potabile, in particolare per continuare a riempire d’acqua le cisterne dei quartieri più di una volta al giorno, oltre a fornire cisterne d’acqua direttamente alle cisterne delle case”.
In particolare, Al-Shamhud ha osservato che “attualmente, in collaborazione con organizzazioni umanitarie, sono in corso lavori per installare 100 grandi serbatoi nei quartieri e distretti della città e riempirli per fornire acqua potabile alla popolazione ogni giorno”.
Inutile dire che comunque la situazione è gravissima, visto anche che la zona fornisce tradizionalmente alla Siria tra il 50% ed il 75% del raccolto agricolo di grano. Questo elemento è indicativo rispetto all’acqua , ove l’acqua è usata come una leva politica.
Interruzione dell’acqua potabile ma anche riduzione della portata dell’Eufrate, contrariamente agli accordi sottoscritti
La Turchia da tempo – profittando dell’impossibilità da parte della Siria di reagire direttamente contro la Turchia, perchè spalleggiata dalla Nato – ha praticamente depredato tutta l’acqua dell’Eufrate, costruendo dighe in Turchia, a monte del percorso siriano.
France 24 in un reportage del 2020, ricordava che :
“Secondo il diritto internazionale, l’Eufrate è un fiume internazionale perché attraversa diversi paesi. Storicamente, il fiume è stato al centro di numerosi conflitti tra i tre paesi che attraversa. Nel 1987, un accordo temporaneo ha dichiarato che la Turchia, che detiene la sorgente del fiume, deve fornire una quantità minima di 500 m3 / s di flusso d’acqua alle autorità siriane, che a loro volta avrebbero offerto un tasso di flusso d’acqua simile all’Iraq.
In pratica, questo accordo è stato mantenuto fino al 2012. Quando il regime siriano ha smesso di controllare la regione nord-orientale , i livelli dell’acqua sulla sponda siriana dell’Eufrate sono stati regolarmente ridotti. Dopo che le SDF hanno ripreso il controllo della regione nell’ottobre 2017 , i flussi d’acqua alla diga di Tishrine sono diminuiti da 690 m3/sa 226 m3/s tra gennaio e dicembre, secondo un rapporto del 2017 del comune di Jazeera nell’amministrazione autonoma curda della Siria nord-orientale”.
Naturalmente, oltre all’acqua potabile, la carenza di acqua ha ripercussioni anche sull’agricoltura , in una zona dove la maggior parte della popolazione è sostenuta da questa attività.
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In dieci anni la regione orientale tra Jarablus e Deir Ezzor non ha mai sofferto così tanta siccità. L’ISIL e il regime siriano si scontrarono per il controllo dell’Eufrate e quasi distrussero Deir Ezzor durante i combattimenti. Ma alla fine, è la privazione turca che ci sta lentamente uccidendo.
Il governo siriano ad oggi, ha inviato in tutto 37 lettere al Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ai presidente dell’Unione europea, alle istituzioni internazionali e alle assemblee dei parlamenti regionali e arabi, esortandoli a condannare le azioni ostili della Turchia contro il popolo e il governo siriani, tra cui la pratica di chiudere l’acqua per i residenti della provincia di Hasake.
I siriani sono privati persino dell’acqua ma l’occidente si lamenta che non passano i corridoi umanitari, mentre senza l’attenzione dell’occidente e della Turchia, i siriani non sarebbero devastati da tanta attenzione per i ‘diritti umani’ e per la sanguinaria democrazia.
patrizioricci by @vietatoparlare