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Siria – i giornalisti liberi oggi e rilasciati in Turchia: ma il governo faccia chiarezza sul supporto alle bande ribelli

Oggi con sollievo apprendiamo la notizia che i 4 giornalisti italiani sono stati liberati e in sicuro in Turchia. Cade quindi la necessità del silenzio stampa.

La Farnesina e la RAI, come sappiamo, avevano  chiesto la massima riservateza. La necessità del riserbo in questi casi è fortemente consigliabile. Tuttavia i media avevano insistito che i giornalisti non erano sequestrati ma  in stato di ‘fermo’ e  al sicuro.

Sembra che i reporter fossero trattenuti dal gruppo Al- Nusra, un gruppo fondamentalista ben finanziato dalla rete globale jadista. Questo gruppoera combattuto dalla coalizione guidata dagli USA  ma non in Siria: anche se questa milizia oggi è considerata scomoda, secondo la logica suicida USA e occidentale combatte per la ‘ guerra di liberazione siriana’ e quindi è legittimata ad operare sul territorio. Sembra che sia sufficiente essere contro Assad perché si possa legittimare tutto.

 A partire dal febbraio 2013, al-Nusra Fronte ha rivendicato la responsabilità per 49 dei 60 attentati suicidi e di esecuzioni sommarie : ciò che in altri frangenti sarebbe stato deplorato dalla ‘comunità internazionale’ durante il tentativo di colpo di stato voluto dall’estero chiamato comunemente ‘guerra civile’, è stato legittimato. Vedremo in seguito se sarà confermata la  paternità del sequestro.

C’era la legittima preoccupazione che innanzitutto i nostri giornalisti fossero lasciati liberi.  Tuttavia, la richiesta di riserbo della Farnesina rivelava un imbarazzo  palpabile: il rischio  è che diventasse di pubblico dominio che  lì in Siria le cose non stanno così come vuole darci  a intendere.

Eppure gli elementi sono noti e si tratta solo di associarli alla realtà corrente, secondo la totalità dei suoi fattori: non era in ballo solo l’incolumità dei giornalisti, c’è dentro anche un problema umano, comportamentale, politico. Ormai sono abituali le decisioni che rispondono a necessità geopolitiche, economico, strategiche, intraprese senza  tener conto del destinatario ultimo di tutto: l’uomo.
Per far giustizia non è accettabile la sua distruzione. E’ nota, durante la guerra contro la Serbia, la partecipazione dei nostri aerei AMX al bombardamento di Belgrado:  l’abbiamo saputo solo al termine del conflitto.  Successivamente, con l’interpretazione estensiva della ‘no fly zone’  in Libia ci siamo spinti ancora oltre , contravvenendo ai nostri dettami costituzionali ed anche al mandato ONU. Abbiamo assistito ad una campagna di disinformazione senza precedenti, paragonabile solo alla guerra in Iraq. Non sfugge che in entrambi i casi, la grande sconfitta è stata la verità e nel caso della Libia (a giudicare dal caos e dalla deriva islamista odierna)  anche quella democrazia  che si diceva di voler preservare.

C’è da scommettere che anche ora, difficilmente si arriverà a fare piena chiarezza sulla vicenda. Sarebbe come scoperchiare il vaso di pandora e rendere noto chiaramente alla pubblica opinione che il supporto fornito alla ‘primavera’ siriana:  in realtà  non è nient’altro che  il  sostegno a una miriade di gruppi settari islamisti . Per fare questo, è decretato un embargo che colpisce solo la popolazione civile che si dice di voler difendere;  si legittimano attentati, uccisioni indiscriminate; entrambi gli schieramenti (anche se con differenti responsabilità)  hanno trasformato le città in campi di battaglia.

Sottacere per un esigenza di carattere politico era un’esigenza  non secondaria rispetto all’incolumità dei giornalisti, . La maggior parte delle operazioni di aiuto ai ribelli sono sotto copertura e l’attività di disinformazione per presentare come ‘liberatori’ coloro che stanno distruggendo la Siria è in corso sin dall’inizio.

Il nostro ministero degli esteri,  anche all’indomani delle elezioni, ha continuato ad esercitare forti pressioni sugli altri paesi europei perché aumentino l’appoggio all’opposizione armata tramite un aiuto massiccio ed indiscriminato di armamenti (oggi, ipocritamente il supporto si concretizza tramite la fornitura di ‘armi ma non letali’).

In questo contesto è avvenuto il rapimento, che pone un’ombra sugli ‘amici della Siria’, sull’esercito di ‘liberazione’ nazionale, sull’operato del governo italiano. Vedremo cosa esso risponderà all’interrogazione parlamentare. Rovesciare questo mantra sarebbe un danno che preoccupa gran parte delle diplomazie occidentali: difficilmente si ammetteranno certe cose , ma positivo è che ci sia un dibattito parlamentare. Non c’è solo la  finta democrazia da esportazione mascherato da intervento ‘umanitario’: ci sono i principi il nostro dettato costituzionale offeso, la verità, gli italiani.

Le nostre istituzioni si sono dimenticate che è necessario rimanere inseriti in una storia e una tradizione , in un ‘bene’ del singolo perché i progetti politici funzionino e non rivelino poi di essere in realtà delle aberrazioni. I padri costituzionali, che hanno sperimentato le atrocità della guerra lo sapevano: hanno dato alle generazioni future i principi iscritti nella Costituzione per preservare la pace e la prosperità.  Ciononostante l’avidità e la mancanza di una fiducia e una speranza sull’uomo ha fatto sì che i principi costituzionali e quelli della nostra tradizione religiosa fossero  ampiamente ignorati, oltraggiati, contraddetti con l’appoggio alle guerre di  predominio di fazione, le cosiddette ‘primavere arabe’. Ora che la liberazione dei giornalisti è avvenuta è necessario concentrasi sopratutto su un aspetto altrettanto urgente: le nostre istituzioni dicano la verità e ci restituiscano ciò che nessuno ha dato loro ‘mandato’ di disporre.

Questa la nota di AGENPARL circa la predetta interrogazione:

(AGENPARL) – Roma, 11 apr –

Un’interpellanza parlamentare per sapere se il Governo italiano stia conducendo trattative con i gruppi armati siriani per ottenere la pronta liberazione dei quattro giornalisti italiani rapiti e se queste eventuali trattative prevedano l’invio di denaro o di armamenti.

L’hanno presentata i senatori del Movimento 5 Stelle, primo firmatario Alberto Airola, al Presidente del Consiglio, Mario Monti. Secondo i senatori a 5 Stelle, “in Siria, da due anni, è in corso una guerra (che ha provocato 90.000 morti, secondo l’ONU) determinata dall’irrompere di gruppi armati, provenienti da numerosi Stati stranieri e foraggiati dall’occidente e dalle “petromonarchie”, i quali, impossessandosi delle giuste istanze di democrazia e partecipazione che erano alla base delle mobilitazioni del popolo siriano di qualche anno fa, stanno seminando il terrore con autobombe, assalti ad edifici governativi, uccisioni e rapimenti di inermi cittadini siriani, considerati “colpevoli” di non schierarsi con loro contro il Governo di Bashar al-Assad”.

Il 3 aprile 2013 – spiegano i senatori – quattro giornalisti di nazionalità italiana (Amedeo Ricucci, giornalista Rai, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabbous) sono stati rapiti nel nord della Siria da uno dei suddetti gruppi e sono tuttora sequestrati, nella verosimile attesa da parte dei rapitori di ricevere dal Governo italiano soldi o armi.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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