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SIRIA – Media mainstream: i falsi combattenti dell’umanitarismo che prolungano la guerra siriana

Tutti siete a conoscenza che esiste una guerra in Siria in cui tutti paesi occidentali non sono neutrali e sono coinvolti. Tuttavia pochi sanno che c’è un altro campo di battaglia, quello costituito da guerriglieri altrettanto agguerriti, che insidiano il popolo siriano. Sono i mujaddin dell’informazione, quelli che dall’inizio del conflitto hanno assunto a tempo pieno una posizione del tutto protesa ad assecondare e sostenere la narrativa della ‘rivoluzione di popolo’, indispensabile per sostenere il regime change in Siria.

E’ chiaro che per sostenere un simile impegno disinformativo occorrono professionisti dell’informazione: si tratta di una guerra non meno importante di quella sul campo. In Italia questo gruppo di giornalisti particolarmente agguerriti costituisce la punta di diamante delle campagne disinformative.

La controprova di questo è costantemente sotto i nostri occhi. Ad esempio, stamattina un articolo del Corriere della Sera – che riferisce i fatti siriani di ieri – menziona nel titolo di 29 soldati turchi uccisi dell’esercito siriano mentre la Turchia stessa afferma nel testo dell’articolo, che ha eliminato più di 1.700 soldati siriani. Inoltre come sempre, non viene mai menzionata la natura delle forze che occupano Idlib e le connessioni esistenti: questo è il tipo di comunicazione adottata.

Per contro, è stato abbondantemente dimostrato che il conflitto siriano è stato frutto di calcoli geopolitici e non di una rivoluzione di popolo. Ciononostante,  un manipolo di giornalisti, occupano quasi tutte le principali redazioni dei giornali e – utilizzando in modo subdolo la figura del religioso padre Dall’Oglio – hanno ottenuto molta visibilità in buona parte del mondo cattolico. La loro mission è rafforzare costantemente la narrativa umanitaria ed attaccare ogni fonte che osi contrastare la loro narrativa, fossero anche religiosi in Siria (che diventano in questo caso pericolosi assadisti e collusi con i fascisti).

Per mantenere l’illusione della natura benigna della loro rappresentazione, del normale servizio che essi svolgono, di fronte a fatti del mondo reale essi cavalcano l’emotività della gente per sottolineare la sofferenza nascondendone le cause reali. Essi non hanno bisogno di fatti o prove, le loro narrazioni possono sfidare le più elementari regole della logica. Esiste principalmente solo il loro regno della narrativa e dell’ideologia.

Queste battaglie disinformative hanno trovato il loro culmine in concomitanza delle battaglie combattute dall’esercito siriano e dagli alleati per la liberazione di ogni città siriana, chiedendone puntualmente l’interruzione.

2016 liberazione di Aleppo, primo Natale senza bombe.

 Basti pensare che un loro appello per la popolazione di Idlib – che sarebbe perseguitata dall’offensiva siriana -, è sostenuta da 14 paesi europei. Ciò ovviamente non depone a favore della loro narrativa ma dimostra semplicemente la loro stretta connessione ideologica con il potere. E’ da notare che nei lunghi anni in cui nella provincia di Idlib governava gli islamisti radicali, questi professionisti dell’informazione nulla avevano da obiettare , mentre oggi mostrano tutto il loro disappunto e livore per un possibile ritorno della provincia di Idlib alla normalità.

E’ da notare che per dare più sostanza alle loro osservazioni essi puntano ogni volta – lo fanno anche adesso – sull’aspetto umanitario , gonfiando i numeri dei profughi e degli abitanti di Idlib, che conteggiano in milioni. In particolare essi dicono che Idlib, una cittadina di 150.000 abitanti abbia una popolazione di un milione di abitanti. Avevano detto la stessa cosa ad Aleppo adottando il medesimo atteggiamento: in realtà ad Aleppo liberata, furono smentiti completamente, ma quella pagina di storia è stata completamente rimossa.

Non esiste nessun argine in grado di contrastarli e quando ci si prova, parte puntualmente il discredito ”a reti unificate” e parte lo strumento della decostruzione e della manipolazione della narrazione degli eventi, di cui sono  assi.

È patetico che la situazione di sofferenza che descrivono è quella che loro stessi hanno auspicato per lunghi anni sostenendo il jiahdismo radicale in un paese laico. Molti di quei bambini che loro dicono di piangere – perché vittime dei bombardamenti e di stenti della guerra -, sono vittime due volte: i militanti jihadisti hanno raggruppati quei bambini già a 15 anni nei vari campi di addestramento ed ora sono mandati in combattimento contro le truppe siriane.

E’ surreale che nel presentare il resoconto della battaglia di Saraqib di ieri, ai media è sfuggito che non è l’esercito siriano che ha attaccato i turchi ma che sono stati i turchi ad attaccare l’esercito siriano.

E come già detto, è altrettanto surreale che i titoli dei notiziari parlino di attacco alla Turchia quando la Turchia stessa si gloria di averne assassinato molti di più nelle loro offensive, addirittura 1.700 soldati siriani (ed in tutta la guerra siriana Ankara ha la responsabilità di centinaia di migliaia di morti militari e civili).

Allo stesso modo ‘è sfuggito’ che è Erdogan a non voler cedere l’amministrazione della città di Idlib al governo legittimo siriano, preferendo piuttosto mantenere la giunta attuale presieduta da al Qaeda che ha proclamato la sharia nel califfato di Idlib: è esattamente come ha fatto Isis nei suoi possedimenti. E naturalmente già una generazione è stata educata sotto i dettami del wahabismo più radicale.

È da notare che senza il sostegno militare della Turchia e degli organi di informazione, la popolazione di Idlib non avrebbe nulla da temere, come del resto è accaduto in tutte le aree riconciliate con il governo centrale.

patrizioricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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