#Siria , missili terra-aria ad i terroristi di al Nusra.

A pochi mesi dalla decisione USA di riarmare i ribelli, questi abbattono in un mese 2 caccia siriani: pericolosa escalation degli armamenti, anche proibiti; e molta ‘nebulosità’ da parte della Comunità Internazionale sulla definizione di ‘ribelli’ e ‘terroristi’…

 di Patrizio Ricci (LPL News 24)

Il 5 aprile un Sukhoi Su-22 siriano è stato abbattuto da un stistema missilistico spalleggiabile ‘Manpad’ in località Al Eis (situata nella zona sud di Aleppo). Secondo la rivista specialistica ‘Difesa Online’ volava presumibilmente a 10.000 ft: è il 2° aereo dell’aviazione militare siriana che viene abbattuto dai ribelli nel giro di un mese (ed anche nell’arco di tutto il conflitto).

L’altro aereo, un M1G-21, era stato colpito il 15 marzo scorso da un missile superficie-aria (SAM) di fabbricazione statunitense: si era schiantato nelle campagne a nord di Hama. Per timore che altri incidenti di questo tipo tornassero a verificarsi, i voli provenienti dall’aeroporto di Homs erano stati temporaneamente sospesi.
La notizia di aver colpito l’aereo è stata data da Ahrar al Sham, un gruppo legato ad al Qaeda, che ne aveva diffuso il video dell’abbattimento.

 Successivamente però la distruzione del velivolo è stata rivendicata dal gruppo terroristico al Nusra (anch’esso affiliato ad al Qaeda) che opera comunque CfRj2JpW4AAHPekcongiuntamente ad Ahrar al Sham nella stessa zona.

Il pilota che si è lanciato con il paracadute prima che il Mig si disintegrasse, appena toccato terra, è stato fatto prigioniero. Alcune foto diffuse su internet da al Nusra mostrano l’ufficiale siriano indossare abiti civili, il suo volto palesa vistose ecoriazioni ed echimosi e l’occhio sinistro tumefatto.
Il gruppo qaedista al Nusra riferisce che il pilota è stato ‘interrogato’; si apprende che è il col. Said e che è sunnita (il 75% del personale delle Forze Armate siriane è sunnita).

Subito dopo l’abbattimento del velivolo sono iniziati in zona massicci bombardamenti aerei, questa volta effettuati dai caccia Su-34 russi dotati di efficaci contromisure elettroniche (EW) contro i sistemi missilistici antiaerei. Le forze siriane ed i loro alleati stanno cercando di prendere possesso dell’area per poter tentare un’operazione di salvataggio.

 Il recente arrivo in Siria di un imprecisato numero di missili terra aria in mano ai ribelli, ha di fatto consigliato gli strateghi militari di Mosca di schierare sistemi d’arma capaci di fronteggiare il rischio specifico. La presenza dei Su 34 e per la prima volta ( il 3 aprile) a al-Qaryatayn (Homs) dei modernissimi elicotteri da combattimento Ka-52 ‘alligator’ (insieme ai Mi28 ‘s), è segno che la minaccia dei missili terra-aria ‘Manpads’, sia molto seria.

Gli ‘Alligator’ montano sotto le ali due stazioni di soppressione ottiche-elettroniche, fuorvianti per gli “Stingers”. Si tratta di apparati efficaci a neutralizzare i sistemi ad infrarossi utilizzati dai missili anti-aerei. Essi sono utilizzati da tutti MANPADS esistenti, nonché da molti missili “aria-aria” utilizzati negli aerei da combattimento.

La Russia ha mostrato nei giorni scorsi nuove prove di accusa contro la Turchia, colpevole di bombardare le forze curde in Siria ed in Iraq e di continuare a rifornire l’ISIS ed il gruppo qaedista al Nusra. Come a conferma delle accuse, di ieri la dichiarazione di Ankara di non considerare più al Nusra come un ‘gruppo terrorista’. Il cessate il fuoco che è stato introdotto il 27 febbraio non si applica nei confronti dello Stato islamico, di Al-Nusra e di altri organismi designati dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come “terroristi”.

La notizia dell’utilizzo dei missili portatili terra-aria è passata sottotono rispetto alla sua gravità. Gli Stati Uniti, sino ad ora, si erano sempre opposti alla consegna di sistemi d’arma anti-aerea ai ribelli. La fornitura da parte dei supporters internazionali dei ‘Manpads’ e di ogni genere di armi sofisticate, la sottovalutazione della contiguità tra milizie ribelli e gruppi terroristi, legati di fatto tra loro da porte girevoli (come il coordinamento al Fatah ad Aleppo), pone seri interrogativi sulla reale intenzione di addivenire in tempi brevi ad una soluzione negoziata del conflitto.

Il conflitto in corso è ormai chiaro che è una proxy-war guerreggiata in terra siriana che ha come vero obiettivo la preminenza geopolitica delle grandi potenze nell’area.  E’ una guerra che sta ricostituendo i vecchi blocchi che con tanta fatica si erano superati: il che, ovviamente non rappresenta un vantaggio per i popoli.

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