Il ministero della Difesa russo ha comunicato che oggi tre militari russi hanno riportato ferite lievi e contusioni a seguito dell’esplosione di un ordigno posto lungo il percorso del corteo di pattugliamento di mezzi russo-turchi. L’incidente è avvenuto nei pressi della città siriana di Kobani.
La detonazione ha colpito un’auto blindata della polizia militare russa. L’auto è stata danneggiata. I militari a bordo del mezzo sono feriti ma non sono in pericolo di vita, ha assicurato il Ministero della Difesa.
La pattuglia congiunta russo-turca si trovava a 1,5 km a ovest del villaggio di Corano (distretto di Kobani nella provincia di Aleppo).
#BREAKING
Booby trap wounds Three #Russian military personnel in Bakhdik village, western #TalAbyad (#Girespi), NE #Syria.— Barzan Sadiq (@BarzanSadiq) December 2, 2019
Quello di oggi non è l’unico incidente del genere occorso negli ultimi tempi. Ciò che si evince è che questo tipo di atti ostili stanno crescendo di virulenza.
Infatti, – prima dell’incidente di oggi – il 27 novembre una pattuglia congiunta russo-turca è stata colpita dal fuoco di armi leggere. Precisamente – in quell’occasione – è stato colpito un mezzo blindato turco ”Mine-Resistant Ambush Protected” ( MRAP). – Viene riferito che almeno un proiettile ha colpito il veicolo turco.
<27.11.2019>
– Joint Russian-Turkish patrol has been targeted by small arms fire in Syria.
Kirpi MRAP was hit at least once.
– Rus-Turk ortak devriyesi esnasında konvoy hafif silahlar ile saldırıya uğradı.
Kirpi MKKTTA aracına en az bir mermi isabet etti.
— COIN_TR (@ddsgf9876) November 27, 2019
Sin dalle prime perlustrazioni questo tipo di pattuglie sono state fatte oggetto di lanci di sassi da parte di folle lungo il percorso di pattugliamento. In un crescendo di ostilità le folle sono poi passate ai lanci di pietre, di bottiglie molotov e al tentativo di bloccare il corteo di blindati con mucchi di pietre, sino alle armi da fuoco e fino ad oggi agli IED. E’ plausibile che giacchè – le folle erano appostate già al loro arrivo, il percorso sia anticipatamente trapelato.
Forse solo la presenza di mezzi russi ha evitato finora il peggio. Infatti alcune volte i soldati russi durante queste violente proteste sono scesi dai blindati e nessuno ha lanciato loro pietre. Era ovvio che in quell’occasione è valsa solo la sorpresa. Ora che la sorpresa è passata gli atti ostili sono ripresi e c’è da scommettere che purtroppo aumenteranno di intensità e di gravità. Se c’è infatti un accordo tra russi e turchi, quello con i curdi è altalenante e stenta a essere definito.
La polizia curda interna , nota come Asayish, aveva promesso di cercare di fare in modo che tali episodi non si ripetessero. Tuttavia il popolo curdo è molto frammentato e si include anche la parte residente araba, allora è molto difficile fare da freno e fare efficace azione di prevenzione. Esiste infatti l’ipotesi che gli esagitati potrebbero far parte di una fazione che cercano vittime curde per far salire la tensione e provocare l’intervento degli USA. A meno che – naturalmente – non si arrestino tutti i manifestanti per identificarli, sarà difficile dire da chi sono spinte queste manifestazioni ostili. Solo con l’identificazione dei responsabili – sin dal primo lancio di pietre si sarebbe saputo della natura di questi episodi e dei mandanti ovvero si saprebbe saputo trattasi di membri dell’SDF in borghese, YPG, semplici cittadini o addirittura un gruppo di di filoturchi SNA dell’ordine della Turchia, che vogliono incolpare SDF per l’attacco e far fallire i pattugliamenti.
Alla fine, il rischio è che la Russia dia definitivamente via libera alla Turchia. I curdi infatti, oltre a dimostrare questa ostilità, hanno rinegato l’accordo sottoscritto con Damasco e sfruttano solamente la forza dell’esercito siriano, senza però inserire la battaglia comune in un contesto di riunificazione completo della Siria, pur con autonomie riconosciute e tulelate.
Si potrebbe obiettare che la popolazione non ha tutti i torti, il loro paese è stato invaso dalla Turchia. Che quindi la popolazione ha tutte le legittime ragioni per risentirsi dell’esercito turco.
Qualunque siano le ragioni, è realistico pensare che se i curdi vogliono che la Turchia esca dalla loro terra, devono cooperare pienamente con Assad e la Russia. Ma l’arco di tempo in cui questo sarà ancora possibile sta diventando più breve.
Se le forze curde continueranno a tenere gli stivali in due staffe e la popolazione (o chi per lei ) continuerà con le provocazioni, la Russia potrebbe mutare atteggiamento e dare carta bianca ai turchi previo un qualche accordo salvaguardia che limiti l’occupazione del suolo siriano.
Allo stato attuale – bisogna riconoscerlo – i leader curdi hanno invitato potenze straniere e sono ostili nei confronti del governo legittimo. E’ allora certo che per fare progressi nella direzione della indipendenza della Siria, i curdi devono riconsiderare questo approccio militaristico e riflettere su se stessi. Tra l’altro anche la pulizia etnica che i curdi ora stanno subendo – anche se forse in misura minore – l’hanno subita anche le popolazioni locali arabe e cristiane , come testimonia Amnesty International:
| “Non avevamo altro posto dove andare”: lo spostamento forzato e le demolizioni nel nord della Siria rivelano prove di abusi allarmanti, compresi resoconti di testimoni oculari e immagini satellitari, che descrivono in dettaglio lo spostamento deliberato di migliaia di civili e la distruzione di interi villaggi nelle aree sotto il controllo del Amministrazione autonoma
| “Demolendo deliberatamente le case civili, in alcuni casi razziando e bruciando interi villaggi, spostando i loro abitanti senza giustificati motivi militari, l’Amministrazione autonoma sta abusando della sua autorità e violando sfacciatamente il diritto internazionale umanitario, in attacchi che ammontano a crimini di guerra”, ha detto Lama Fakih, Senior Crisis Advisor presso Amnesty International. “
| “Alcuni civili hanno dichiarato di essere stati minacciati di attacchi aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti se non fossero riusciti a partire.
Ricercatori di Amnesty International hanno visitato 14 città e villaggi nei governatorati di al-Hasakeh e al-Raqqa a luglio e agosto 2015, per indagare sullo sfollamento forzato di residenti e sulla demolizione di case in aree sotto il controllo dell’Amministrazione autonoma.
Le immagini satellitari ottenute da Amnesty International illustrano la portata delle demolizioni nel villaggio di Husseiniya, nella campagna di Tel Hamees. Le immagini mostrano 225 edifici in piedi a giugno 2014, ma solo 14 rimanenti a giugno 2015 – una riduzione scioccante del 93,8%. “
| Nel febbraio 2015, l’ala militare dell’Amministrazione autonoma, l’YPG (Unità di protezione popolare), ha preso il controllo dell’area, che era sotto il controllo dell’IS, e ha iniziato le demolizioni, spostando gli abitanti del villaggio. I ricercatori che hanno visitato Husseiniya hanno visto le rovine di case distrutte e hanno intervistato testimoni oculari.
“Ci hanno tirato fuori dalle nostre case e hanno iniziato a bruciare la casa … hanno portato i bulldozer … Hanno demolito casa dopo casa fino a quando l’intero villaggio è stato distrutto”, ha detto un testimone.
Numerose anche le proteste contro la Syrian Democratic Force (prevalentemente curda) nella regione: